Gabriele D’Andrea: «Vi racconto il magico tocco di Lucky Red»

Il direttore theatrical della casa di distribuzione, Gabriele D'Andrea, ripercorre i successi in sala degli ultimi mesi, le strategie marketing e la sua visione personale sulle trasformazioni in corso nel mercato cinematografico
Gabriele D'Andrea, , direttore Theatrical di Lucky Red e amministratore delegato di Circuito Cinema (© courtesy of Lucky Red)

Di seguito l’intervista a Gabriele D’Andrea, direttore Theatrical di Lucky Red e amministratore delegato di Circuito Cinema, che è stata pubblicata su Box Office di aprile 2024 (n. 4). Per leggere tutta la rivista clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

Nei primi due mesi dell’anno Lucky Red ha giocato da fuoriclasse in campo cinematografico. Si è preparata con attenzione, senza lasciare spazio alla casualità, portando in sala opere che hanno incantato il pubblico per la loro delicatezza e profondità. Titoli come Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki, Perfect Days di Wim Wenders e Past Lives hanno permesso a Lucky Red di aggiudicarsi la corona di primo distributore italiano nei primi due mesi del 2024 con una quota di mercato del 17% e un incasso complessivo di quasi 16 milioni di euro (2 milioni le presenze). Prima volta per una società indipendente. Culmine di un processo virtuoso che, come non accadeva da molto tempo, ha visto (e vede) il cinema di qualità incontrare il favore di un pubblico desideroso di scoprire sul grande schermo storie più misurate, intime, riflessive e inaspettate. «Un ribaltamento di gerarchie che va considerato e analizzato con grande attenzione», spiega Gabriele D’Andrea, direttore Theatrical di Lucky Red e amministratore delegato di Circuito Cinema.

Il ragazzo e l’airone (© courtesy of Lucky Red)

Il ragazzo e l’airone, Perfect Days, Past Lives e, prima ancora, Un colpo di fortuna. Sia sincero, si aspettava un tale successo dei vostri film in sala in questi ultimi mesi?
Onestamente no. Dopo la pandemia il cinema di autore ha attraversato qualche difficoltà che avevamo ascritto a un cambio di abitudini e alla ritrosia del pubblico più maturo nel ritornare in sala. Nessuno, quindi, immaginava di poter raggiungere risultati così alti con film di autore. E se da una parte eravamo sicuri di aver messo insieme un’offerta cinematografica dal grande valore artistico, dall’altra non eravamo certi che vecchie glorie come Woody Allen, Wim Wenders, Ken Loach e Hayao Miyazaki potessero essere ancora grandi autori attraenti per il pubblico. Fortunatamente i risultati hanno smentito ampiamente questi dubbi, è stata per tutti una inaspettata e piacevole sorpresa.

Come si spiega questo crescente interesse del pubblico italiano per il cinema di qualità? Non può essere motivato solo dall’assenza di blockbuster americani…
Sì, sono assolutamente d’accordo, e ci tengo a sottolineare che si tratta di un fenomeno particolarmente accentuato in Italia dove abbiamo registrato incassi nettamente superiori ai territori degli altri Paesi. Questo ribaltamento nelle performance al box office è un dato che va considerato e analizzato con grande attenzione. Sicuramente film come C’è ancora domani di Paola Cortellesi hanno dato una spinta significativa a questa tendenza. Anche Io Capitano di Matteo Garrone ha sfatato il mito che i film in versione sottotitolata e privi di cast di richiamo non potessero incassare bene in sala. E prima ancora ha lasciato il segno Oppenheimer di Christopher Nolan. Tutti titoli che hanno creato un terreno favorevole, rendendo il pubblico più ricettivo a proposte meno tradizionali. Sono arrivate al cinema numerose opere di grande qualità che, contro ogni previsione, sono diventate mainstream. Penso a Povere creature!, Il ragazzo e l’airone, Perfect Days, La zona di interesse, Past Lives, The Holdovers, e prima ancora a Un colpo di fortuna, Foglie al vento, Anatomia di una caduta e The Old Oak. Una continuità di offerta che ha incontrato il favore di spettatori incuriositi da storie universali, raccontate con prospettive originali e inedite. È un cambio di paradigma confortante per il nostro mercato.

