Urbani, nuove nomine per Biennale, Istituto Luce e Cinecittà

“Per lo Stato il cinema non può essere considerato soltanto un business. Non a caso è inserito nel settore Beni Culturali. Abbiamo il dovere di aiutarlo, di promuoverlo all’estero, senza pretese coercitive di guadagno e, quindi, senza essere condizionati dalla mera logica dell’incasso. Malgrado ciò lo Stato non può spendere se non cifre raginevolmente significative.” Il Ministro per Beni e le Attività Culturali, Giuliano Urbani, espone cosi la sua “visione” dell’industria cinematografica statale, dopo aver incontrato a Cinecittà i vertici delle società Cinecittà Holding (Francesco Laudadio), Cinecittà Studios (Luigi Abete) e Istituto Luce (Angelo Guglielmi), accompagnato del Segretario Generale Carmelo Rocca ed il sottosegrettario Vittorio Sgarbi.“Noi siamo ora in una sorta di cantiere aperto – ha continuato Urbani -. Tra le nostre prime intenzioni ci sono le nomine dei nuovi vertici di istituzioni come la Biennale e l’Istituto Luce che sono vicinissimi ormai alle scadenze contrattuali. I primi ad essere nominati saranno i vertici dell’Istituto Luce che scadranno il 27 novembre, seguiti da quelli della Scuola Nazionale di Cinema, della Biennale (aprile 2002, ndr) e da Cinecittà Holding (dicembre 2002, ndr). Potenzialmente, ci sono tanti modi di favorire lo sviluppo del cinema, sono tante le innovazioni alle quali stiamo pensando, come il tax shelter, una più incisiva partecipazione di banche, e altre formule di finanziamento.” E per quanto riguarda la questione Fus? “Penso che il fondo unico per lo spettacolo debba essere, per forza di cose, ragionevolmente significativo ma che lo Stato non debba finanziare un’opera cinematografica con cifre molto alte; per questo sono convinto che ridurre al 50% la quota di partecipazione dello Stato possa permettere la logica dell’investimento entro prudenti criteri di business. Dall’altra parte i privati dovrebbero aumentare il loro investimento almeno raggiungendo livelli comparativi con gli altri paesi europei, ossia le cifre dovrebbero essere per lo meno multiple rispetto a quelle statali. Le variazioni avverranno secondo due linee guida atte a garantire chances per tutti: la commissione preposta ad assegnare i fondi statali deve rigorosamente essere composta da competenti in materia. Il secondo punto, altrettanto importante del primo, è che una commissione non deve restare in carica per più di un anno, affinché venga ulteriormente garantita una certa pluralità di sostegno, ossia che un regista al quale viene oggi rifiutato l’aiuto dello Stato, possa avere più fortuna il prossimo anno grazie ad una diversa valutazione della sua opera. Spesso sono stati finanziati film che nessuno ha visto. Questo deve cambiare. Ma è anche vero che un’opera che oggi non piace, può improvvisamente esplodere di successo domani”.

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