Remigio Truocchio, una vita a tutto cinéma

Con la sua Cineventi nel 2011 ha inventato le giornate estive di cinema di Riccione, ma nella sua carriera è stato anche direttore di festival, location manager e ideatore di evento. Una passione che viene da lontano, nata in un cineclub di Caserta...
Remigio Truocchio a Ciné di Riccione (© courtesy of Cineventi)

Di seguito l’intervista a Remigio Truocchio che è stata pubblicata su Box Office di aprile 2024 (n. 4). Per leggere tutta la rivista clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

Remigio Truocchio è il deus ex machina di Ciné – Giornate Estive di Cinema di Riccione: nel 2011 ha intuito per primo che le Giornate Professionali di Sorrento non bastavano più e che si rendeva necessario un secondo appuntamento annuale nella stagione estiva per presentare agli esercenti i film in uscita al cinema nel semestre successivo. Nasce così Ciné, realizzato ogni anno dalla sua Cineventi sempre insieme alla sua socia Valeria Cosenza. Di intuizioni, però, Truocchio ne ha avute tante fin da quando, bambino, si è innamorato del cinema: nella sua carriera ha fondato festival e aperto cinema, è stato location manager di numerosi film, ma soprattutto ha trasformato in luoghi di cinema contesti monumentali che prima non lo erano, come la Reggia di Caserta. Con in testa un obiettivo preciso: «Trasferire al pubblico le stesse emozioni che provo dinanzi al grande schermo». Lei è da sempre un grande appassionato di cinema.

Come è nata questa sua passione?
Da piccolissimo quando mia madre, senza babysitter, mi portava con le amiche al cinema: ricordo i baci del Dottor Zivago e le distese de I girasoli; ma su tutti, a 10 anni, la prima volta con papà, lo choc provocato dalla testa mozzata del cavallo nel Padrino. Quel film non lo dimenticherò mai: mi folgorò segnandomi per sempre. Di lì a poco iniziai a guardare di tutto: dalle grandi commedie americane agli spaghetti western, dai primi gialli di Dario Argento alle spy story come I tre giorni del Condor, fino ai film di Spielberg e Kubrick.

Remigio Truocchio insieme alla sua socia di Cineventi, Valeria Cosenza (© courtesy of Cineventi)

Qual è stato il momento in cui la passione si è trasformata in professione?
Nel 1982, con un gruppo di amanti di cinema, insoddisfatti della programmazione cittadina e affamati di conoscere e diffondere un cinema di qualità, convincemmo un lungimirante esercente di periferia a puntare su di noi, accettando la sfida di farci programmare il giovedì il cinema d’autore. Nacque così lo storico Cineclub Vittoria di Casagiove, a pochi passi da Caserta: il “luogo dell’anima”, come lo definisce Roberto Saviano. In pochi anni divenne non solo un riferimento culturale e sociale di una terra difficile, ma una delle sale di provincia di maggior incasso in Italia. Attorno al Cineclub crebbe la cosiddetta “nouvelle vague” casertana composta da artisti, autori, scrittori del calibro di Toni Servillo, Francesco Piccolo, gli Avion Travel, Gino Ventriglia, Edoardo De Angelis, Roberto De Francesco, Antonio Pascale, Roberto Saviano, Pietro Marcello, Marco D’Amore, Tony Laudadio, Filippo Gravino, Valerio Piccolo, Giuseppe Trepiccione, Ortensia de Francesco. Tutti soci e frequentatori della “loro” sala del cuore.

Com’era allora il lavoro da esercente e cosa le piaceva di quel lavoro?
A 20 anni ero già il direttore artistico del Vittoria, ma non riuscivo a vederlo come un lavoro. Lo vivevo come una sorta di missione: portare in provincia una programmazione alternativa, ricca di eventi e film inediti che scovavo a Cannes, Berlino, Venezia e Rotterdam. Inoltre, introdussi da subito gli incontri con i grandi autori, le lezioni di cinema, i film in VO, le matinée, le retrospettive. Il Cineclub Vittoria, senza accorgermene, stava trasformandosi in quel fenomeno di massa (spesso tenuto a freno dalle forze dell’ordine) che cambiò le sorti culturali dell’intera provincia di Caserta a cavallo degli anni 80 e 90. Nel 1989 realizzai un altro sogno: uscire allo scoperto e ideare un primo Festival del cinema all’interno della Reggia di Caserta, con una platea di 3.000 posti. Un successo sorprendente ed una popolarità tale da convincere il mitico Valerio Caprara a volermi al suo fianco come Segretario Generale agli Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento; spingendomi così, seppur laureato e con un “posto fisso”, a mollare tutto e ad inseguire il sogno di “vivere” di cinema.

