Di seguito l’intervista a Umberto Bettini, Country Manager di Plaion Pictures, pubblicata sullo Speciale Distribuzione in allegato alla rivista Box Office del 15-30 dicembre (n. 21-22). Per leggere tutto lo Speciale Distribuzione clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.
Quali sono i vostri film di punta in uscita sul grande schermo nel prossimo semestre?
«Il nostro 2023 inizierà con un’animazione a target femminile, un film incantevole, ricco di suspense, umorismo e magia, dal titolo La fata combinaguai in uscita il prossimo 12 gennaio. La storia è incentrata sull’incontro fortuito tra una ragazzina e una fata pasticciona che darà inizio ad un incredibile viaggio che insegnerà ad entrambe il valore dell’amicizia. Proseguiamo poi con due perle targate Midnight Factory. Ad aprile saremo in sala con Talk to me, un teen horror in stile Ouija con la star Miranda Otto, dai produttori di Babadook e The Nightingale. Il secondo horror, un vero e proprio gioiellino di genere, uscirà a giugno, e si chiama Winnie the Pooh: Blood and Honey. Liberamente ispirato al classico libro per bambini, si tratta della rivisitazione in chiave orrorifica e slasher di una delle più dolci storie per i piccoli. Il trailer ha registrato oltre 9 milioni di visualizzazioni in meno di due settimane dal suo rilascio, diventando un trending topic».

La fata combinaguai
Quali sono le criticità e le urgenze che il mercato è chiamato ad affrontare per riprendersi il prima possibile?
«Queste criticità non sono risolvibili con urgenza. È cambiato il modello di business dell’intrattenimento, ma pretendiamo che il cinema, in virtù del ricordo di un’emozione e di grandi incassi svaniti, rimanga inalterato nonostante il mondo attorno sia cambiato. La vera criticità è che la direzione di questo mercato è inevitabilmente verso la nicchia. Se riteniamo che sia veramente questa la direzione, allora l’industria sta sbagliando tutto. Scontare il biglietto agli heavy user è follia. Spendere soldi di comunicazione su un prodotto che non ha un valore percepito per la massa, rasenta l’incoerenza. Non investire sulla qualità delle sale è un suicidio. Se non si instaura una reale e trasparente collaborazione fra distributori, produttori, esercenti e Ministero combatteremo solo quattro battaglie diverse. Pretendere che produttori, distributori o major siano realmente interessati al cinema è un’utopia, quando tutti ormai investono su piattaforme di proprietà o meno. La soluzione? Investimenti in sala e reale e fattiva collaborazione fra esercizio e distribuzione riportando il consumatore al centro. Serve linfa nuova e coraggio».
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