Monosala, una realtà sfaccettata

Gli esercenti Lucia Botturi, Valerio Carocci, Paola Corti, Simone Gialdini, Massimo Lazzeri e Andrea Romeo raccontano gli sforzi per mantenere vivo il rapporto con il pubblico, gli ostacoli ancora da superare (in primis la multiprogrammazione) e la sostenibilità economica delle strutture a un solo schermo

Di seguito l’articolo pubblicato su Box Office del 15-30 marzo 2023 (n. 5). Per scaricare l’intera rivista clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

Resilienti e sfaccettate, le monosale hanno attraversato l’ultimo anno con dinamismo e vivacità, sempre alla ricerca di un contatto diretto con il pubblico, realizzando nuove attività, riproponendo iniziative pre-Covid, cercando di innovare, reinventarsi e, dove possibile, pianificando al meglio la multiprogrammazione. Ma la monosala è un modello economico ancora sostenibile in questo periodo storico? Quali sono gli ostacoli principali da superare e in che modo questo segmento dialoga con i propri spettatori? A rispondere a questi e a molti altri interrogativi sono sei esercenti di monosale radicate in diverse parti di Italia, che raccontano ai lettori di Box Office la loro preziosa esperienza: Lucia Botturi (Verona), Valerio Carocci (Roma), Paola Corti (Milano), Simone Gialdini (Lucca e Viareggio), Massimo Lazzeri (Trento) e Andrea Romeo (Bologna).

Cinema Beltrade di Milano

SOSTENIBILITÀ E CRITICITÀ

Lucia Botturi, esercente a Verona delle quattro monosale Fiume, Kappadue, Diamante e Pindemonte, dipinge un contesto sofferente dove agli alti costi di gestione si sommano i problemi di offerta: «Il 2022 è andato meglio dell’anno precedente ma siamo ancora al di sotto del pre-pandemia. Ogni sala richiede un numero di personale non inferiore a tre persone, tra biglietteria, bar e addetti alle pulizie, a cui si è aggiunto l’aumento dei costi energetici. È sempre più essenziale poter contare su film importanti, mirati in base alla collocazione delle sale di città orientate al cinema di qualità. Non bastano i piccoli film dal grande valore artistico che possono rientrare all’interno di una multiprogrammazione o di una rassegna. Purtroppo i film italiani, salvo qualche eccezione, non funzionano e anche i titoli internazionali faticano, a meno che non siano di grande respiro come Gli spiriti dell’isola o Tár. Se andiamo avanti con film di basso appeal rischiamo di chiudere definitivamente, senza contare che restiamo già chiusi durante il periodo estivo per mancanza di prodotto. Per questo ritengo ragionevole riuscire a lavorare almeno in doppia programmazione». Infine, Lucia Botturi ci tiene a sottolineare il caso del Cinema Fiume, dove «Le otto montagne ha superato l’incasso di Avatar 2 della multisala cittadina di Verona. Nonostante fossimo attrezzati con la tecnologia 3D, abbiamo preferito differenziarci perché strutture come le nostre hanno bisogno di una forte identità editoriale per fare presa sul pubblico».

Cinema Medika di Bologna del circuito Pop Up Cinema

«Una delle nostre maggiori complessità è far comprendere ai distributori la necessità di una gestione più fluida della programmazione», spiega Andrea Romeo, esercente del circuito di monosale Pop Up Cinema nel cuore di Bologna che conta quattro strutture: Medica 4K (868 posti), Jolly (362 posti), Bristol (264 posti) e l’ultima new entry Arlecchino (454 posti), che ha riaperto i battenti l’1 gennaio 2023. «Le nostre sale del centro, specialmente il Medica con 868 posti, hanno bisogno di rinnovare più spesso i film in programmazione. Per comodità e semplicità, i distributori tendono a pensare tutto nello stesso modo, ma una sala da 100 posti è diversa da una di 400 o di 800 posti, che devono avere almeno due film diversi al giorno e un turnover continuo con le new entry della settimana. Attualmente il dialogo tra le parti prosegue faticosamente e, se non si comprendono le esigenze delle monosale, presto potremo decidere di rinunciare anche a film importanti». Romeo sottolinea anche la forte criticità finanziaria di questo momento storico: «non ricevere nessuna opportunità di tax credit per 12 mesi è stato durissimo, a maggior ragione in un momento in cui l’accesso al denaro è particolarmente costoso. Ma non mi sento di incolpare nessuno su questo punto; sono cosciente che il MiC sia sotto forte pressione, con personale ridotto, ed è già un miracolo che riesca ad avviare così tante misure di sostegno».

