The King’s Man, Fast X, Ferrari, Lubo e ancora, serie tv come La legge di Lidia Poët, Il Gattopardo e Call Me Levi. Grandi progetti italiani e internazionali che hanno tutti un elemento in comune: sono stati girati nella regione italiana del Piemonte con il supporto di Film Commission Torino Piemonte. Una Fondazione, quest’ultima, che nel 2023 ha chiuso un anno record per numero di titoli ospitati e giorni di riprese, certificando così una crescita che non riguarda solo la quantità di progetti audiovisivi girati a Torino e in Piemonte, grandi realtà produttive e generare di conseguenza un virtuoso impatto a favore di tutta la filiera. Di come opera la Film Commission Torino Piemonte, delle sue sfide e degli obiettivi futuri, abbiamo parlato con la presidente Beatrice Borgia e il direttore Paolo Manera.
Quante sono le produzioni audiovisive che ogni anno vengono a girare in Piemonte? Quante, in percentuale, quelle italiane e quelle estere?
Paolo Manera: Nel 2023 abbiamo registrato la cifra record di 236 titoli, suddivisi in 17 lungometraggi, 19 serie tv, 47 cortometraggi, 18 documentari e 135 tra spot, reportage, format tv e video musicali. E il 30-35% dei titoli sono produzioni internazionali. Numeri addirittura superiori al 2019, quando avevamo superato i 200 progetti ospitati nella nostra Regione.
Beatrice Borgia: Un altro dato davvero significativo, che rende tangibile il fermento produttivo del Piemonte, è quello delle giornate di ripresa: nel 2023 sono state addirittura 1.300, con un +27% rispetto all’anno precedente. Questo significa che, idealmente, sul nostro territorio ogni giorno dell’anno abbiamo 4 set attivi in contemporanea.
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Una sequenza action del blockbuster americano Fast X è stata girata nella città di Torino, in Piemonte (© Universal Pictures/China Film Co/Dentsu/Marzano Films/One Race Films/Original Film/Perfect Storm/Roth/Korschenbaum Films)
Ad oggi siete tra le Film Commission italiane più strutturate. A quanto ammontano complessivamente i vostri fondi annuali e come si suddividono?
Paolo Manera: Il fondo di investimento (preferiamo definirlo così, piuttosto che “contributo”) ammonta a circa 5 milioni di euro. Di questi, 4 milioni provengono dallo stanziamento annuo del fondo della Regione Piemonte, ovvero il “Piemonte Film Tv Fund”, che va a beneficio di lungometraggi e serie tv di finzione e animazione. Vanno poi aggiunti 900mila euro dei bandi gestiti direttamente da Film Commission, ovvero il fondo sviluppo per film e serie – dallo scorso anno interamente sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo – il fondo per sviluppo e produzione di documentari e quello per i cortometraggi. Infine, ci sono i 100mila euro di investimento a sostegno del location scouting e di assistenza alle produzioni. Senza contare l’aiuto che diamo alla presenza ai mercati e all’uscita in sala.
Beatrice Borgia: Siamo tra le uniche film commission che presentano fondi strutturati volti a seguire tutto il ciclo di vita del prodotto, dallo sviluppo, produzione, e post-produzione, fino alla promozione e distribuzione. Abbiamo costruito un sistema solido che guarda a tutte le fasi della filiera.
Tra fondi, servizi, agevolazioni, strutture e maestranze a disposizione, quali sono gli elementi più attrattivi per le produzioni internazionali?
