Oscar, quali studios vincono di più?

Analizziamo le nomination e le vittorie agli Academy Awards dal 2015 al 2024, per scoprire quali sono le major che si sono aggiudicate più statuette
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Il 10 marzo 2024 è andata in scena la 96a edizione degli Academy Awards. Come noto, l’ultima edizione degli Oscar ha consacrato Oppenheimer di Christopher Nolan, e per la prima volta in 20 anni, il premio come Miglior film è andato a un titolo che ha saputo anche impor- si con decisione al botteghino mondiale. Un dato, quello del kolossal prodotto da Universal, che ci ha spinto ad analizzare l’andamento agli Oscar delle principali major, case di produzione e piattaforme streaming, considerando le nomination e le vittorie ottenute dall’edizione 2015 all’ultima del 2024. Dunque: quali sono gli studios che hanno raccolto più candi- dature? Quali quelli che hanno ottenuto più vittorie? E quali dei loro film premiati hanno avuto incassi considerevoli al box office mondiale?

I PRIMATI DI DISNEY

Prendendo in esame l’intervallo di tempo che va dall’edizione del 2015 vinta da Birdman di Alejandro González Iñárri- tu e arriva fino a quella del 2024 vinta da Oppenheimer, saltano subito all’occhio alcuni dati: Walt Disney Pictures è la realtà che è stata in grado di conquistare più nomination e vittorie agli Academy Awards, forte di una struttura societaria estremamente diversificata e che oggi conta al suo interno numerosi studi con una forte tradizione ai premi (20th Century Fox e Fox Searchlight Pictures, su tutti). Considerando come è composto oggi il gruppo, in dieci anni Disney ha raccolto 160 candidature e vinto 31 premi Oscar; nessun altro ha fatto meglio. Ma vanno appunto fatte alcune specifiche: in questo conteggio rientrano infatti anche i risulta- ti di 20th Century Fox (ora 20th Century Studios) e Fox Searchlight Pictures (rinominata ora solo Searchlight Pictures). È in particolare quest’ultima ad avere la migliore tradizione agli Oscar tra tutte le big del mondo del cinema: le 20 candidature del 2015 hanno portato a 8 statuette compresa quella come Miglior Film per Birdman, risultato che è stato replicato poi nel 2018 con altrettante nomination e la vittoria finale di La forma dell’acqua di Guillermo del Toro. Nel 2021, dunque nell’era della “post-acquisizione da parte di Disney”, inoltre, Searchlight ha portato alla casa di Topolino un altro Oscar come Miglior film  grazie a Nomadland, nell’edizione segnata dalla pandemia da Covid-19. Senza considerare il suo studio con la maggiore vocazione ai premi, Disney ha comunque conquistato da sola numerose nomination, come quelle del 2015 con Il ponte delle spie (co-prodotto e distribuito con Fox), Inside Out e Star Wars: Il risveglio della forza, e del 2019 (l’anno di Black Panther). Dalle edizioni precedenti al maxi-acquisto, Disney ha sempre vinto al massimo 4 premi, ma mai quello come Miglior Film – e bisogna tornare indietro fino al 2003 per trovare una vittoria in questa categoria, con Chicago. La fusione ha senza dubbio migliorato la presenza e i risultati di Disney agli Oscar, ma in questo lasso di tempo è anche interessante notare che, se da un lato la major ha visto le proprie produzioni trion- fare 8 volte su 10 quale maggior incasso dell’anno al mondo dal 2015 al 2024, questi stessi titoli sono stati ignorati quasi del tutto agli Oscar. In questo senso, è subito chiaro un certo scollamento tra successo al botteghino e vittoria agli Oscar. Recente eccezione è stato il già citato Oppenheimer che, con i suoi oltre 960 milioni di dollari raccolti a livello worldwide, ha fatto invece coincidere box office e Academy Award per la prima volta dal 2004, quando a trionfare sia in sala sia al Dolby Theatre era stato Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re.

LE ALTRE TESTE DI SERIE: WARNER E UNIVERSAL

Allargando lo sguardo alle altre major di Hollywood, si può notare che quella con più attitudine alle nomination è Warner, con 111 candidature in 10 anni che hanno portato a 27 premi vinti, ma nessun Miglior Film. L’anno migliore è stato il 2022 grazie a Dune, mentre il successo commerciale di Barbie non ha trovato riscontro all’edizione 2024 (un solo premio per il film di Greta Gerwig). Subito dietro, tra le major, troviamo Universal: sempre presente a parte nel 2022, è andata vicina alla vittoria nel 2020 grazie alle 11 nomination nell’anno di 1917 di Sam Mandes, ma è tornata poi a casa con un bottino di sole due statuette. La rivalsa è arrivata ora: 13 candidature per Oppenheimer, di cui 7 premi, un record per l’intervallo di tempo qui preso in analisi. Meno rappresentate sono Paramount, ad eccezione dell’annata del 2018, e Lionsgate, che però è stata grande protagonista nello stesso anno con La La Land.