Moderno di Lucca

Forte del biglietto d’oro per il Cinema Troisi (monosala con il maggior numero di spettatori nella stagione cinematografica 2021-2022 con 60mila presenze), il presidente del Piccolo America, Valerio Carocci, ha sottolineato «l’urgenza di tutelare le sale indipendenti non legate ai grandi circuiti, nonché l’esigenza di un forte dialogo con i distributori volto alla valorizzazione della multiprogrammazione, dando l’opportunità anche ai piccoli film di essere proiettati sul grande schermo, agli spettatori di incontrare queste opere e alle piccole sale di invertire una rotta che fino a oggi ha portato in larga scala solo alla chiusura delle strutture. Mai come in questo momento assistiamo alla necessità di costruire un’identità per l’esercizio cinematografico che vada oltre la programmazione ordinaria dei film, e che si configuri nel rapporto con il territorio e la sua comunità».

Si rivela particolarmente positiva l’esperienza dell’esercente Paola  Corti, che porta all’attenzione il caso virtuoso del Cinema Beltrade di Milano: «In termini di presenze e sostenibilità economica, da agosto 2022 siamo costantemente sopra i dati del 2019. Basti pensare che l’anno scorso il Beltrade ha chiuso con sole 38 presenze in meno sul 2019 e con incassi lievemente superiori grazie all’aumento del prezzo medio del biglietto. Non possiamo proprio lamentarci, fortunatamente il nostro pubblico è fortemente fidelizzato e finché viene nelle nostre sale riusciamo a tenere testa anche all’aumento dei costi energetici. Non stiamo registrando grosse perdite neanche nelle monosale  Cineteatro Peppino Impastato di Cologno Monzese (MI) e Auditorium Padre Reina di Rho (MI), sempre sotto la  nostra  gestione. In tutte le nostre sale, ma soprattutto a Cologno, abbiamo ampliato l’offerta aumentando gli spettacoli, anche perché, in quanto comunale, non abbiamo i problemi legati all’aumento delle utenze». Per Paola  Corti, la multiprogrammazione è il cuore dell’attività e viene attuata «in modo più ordinato a Cologno e in modo più scomposto al Beltrade, dove ogni giorno è diverso da quello precedente. Al Beltrade proiettiamo solo film in lingua originale con sottotitoli e abbiamo mantenuto lo stesso numero di spettacoli dalle ore 10.30/11 fino all’ultima proiezione delle ore 22/22.30. Si avvicendano 6-7 film diversi al giorno con orari a rotazione sempre diversi. Questa strategia genera risultati importanti e se in passato avevamo solo il 30% di possibilità di ricevere una risposta positiva alla nostra richiesta di un film, oggi abbiamo il 30% di possibilità di ricevere una risposta negativa. Quindi ora siamo più libere di programmare anche titoli importanti come Triangle of Sadness, da poco divenuto il film di sempre più visto al Beltrade». Quindi nessuna criticità? «In realtà una ci sarebbe e non riguarda solo le monosale. Se prima erano 10-20 i titoli a fare il mercato, infatti, oggi sono 5-10. Per questo credo che, da una parte, sia importante dare continuità e ritmo alle uscite in sala, dall’altra offrire alle sale la possibilità di accedere a tutti i film, compresi quelli di repertorio o provenienti da festival o non distribuiti in Italia, snellendo la burocrazia e liberando le sale dal sempre più anacronistico Nulla Osta Ministeriale». 