Perfect Days (© courtesy of Lucky Red)

Sembra sempre più difficile predire i successi in sala in questo momento storico, dove potenziali blockbuster non riscuotono l’attenzione sperata e film apparentemente più deboli diventano grandi hit. Come affrontare questo periodo così discontinuo?
Assistiamo a fenomeni inattesi che rischiano di disorientare; sicuramente il pubblico ci sorprende di più rispetto al passato. Ma se da una parte questo è un riflessione sul segmento theatrical. È essenziale, infatti, recuperare una reddittività di profitto economico nel segmento theatrical e riportare il cinema al centro della catena di valore di un film. Anche perché stiamo già assistendo da tempo a una contrazione degli investimenti di broadcaster e piattaforme, con una conseguente svalorizzazione degli sfruttamenti successivi, mentre i minimi garantiti per acquisire i film sono rimasti sostanzialmente elevati. Per questo in Lucky Red puntiamo molto sulla redditività del segmento theatrical: i risultati devono essere significativi in sala, non solo nello sfruttamento degli altri diritti. Inoltre, calibriamo con attenzione gli investimenti di promozione, lasciando spazio a una maggiore creatività; coinvolgiamo l’esercizio in valutazioni di sistema più organiche con il fine di valorizzare al meglio l’esperienza cinematografica.

Come si declina la sinergia tra Lucky Red e Circuito Cinema, e quanto incide sulla performance dei vostri titoli?
Circuito Cinema è innanzitutto una risorsa per tutto il mercato italiano e ha giocato un ruolo chiave, insieme ad altri player come Anteo spazioCinema, nel ribaltamento delle gerarchie di cui parlavo. Ha contribuito attivamente alla ripresa del cinema d’autore, è una realtà dinamica, capillare e competente nella relazione con il pubblico; ha investito nella modernizzazione di diverse strutture, così come nel lancio di formati premium come il 70 mm al Quattro Fontane di Roma. Certamente la sinergia tra Lucky Red e Circuito Cinema ha basi solide, entrambi guardano nella stessa direzione. Inoltre, dopo aver curato per oltre un anno la comunicazione del circuito, a fine 2023 ho assunto la posizione di amministratore delegato. Circuito Cinema è una importante realtà del nostro mercato, aperta e innovativa.

Past Lives (© courtesy of Lucky Red)

Si ritiene soddisfatto della collaborazione con il mondo dell’esercizio in campo marketing, o crede si possa migliorare?
Come in tutte le cose, si può sempre migliorare, ad esempio sull’apertura delle prevendite e su un’attivazione più accurata del territorio. Ma nel complesso sono soddisfatto, perché abbiamo raggiunto un importante livello di collaborazione e di fiducia reciproca, che è un elemento fondamentale per il successo. Sono contento anche dei numerosi investimenti volti a migliorare il parco sale italiane, che hanno potenziato le performance delle singole strutture. Noto poi una maggiore propensione a proporre, sostenere e accompagnare iniziative di promozione. Naturalmente c’è sempre qualcuno che spinge più di altri, ogni volta portando l’asticella più in alto, e questo porta benefici all’intero mercato.

Ritiene che esercizio allineati in questo periodo storico nel leggere e interpretare il mercato?
Sì, risultati così positivi non sarebbero stati possibili se l’esercizio non avesse intuito un cambiamento nei gusti del pubblico e non avesse assecondato queste tendenze. I dati lo confermano. Con Lucky Red siamo potuti uscire in sala con Il ragazzo e l’airone l’1 gennaio – data normalmente proibitiva per una società indipendente – proprio grazie alla disponibilità dei cinema di qualità e dei multiplex (The Space e UCI compresi). Abbiamo trovato interlocutori seri e lungimiranti nel leggere e interpretare il mercato, che hanno avuto il coraggio di programmare titoli generalmente meno vicini alla propria sensibilità.

Siete tra i pochi distributori a pianificare con largo anticipo il calendario delle uscite dei vostri prossimi film e a comunicarlo per tempo al pubblico in sala e sui social anche attraverso reel riassuntivi. Quanto è efficace questo tipo di comunicazione?
Credo sia fondamentale pianificare in anticipo l’offerta cinematografica, comunicandola allo spettatore con chiarezza e nei giusti tempi. Anche questa calendarizzazione è frutto di una relazione più stretta con l’esercizio, che ci ha stimolati a eventizzare una proposta sistematica di medio-lungo termine. In questo modo si mette il pubblico nelle condizioni migliori per coltivare un interesse verso un determinato film, sapendo quali cinema lo programmeranno e innescando un movimento virtuoso. Spesso il pubblico non riesce a interpretare le nostre dinamiche, per questo sono necessari punti fissi per orientarli al meglio.

