Continuano le nostre interviste in esclusiva a produttori cinematografici italiani sulla recente riforma del Tusma (Testo unico dei servizi di media audiovisivi). Questa volta lasciamo la parola a Maria Carolina Terzi, presidente di Cartoon Italia e produttrice di Mad Entertainment: «Posso solo essere felice che il cinema sia riuscito a difendersi in questo nuovo schema di legge. Ma per quanto riguarda l’animazione siamo di fronte a una grande sconfitta, dato che il Tusma ha completamente disconosciuto il grande valore delle opere in animazione. Una scelta miope che penalizza un comparto industriale e creativo fatto di cinquanta aziende e di seimila occupati, quasi tutti giovani, che crea contenuti fondamentali per trasmettere i nostri valori culturali. L’animazione senza un obbligo di investimento specifico (come in Francia) non riesce a far crescere le sue industrie.
Ma non ci arrendiamo. Siamo pronti a proseguire il grande lavoro iniziato dieci anni fa e che ha portato il mondo dell’animazione ai tavoli dove si decidono le leggi e i sostegni alle aziende. Il nostro obiettivo ora è quello di far comprendere alla committenza che con l’animazione si conquista il grande pubblico e si ottengono risultati economici importanti. Si tratta di un linguaggio che raccoglie grande entusiasmo al cinema, basti pensare agli oltre 7 milioni di euro incassati al box office italiano da Il ragazzo e l’airone di Miyazaki, ma anche in televisione e sulle piattaforme, basti pensare alla serie di Zerocalcare. L’animazione rappresenta il Made in Italy per eccellenza, non solo perché rispecchia l’identità culturale e poetica italiana, ma anche perché è un linguaggio universale che supera ogni confine. Se creassimo più prodotto di animazione nazionale acquisteremmo competitività internazionale. Siamo bravi, abbiamo grandi eccellenze, uno tra tutti Iginio Straffi. Penso che sia giunta l’ora di cambiare passo e di consolidare la nostra presenza nei mercati internazionali.
La mancata sotto-quota lascia da sola la Rai, unico committente e finanziatore della animazione italiana. Il servizio pubblico però concentra la sua produzione sulle serie per bambini in età prescolare. I nostri figli e nipotini dai sette anni in poi, lasciati soli davanti a uno schermo, hanno a disposizione solamente prodotto americano, asiatico, magari anche europeo, ma non certamente italiano».
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