Cinema Teatro Nuovo Roma di Trento

Non fa tanti giri di parole Massimo Lazzeri, esercente a Trento delle due monosale Supercinema Vittoria (417 posti) e Cinema Teatro Nuovo Roma (466 posti), secondo cui «o si lavora in una grande città come Milano e Roma, oppure è sempre più difficile far quadrare i conti di una monosala. Certo se si avesse più spazio per avviare la multiprogrammazione, anche le monosale potrebbero beneficiare di un livello di sostenibilità maggiore. Ma se si pretendono teniture piene, è faticoso… Nel mio caso, oltre al Supercinema Vittoria e al Cinema Teatro Nuovo Roma, gestisco a Trento anche la Multisala Modena di 3 schermi, che mi consente di spostare lì i titoli meno performanti in programmazione nelle monosale. Spesso programmo grandi film commerciali nelle monosale per le prime due settimane, per poi spostarli nella multisala, creando così una “multisala diffusa”. Ritengo comunque che nelle monosale la multiprogrammazione sia la chiave di volta: se uno è in grado di proiettare unfilm per bambini nel pomeriggio, uno per ragazzi in prima serata e uno per adulti in seconda serata, a fine giornata si registrano facilmente risultati migliori. In caso contrario, si può sopravvivere solo nei casi di gestione familiare».

A raccontare la sua esperienza è stato anche Simone Gialdini, che gestisce le monosale Centrale, Astra e Moderno nel centro storico di Lucca e la monosala Centrale di Viareggio. «Fino all’anno scorso le misure messe in atto dal Governo, dal MiC e dalla DG Cinema sono state fondamentali e senza di loro le nostre attività non sarebbero state sostenibili. Una volta superato il primo trimestre del 2022, tra carenza di prodotto e misure restrittive, in primavera la situazione è migliorata e in autunno l’offerta di qualità ha permesso alle nostre sale di tornare a respirare. Ma nonostante le difficoltà, ho sempre creduto che il pubblico torna in sala a fronte di un’esperienza premium. Per questo ho ristrutturato il Moderno nel 2018 – introducendo nel 2021 un incremento sul prezzo del biglietto da 8 a 9 euro – e l’Astra nel 2022, avviando anche un piano di rinnovo per il Centrale di Lucca. E il riscontro del pubblico è stato estremamente positivo. Certo ha aiutato anche la multiprogrammazione, che ci ha permesso di offrire 3-4 contenuti diversi a settimana, per cinema. Purtroppo, però, mentre ci sono piazze e monosale che possono accedere a questo modello, altri non riescono ancora a causa di rigidità e competizione. Ma la multiprogrammazione è essenziale per guardare al futuro con maggior serenità».

IL PUBBLICO AL CENTRO

Per Valerio Carocci, «il pubblico del Cinema Troisi è giovane, attivo e presente: risultato frutto del lavoro svolto prima di tutto con il progetto estivo de “Il cinema In piazza”, diffuso nel centro e nella periferia di Roma. La rassegna cinematografica sostiene, da ormai otto anni, un’idea fondata sulle proiezioni totalmente gratuite e accessibili a tutti, che ha dimostrato di aver costruito un nuovo pubblico pagante per i film di prima visione al Troisi». Gli fa eco Federico Croce, direttore generale del Piccolo America: «Determinante è stata anche la presenza all’interno della sala cinematografica di un’aula studio, la prima in Italia aperta 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, completamente gratuita e frequentata in un anno da oltre 90.000 persone. Aula studio che ha consentito al Troisi di poter vantare un pubblico in sala estremamente giovane, osservando come circa il 60% del pubblico del Troisi è under 35, e il 70% di questo è under 27. Dati registrati durante i 1.860 spettacoli cinematografici in cartellone in un anno, di cui il 2% accompagnati dalla presenza di ospiti». Per Giulia Flor Buraschi, vicepresidente del Piccolo America, «sono state molte le attività e le strategie adottate per diversificare l’offerta, attrarre un pubblico eterogeneo e creare un senso di appartenenza: dalla multiprogrammazione alle proiezioni in lingua originale, dalla creazione di format e appuntamenti costanti alla diversificazione dei prezzi dei biglietti, il tutto accompagnato da un’offerta enogastronomica caratterizzata da eccellenze del territorio».