FOCUS FEATURES,A24 E NEON: LE “PICCOLE” CHE VINCONO IN GRANDE

Dopo le big già citate e altre società di rilievo come Sony Pictures (e Sony Pictures Classics), sono da evidenziare anche realtà più piccole come Focus Features, che dal 2015 al 2024 ha sempre raccolto diverse candidature (l’apice nel 2017 con Lady Bird e Il filo nascosto) e che in totale ha vinto 8 Oscar. Ma anche A24: questa azienda è riuscita in pochi anni a creare un vero e proprio culto attorno alla propria realtà produttiva e distributiva, non a caso diventata sinonimo di cinema indipendente di qualità e “da premi Oscar”. Dopo la sorprendente vittoria di Moonlight nel 2017, si è rifatta notare proprio nel 2023 con le 17 candidature e soprattutto i 9 Oscar nell’anno vinti da Everything Everywhere all at Once, un trionfo che la pone, assieme al colosso Disney e a Universal, tra gli studios ad aver vinto più di un Oscar come Miglior Film nell’ultimo decennio. Da citare anche Neon, non sempre costante nell’ottenere nomination, ma in grado di sorprendere il mondo portando al trionfo Parasite nel 2020, primo film non in lingua inglese a conquistare la principale statuetta degli Academy Awards.

LA CORSA DEGLI STREAMER E IL CASO NETFLIX

Resta da analizzare l’evoluzione di un altro importante pacchetto di studios coinvolti nella produzione e distribuzione cinematografica mondiale: gli streamer. Nel 2014 Netflix ha ottenuto la sua prima candidatura agli Oscar (con 13th, documentario di Ava DuVernay) e da allora è iniziata una lunga rincorsa alla statuetta più ambita, quella per il Miglior film. La piattaforma streaming in questo lasso di tempo è riuscita a ottenere l’im- pressionante numero di 147 nomination (seconda solo a Disney): una crescita costante che si è intensificata a partire dal 2019 con Roma (prima volta tra i nominati a Miglior film) ed è proseguita nel 2020 con le 24 candidature divise tra The Irishman, Marriage Story e I due papi per raggiungere l’apice nel 2021, l’anno delle 35 nomination grazie a Mank, Il processo ai Chicago 7, Ma Rainey’s Black Bottom e svariati altri titoli minori. Quello è stato anche l’anno con più vittorie (7), ma che, sfortunatamente per Netflix, non è coinciso col grande premio al Miglior Film. La piattaforma ha continuato a riprovarci anche negli anni successivi (nel 2022 sono state 27 le candidature, ma solo uno il premio vinto: Miglior regista per Il potere del cane; nel 2023, invece, 14 nomination e 5 premi grazie a Niente di nuovo sul fronte occidentale), ma la sostanza non è cambiata: i grandi titoli di Netflix affidati a illustri registi, come il recente Maestro di Bradley Cooper, non sono riusciti a sfondare tra i votanti degli Academy Awards. L’edizione 2024 ha segnato un nuovo punto basso: su 18 candidature, Netflix ha vinto solo 1 statuetta per il Miglior cortometraggio a La meravigliosa storia di Henry Sugar. A rendere ancora più beffardo il caso Netflix, è il paragone con gli altri competitor dal mondo dello streaming. Mentre la “N rossa” ha ottenuto sempre più candidature e premi (22 in dieci anni, terza dietro Disney e Warner Bros.), ad Apple è servito molto meno per raggiungere quel traguardo tanto agognato da Netflix. Lo studio che fa riferimento al colosso di Cupertino ha ottenuto le sue prime due candidature (minori) nel 2021, ma già l’anno successivo si è ritrovato nominato e vittorioso nell’ambita categoria Miglior Film grazie all’exploit di CODA, che ha vinto anche come Miglior attore non protagonista e Miglior sceneggiatura non originale. Con buona pace di Netflix, Apple è passata alla storia come prima piattaforma streaming ad aggiudicarsi l’Oscar più prestigioso per il Miglior Film. D’altro canto, va fatto infine notare che, nell’anno in cui ha ottenuto il maggior numero di candidature (13), ovvero il 2024 di Napoleon e Killers of the Flower Moon, Apple non ha invece portato a casa neppure un premio. Tra i due litiganti non gode neppure Amazon Studios (ora Amazon MGM), che dopo gli exploit di Manchester by the Sea nel 2017 e di Sound of Metal nel 2021 è tornata a vincere solo nel 2024 con American Fiction (Miglior sceneggiatura non originale).

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