La sala professori (© courtesy of Lucky Red)

Lucky Red sta portando avanti anche un grande lavoro di brand awareness: quali sono le ragioni di questa strategia?
Nel post-pandemia è cresciuta in maniera esponenziale l’importanza della relazione tra pubblico e brand, in molti settori, intrattenimento compreso. Lo abbiamo vissuto direttamente con le rassegne estive dello Studio Ghibli: nonostante i film fossero disponibili anche su Netflix, abbiamo avuto risultati sorprendenti. Lucky Red è un brand riconosciuto e autorevole agli occhi del pubblico, con una storia iniziata nel 1987. Pertanto abbiamo messo a frutto questo capitale, continuando a proporre una linea editoriale coerente con la nostra storia e incrementando così il livello di connessione con il pubblico che si riconosce nella nostra offerta.

In questi anni avete coinvolto in modo innovativo influencer e artisti nella comunicazione dei vostri film. Come nascono queste attività e quanto sono centrali nelle vostre campagne?
Nascono da un team di persone molto preparato e alla costante di ricerca di figure in grado di veicolare al meglio i nostri film. Nel tempo ci siamo aperti a consulenze esterne, senza preconcetti o chiusure, questo ci ha permesso di migliorare e di raggiungere spesso nuovi spettatori. Sicuramente in passato c’è stato uno “sfruttamento” eccessivo e improprio degli influencer a livello cinematografico, ma fortunatamente ci sono molti professionisti che con la loro competenza possono portare un valore aggiunto nella relazione con il pubblico e renderla più verticale e qualificata. Per questo selezioniamo sempre con grande attenzione i nostri collaboratori.

Cosa significa per lei lanciare un film di qualità sul grande schermo. Quali aspetti curate maggiormente?
Cerchiamo di valorizzare al meglio le property dei film, dai passaggi ai festival, alla relazione con la stampa, che ritengo fondamentale. Ascoltiamo e vagliamo con attenzione le opinioni di tutti, comprese quelle provenienti dal vostro gruppo editoriale. A volte facciamo scelte singolari, come la decisione di mantenere i titoli originali (penso a Decision to Leave), e portiamo sempre più gli autori nelle città di provincia anche in diretta streaming, allargando il bacino di utenza.

Un colpo di fortuna (© courtesy of Lucky Red)

Che tipo di operazioni creano maggior engagement sui social?
È importante essere all’altezza del pubblico sul fronte della comunicazione, curando maniacalmente i dettagli, senza lasciare nulla al caso e dando tutte le informazioni necessarie. Bisogna valutare accuratamente la direzione da prendere, perché in alcuni casi la sintesi a tutti i costi rischia di rivelarsi un autogol, mentre potrebbe essere più opportuno raccontare il film in modo ampio ed esaustivo. Infine, servono spontaneità, competenza ed equilibrio, evitando eccessi e custodendo la relazione con lo spettatore.

Lei afferma di guardare molto all’estero e di studiare i mercati stranieri per farsi venire nuove idee per il suo lavoro. Ultimamente quali progetti realizzati all’estero o quali realtà l’hanno maggiormente colpita?
Ammetto di essere un po’ maniaco (sorride, ndr). Trascorro molto tempo a informarmi su quanto fanno all’estero in campo marketing sia lato esercizio che lato distribuzione, mi diverto. E da quando mi occupo di Circuito Cinema ho intensificato questa occupazione. Soprattutto, trovo d’ispirazione osservare le attività di player affermati come A24 e Neon, Mk2 e Picturehouse Cinemas. Ma ci sono molte realtà emergenti di ispirazione a livello europeo e internazionale. Questo scambio virtuale può essere davvero stimolante.

Ultimamente avete anche investito in prodotti editoriali come podcast e blog. Che ritorni avete avuto?
Molto positivi. Sono attività che vanno nella direzione di sviluppare contenuti e valorizzare le nostre properties. È una strada che cerchiamo di percorrere in più direzioni e in cui rientrano anche il restyling del sito web di Lucky Red, o il temporary shop dello Studio Ghibli realizzato a Lucca Comics e al Giulio Cesare di Roma. Presidiare tutti i punti di connessione con il pubblico è il nostro mantra.

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