Andrea  Romeo  ha ben chiaro che per ripartire bisogna mettere sempre al centro lo spettatore: «Abbiamo deciso di investire molto nella relazione con il pubblico e nella personalizzazione dell’offerta in base alle fasce di età, come conferma la lunga serie di eventi che organizziamo ogni settimana. Tra questi, ha particolare successo il progetto “Pop Cinema Academy”: attraverso un abbonamento di 10 film, i giovani tra i 14 e i 19 anni accedono al primo spettacolo pomeridiano del venerdì che è sempre preceduto da una lezione sul linguaggio cinematografico. Oltre a coinvolgere le scuole (ogni venerdì abbiamo una classe di 30 ragazzi), facciamo leva anche su genitori, zii e parenti per regalare questo tipo di abbonamento a tutti i giovani appassionati della settima arte. Abbiamo dato vita anche a un’iniziativa per gli universitari, “Birretta e filmone”, aggiungendo uno spettacolo molto partecipato ogni venerdì sera alle 23 in lingua originale. Per i “diversamente giovani”, invece, c’è “Pop Cinema Senior Academy”, che prevede proiezione con dibattito prima e dopo (al primo spettacolo del giovedì riempiono oltre 100 posti)». Ma in ultima analisi, per Andrea Romeo, restano essenziali la qualità e i servizi offerti al pubblico: «Insieme al nostro partner Cinemeccanica abbiamo trasformato il cinema Medica, la nostra ammiraglia, in una monosala con sistema di proiezione Barco 4K, dotato di proiezione laser RGB LUX da 30.000 ANSI Lumen, e nuovo impianto audio Dolby 7.1, che si aggiungono alle splendide poltrone firmate Sonego. E in considerazione degli investimenti effettuati, abbiamo incrementato il prezzo del biglietto da 9 a 10 euro per l’intero e da 8 a 9 euro per il ridotto».

Anche Simone Gialdini crede fermamente nel binomio “accoglienza e qualità” per ristabilire il contatto con il pubblico, come confermano i suoi investimenti per rinnovare le monosale Astra, Moderno e Centrale di Lucca. «Con il ristabilirsi del mercato ho deciso di riprendere anche il primo e il secondo spettacolo pomeridiano durante i giorni feriali, e ora sto valutando di aggiungere una programmazione di domenica mattina (come già accade con successo a Roma e Milano) per compensare l’assenza dello spettacolo serale. Sono particolarmente apprezzati dai nostri spettatori anche i due cineforum al cinema Astra e Centrale di Lucca, che ho tenuto in vita durante la pandemia, organizzati da associazioni culturali – con cui condividiamo la programmazione – che svolgono anche attività di formazione. Infine, la stampa locale (digitale e cartacea) ci supporta sempre con molto entusiasmo comunicando tutte le nostre iniziative».

Per Lucia Botturi, il 2022 è stato l’anno della riscossa: « Il rapporto con gli spettatori è molto stretto e il nostro personale conosce i nomi e i gusti di ciascuno. Nell’ultimo anno abbiamo ripreso con rinnovato vigore il circuito di cineforum che collega tutte le nostre quattro monosale a Verona – sospeso durante i primi due anni di pandemia – riproponendolo in una formula più snella. Gli abbonati acquistano una tessera a inizio stagione senza sapere quali film saranno in cartellone e la risposta è significativa, in quanto raggiungiamo la piena occupazione soprattutto durante i giorni feriali. Questo cineforum, oltre a inserirsi in un lungo processo di riconquista della fiducia del pubblico, dimostra come, nonostante la compresenza di svariate piattaforme, la sala sia ancora un importante luogo di incontro. Intercettiamo anche il pubblico più giovane con due o tre proiezioni in lingua originale durante la settimana, mentre il mercoledì è da 30 anni la nostra “festa del cinema” con un prezzo ridotto di 5 euro. Ma non aderiamo a “Cinema in Festa”, perché riteniamo assurdo svendere un film a soli 3 euro: sarebbe come lavorare gratuitamente e il pubblico finirebbe per trovare assurdo pagare 8,5 euro nel fine settimana (nostro prezzo massimo)».

Massimo Lazzeri non ha mai smesso di credere nel legame diretto con i moviegoers: «Abbiamo mantenuto una pressione costante sul pubblico, in termini di comunicazione, attraverso social, eventi e programmazione differenziata nei giorni feriali. Purtroppo il ritorno degli spettatori in sala è stato più lento e graduale del previsto, anche se a Natale abbiamo registrato un’inversione di tendenza, con una forte affluenza e la vendita di moltissimi abbonamenti, a dimostrazione di una ritrovata voglia di socialità che aumenta quando ci sono i film». 

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