Da sinistra, Andrea Occhipinti (presidente di Lucky Red), l’attrice Isabella Ferrari e Remigio Truocchio sul set di “Il sole di Amalfi” (© courtesy of Cineventi)

La storia di Cineventi inizia nel 2011 con l’intuizione dell’esigenza di un secondo appuntamento professionale per l’industria cinematografica, accanto a quello invernale delle Giornate di Sorrento. Ci racconti il percorso che ha portato al Ciné di oggi.
Ho frequentato le Giornate Professionali sin dalle prime edizioni romane alla metà degli anni ’80. Ne avevo acquisito le potenzialità ma anche le criticità. Quindi, forte dell’esperienza sorrentina maturata con Caprara, proposi in Anec (all’allora presidente Francesconi) un progetto ambizioso: insediare a Sorrento, in una futuristica struttura alberghiera, le “nuove” Giornate Professionali di Cinema. Era l’autunno del 1999 e di lì a 6 mesi, con una squadra capitanata da Mazzetti, Zagari e la Trenca, organizzammo la prima edizione delle Giornate sorrentine. Fu l’inizio della mia lunga collaborazione che nel tempo si trasformò in direzione organizzativa: lavorai alla modifica dei regolamenti di partecipazione, investendo in comunicazione e dando maggiore appeal ai contenuti proposti, convincendo i distributori ad investire nel modello Convention, ispirandomi a ciò che più mi affascinava al CineEurope di Amsterdam. Inoltre, nel 2007, creai il format “Le Giornate per la Città”, un programma di 7 giorni rivolto al grande pubblico, sostenuto da lauti contributi regionali e comunali. E si arriva al fatidico 2011. Forte della fiducia acquisita in 10 anni dall’intera filiera, proposi ai distributori (determinante il supporto di Richard Borg e dell’opinion leader Piera Detassis) un secondo appuntamento del mercato, stavolta d’estate, in una location “nuova” per il cinema: Riccione. Così nacque Ciné e, di conseguenza, la società di produzione Cineventi srl, che fondai insieme alla mia allora instancabile collaboratrice Valeria.

Com’è nata la collaborazione con la sua socia di Cineventi,Valeria Cosenza?
La scoprii, giovanissima, nella mia cittadina d’origine Sant’Agata de’ Goti, un borgo medioevale dove organizzammo per oltre 10 anni l’unico festival internazionale dedicato a scenografi e costumisti. Aveva tra tutti i collaboratori una marcia in più. Stakanovista e determinata, volle approfondire questo delicato lavoro laureandosi al Dams di Bologna ed iniziando poi a lavorare sui vari eventi che producevo. Nel 2011, in modo naturale, decidemmo di fondare Cineventi, con un “core business” sulle Giornate di Riccione, per poi ampliarsi negli ambiti festivalieri, formativi e nell’apertura di sale. All’interno della società lei si occupa dello sviluppo e della gestione dei progetti, coordinando con professionalità i rapporti con lo staff dalla sede operativa di Bologna.

Il sottosegretario di Stato al MiC Lucia Borgonzoni durante gli Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento (© courtesy of Cineventi)

Lei dedica ampio spazio ad attività di formazione per i più giovani. Quali iniziative ha messo in piedi negli anni? E crede si stia facendo abbastanza per creare una cultura cinematografica nelle scuole?
L’attitudine a trasferire conoscenza e passione del cinema per formare un pubblico soprattutto giovanile, mi portò negli anni 90 a specializzarmi in “tecnica e linguaggio cinematografico” e a realizzare corsi di aggiornamento per gli istituti del sud Italia, in collaborazione con Agiscuola. Credo fermamente nel ruolo determinante della scuola per tenere saldo il legame tra i giovani e la sala, e quando posso continuo a battermi per la divulgazione del cinema nelle scuole, organizzando corsi, incontri e rassegne tematiche. Apprezzo molto il lavoro svolto dal Ministero e dalle associazioni per far convergere contributi notevoli per la divulgazione del cinema mediante progetti riservati alle scuole. In riferimento all’alta formazione, invece, abbiamo creato, insieme al direttore dell’Anec Simone Gialdini, l’appuntamento semestrale AnecLAB, volto alla formazione di giovani esercenti, direttori artistici, programmatori e collaboratori di sala nell’ambito del marketing e della comunicazione.

