Il gruppo francese Vivendi Universal ha comunicato i risultati relativi all’anno fiscale 2002, terminato lo scorso 31 dicembre, in cui appare in evidenza la perdita record di 23,3 miliardi di euro, la più alta fatta registrare da un’azienda francese. “Il 2002 è stato un anno estremamente difficile”, ha commentato Jean-Rene Fourtou, chairman e ceo di Vivendi Universal, “il 2003 sarà un anno di progressi economici e finanziari e nel 2004 vedremo i risultati delle azioni strategiche che abbiamo intrapreso”. Le perdite, dovute principalmente alla svalutazione delle azioni di Vivendi Entertainment (6,5 miliardi), Canal Plus (5,4 miliardi) e Universal Music (5,3 miliardi) e delle proprietà mediatiche basate in Usa (Universal Film e Theme Park, i canali televisivi cable Usa e Sci-Fi) dimostrano quanto sia stata finanziariamente distruttiva la precedente gestione espansionista di Jean Marie Messier (che già l’anno scorso aveva portato a perdite di 13,5 miliardi di euro).Il piano di ristrutturazione portato avanti da Jean Rene Fourtou ha già incominciato a dare risultati, riducendo l’indebitamento societario dai 37 miliardi di euro di fine 2001 a 12,3 miliardi di euro, reso possibile in parte grazie alla vendita di asset per oltre 9 miliardi di euro e in parte dalla cessione del controllo di Vivendi Environment (di cui l’azienda ha ritenuto solo il 20%). Altri segnali incoraggianti derivano dalla crescita di molte delle aziende che fanno parte del gruppo che complessivamente hanno portato profitti per 3,2 miliardi di euro, un aumento del 18% rispetto all’anno precedente: Vivendi Universal Entertainment (che include il canale televisivo Usa, Universal Picture e Universal Parks & Resorts) è cresciuta del 27%, raggiungendo un fatturato di 6,3 miliardi di euro e profitti operativi per 816 milioni di euro. In crescita anche Cegetel e Sfr (delle quali Vivendi ha acquisito la maggioranza del pacchetto azionario, rispettivamente 70% e 56%, proprio nel 2002), che hanno ottenuto un fatturato complessivo di 7,1 miliardi di euro e profitti di 1,4 miliardi di euro, e Vivendi Universal Games, che ha fatto registrare una crescita pari al 21%, raggiungendo un fatturato di 794 milioni di euro e profitti di 63 milioni di euro (+250% rispetto al 2001), grazie ai successi di vendita di titoli quali Warcraft III, Nascar 2002, The Thing, Bruce Lee, Outlaw Golf e Hunter: the Reckoning. Profitti che sembrano destinati ad aumentare nel 2003 grazie alle uscite di alcuni titoli forti quali The Hulk, Warcraft III: The Frozen Throne e The Hobbit.Senza le perdite dovute alle svalutazioni azionarie, quindi, il passivo del gruppo sarebbe ridotto a 94 milioni di euro ai quali si aggiungono 420 milioni di spese non-ricorrenti.Per il 2003, Fourtou ha annunciato l’intenzione di migliorare la struttura finanziaria del gruppo e di ricreare valore per gli azionisti, vendendo asset per altri 7 miliardi di euro ma aggiungendo che “qualsiasi accordo e conseguente strategia aziendale sarà reso noto solo dopo essere stato concluso”. Intanto in America si è già scatenata la caccia alle spoglie di Vivendi, dall’ex petroliere Marvin Davis (che ha offerto circa 20 miliardi di dollari per tutti gli asset d’intrattenimento americani) alla Viacom (interessata alle televisioni), dalla General Electric alla Metro Goldwyn Mayer.
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