Continuano le nostre interviste in esclusiva a produttori cinematografici italiani sulla recente riforma del Tusma (Testo unico dei servizi di media audiovisivi). Questa volta prende la parola Francesca Cima, produttrice di Indigo Film: «Rispetto alle modifiche del Tusma, sono certamente grata al governo per aver salvato la preziosa sotto-quota cinema (gli introiti netti da investire sui film pari al 3% per le televisioni private e il 3,2% per le piattaforme, ndr), e che, pur riducendo in valori assoluti l’investimento in opere europee per le piattaforme, sceso dal 20% al 16%, ha però incrementato le risorse su serie e film italiani.
Il punto dolente, però, è rappresentato dall’abrogazione del comma 3 dell’art. 57, presente nella precedente, che, definiva le modalità contrattuali escludendo il prodotto realizzato in appalto totale dall’investimento delle quote, riconoscendo al produttore indipendente il ruolo di colui che genera l’opera con il conseguente riconoscimento di qualche diritto. Comma che doveva essere perfezionato con regolamenti che non sono stati varati ma che tutelava noi produttori e non era coercitiva, perché le televisioni o le piattaforme potevano produrre con la modalità dell’appalto fuori dal calcolo delle quote. Siamo stati rassicurati che questa attenzione ai diritti verrà ripresa dagli imminenti decreti sul tax credit, però averla tolta da una legge madre rappresenta una perdita di posizione che segna un precedente. Tanto più che l’Italia è tra quei Paesi europei che hanno iniziato un percorso protetto nei rapporti tra produttori indipendenti e broadcaster, a differenza di altri che non hanno nessun tipo di regolazione e che adesso sul nostro modello stanno introducendo alcuni principi, vedi, tra gli ultimi, la Germania.
Non è sempre così evidente, per i non addetti ai lavori, il ruolo del produttore indipendente, che è stato sempre un perno della nostra industria sia nel passato (cosa sarebbe la nostra storia del cinema senza Franco Cristaldi o i Ponti, De Laurentis) che nel presente (Domenico Procacci, Angelo Barbagallo) e speriamo nel futuro: il suo ruolo incrocia imprenditoria e creatività, intrattiene rapporti continuativi con autori e talenti, cerca di innovare formule e linguaggi soprattutto attraverso gli esordi. Ruolo molto diverso da quello del broadcaster che pure è nostro partner fondamentale nella costruzione del progetto. Senza dimenticare che il produttore, a differenza di altre figure manageriali in ambito culturale, è realmente un imprenditore, pronto a rischiare anche con progetti non interamente finanziati e a svilupparne molti, e non tutti si trasformano in film e serie realizzati».
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