Quali sono le altre attività che Cineventi organizza durante l’anno?
Sempre inerente alla formazione, organizziamo con l’Università della Campania Vanvitelli da molti anni “Maestri alla Reg-
gia”, masterclass sotto forma di incontri, tra i grandi protagonisti del cinema. Ho sempre avuto un innamoramento per le location “impossibili”. Non solo quindi la Reggia di Caserta, dove tutto ebbe inizio, ma anche Villa Rufolo e l’Auditorium Niemeyer di Ravello, il Chiostro di San Francesco di Sorrento, la Certosa di Capri, il Palazzo d’Avalos di Vasto, la Villa d’Este di Tivoli: tutti luoghi da “grande bellezza” dove abbiamo realizzato rassegne, festival o eventi di cinema. Cineventi oggi collabora anche all’organizzazione dei tour promozionali dei film in uscita, prevalentemente con Rai Cinema e Vision, in giro per le sale di tutta Italia, spingendo molto, quando possibile, sulla profondità e sul coinvolgimento dei cinema di provincia.

Toni Servillo e Truocchio (© courtesy of Cineventi)

Nel corso della sua carriera ha diretto svariati festival, molti dei quali tematici. In generale, quale dovrebbe essere il ruolo dei festival oggi?
Il festival è innanzitutto il luogo principe dove conoscere e amare appieno il cinema. Ha una funzione divulgativa, formativa, promozionale: è l’ambiente ideale dove poter scoprire talenti e dove l’appassionato si ritrova. Inoltre, attraverso i contenuti delle opere in selezione, i festival sono fonte di cultura e di conoscenza di popoli e di società. Ma sono anche luoghi indispensabili e fondamentali per il mercato e per il nostro lavoro, fatto anche di relazioni e di conoscenze.

Lei è stato anche location manager e line producer sui set di molte produzioni anche internazionali, ad esempio per due film di Star Wars, Angeli e demoni e un capitolo di Mission: Impossibile. In che modo è stato formativo quel periodo della vita?
Avvertivo la necessità, dopo la lunga esperienza nelle sale, di arricchire e completare la mia conoscenza della produzione cinematografica. Nel 1996 e nel 1998 ebbi la fortuna di collaborare ai due capitoli di Guerre Stellari girati nella Reggia di Caserta. Ancora una volta il mio lavoro consisteva nel proporre luoghi di rara bellezza dove ambientare storie ed immagini. E poi a Riccardo Milani, ospite ad un’edizione del Vasto Film Festival, colpito dalla zona industriale della città, proposi di impiantare lì Il posto dell’anima. Così come Siani, innamoratissimo della “mia” Sant’Agata de’ Goti per il set di Si accettano miracoli, oppure Andrea Occhipinti, che ci volle al suo fianco per l’organizzazione di Sotto il sole di Riccione e Sotto il sole di Amalfi, entrambi ambientati in location dove poter fare la differenza in termini di ottimizzazione.

Lina Wertmuller, Ettore Scola e Truocchio (© courtesy of Cineventi)

La comunicazione è indubbiamente uno dei pilastri dell’attività di Cineventi. Cosa serve per creare un evento di grande rilievo e capace di attrarre il grande pubblico?
L’originalità e l’utilità del tema innanzitutto. Bisogna sforzarsi nel proporre qualcosa che susciti curiosità e che sia interessante per il territorio che lo ospita. È poi fondamentale, oltre a un programma ricco di appeal, impegnarsi in una comunicazione strategica ed intelligente, studiando in precedenza il pubblico ed il target a cui è rivolto, impegnando risorse per un’analisi attenta del territorio dove insediare l’evento.

Quanto è importante consolidare i rapporti con le istituzioni del territorio per essere sempre più capillari e sinergici?
La sensibilità delle istituzioni che intendono intraprendere progetti culturali è fondamentale. A volte cambiano gli interlocutori e di conseguenza gli investimenti: può capitare che un’amministrazione decida di non finanziare più un festival sep- pure porti cultura, turismo e indotto alla città. Per consolidare i rapporti, quindi, occorre, oltre a una consolidata fiducia e professionalità, generose doti di diplomazia, pazienza, correttezza e trasparenza.

Avete altri nuovi progetti in cantiere per il futuro?
Oltre l’impegno costante con i tour dei film di prossima uscita, stiamo lavorando a un progetto di evento estivo da insediare nelle Marche in collaborazione con la Film Commission. Ad aprile partirà poi una rassegna cinematografica per gli studenti dell’Università di Napoli dedicata al tema Cinema e Follia, dal titolo “Vertigo in Ateneo”, con proiezioni e confronti tematici tra docenti, registi e critici cinematografici. A maggio, invece, è il turno del nuovo appuntamento itinerante di AnecLAB, che toccherà nuovamente l’Emilia Romagna; ma su tutti già incombe la prossima edizione di Ciné che prevederà una serie di novità su cui stiamo lavorando da mesi e che sveleremo, come da tradizione, al prossimo festival di Cannes.

Catherine Deneuve e Truocchio (© courtesy of Cineventi)

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