Beatrice Borgia: Da un punto di vista industriale, il tax credit nazionale si conferma essere il driver più importante per le produzioni internazionali, per le quali i fondi regionali rivestono un ruolo significativo ma non altrettanto determinante. Credo, però, che ciò che può fare la differenza per attrarre produzioni internazionali in Piemonte sia il supporto della nostra Film Commission, che si presenta come un interlocutore unico (un “one-stop shop”) sul territorio in grado di agevolare tutte le attività con le istituzioni e i professionisti locali. Oltre ai permessi per girare, mettiamo a disposizione una sede in grado di ospitare anche 5-6 produzioni e maestranze in contemporanea, con uffici, parcheggi per camion, attrezzerie, zone casting e una sala cinema per visione giornalieri e post-produzione del suono. Altro elemento di enorme valore sono senz’altro i professionisti piemontesi che lavorano sui set e compongono a tutti i livelli le troupe, figure estremamente qualificate a cui vanno aggiunte le moltissime società di produzione, service e post-produzione che si sono costituite nel corso degli anni, e la recente nascita di teatri di posa e virtual studios: tutti tasselli che compongono un quadro composito e altamente qualificato.
Paolo Manera: Il Piemonte è una “gemma nascosta” che sorprende tutti per la sua bellezza e per le sue location, capaci di adattarsi alle storie più diverse, trasformandosi in altre città come Parigi, San Pietroburgo, San Francisco e la New York dell’800. È soprattutto una sorpresa per quei produttori esteri che hanno una visione dell’Italia limitata a Roma, Venezia, Toscana e sud Italia. Film Commission Torino Piemonte è una cabina di regia perfetta a livello di logistica e accessibilità delle location, capace di gestire con efficacia tutti i rapporti con gli enti pubblici e privati: un complesso di servizi che può essere determinante in fase di ripresa perché velocizza gli aspetti burocratici e amministrativi.
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La prima e la seconda stagione del serial Netflix, La legge di Lidia Poet,sono state girate in Piemonte (© courtesy of Groenlandia)
Come avete chiuso il bilancio 2023 e che prospettive di crescita avete per l’anno in corso? Beatrice Borgia: A fronte di un sostegno economico che si attesta intorno ai 3,3 milioni di euro, tra fondi erogati e servizi offerti alle produzioni, l’anno scorso solo da lungometraggi e serie tv sono stati generati 26 milioni di spesa qualificata in Piemonte. E grazie ad uno studio realizzato con il Dipartimento di Management dell’Università di Torino abbiamo calcolato un impatto complessivo sul territorio pari a 52
milioni di euro. Possiamo, quindi, contare su un moltiplicatore 15x, un numero davvero elevato. Per questo ci piace parlare di investimento, ad ogni euro investito ne tornano 15 sul territorio.
Paolo Manera: E questo solo considerando lungometraggi e serie Tv, i generi più importanti e misurabili, per i quali abbiamo una definizione precisa in termini di spese di personale, servizi, noleggi e strutture. I 52 milioni di euro di ritorno sul territorio sono una stima al ribasso che salirebbe calcolando l’apporto della filiera che lavora tutto l’anno in Piemonte, con molte società che sviluppano prodotti audiovisivi, in particolare documentari e animazione, rivolti a una platea globale.
Che tipo di interventi mettete in atto per valorizzare il territorio, a partire dalle location meno conosciute?
Beatrice Borgia: Per noi è fondamentale generare ricadute economiche su tutto il Piemonte e non solo nel capoluogo Torino. Il raggio d’azione è infatti esteso a tutte le province e a tutte le location potenzialmente attrattive per le produzioni audiovisive: per questo motivo abbiamo lavorato d’anticipo, costruendo nel corso degli anni una rete regionale basata su accordi e collaborazione con comuni di tutta la Regione. La nostra rete vanta oltre 100 comuni e nel 2023 abbiamo siglato 21 nuovi protocolli d’intesa, agevolando le riprese per ben 44 progetti nei comuni aderenti. Pensiamo alla zona dei laghi o delle montagne che sono state utilizzate sempre di più in questi anni. Ma abbiamo diversi esempi di location bellissime ancora ampiamente sconosciute all’industria audiovisiva. Recentemente, ad esempio il Biellese si è trasformato negli Stati Uniti di fine Ottocento ospitando la produzione di Call Me Levi, storia del founder dei famosissimi jeans. Il “caso Biella”, che offre location uniche ed esclusive lo stiamo ad esempio analizzando insieme alla Fondazione Biellezza e al suo presidente Paolo Zegna per capire come valorizzarlo da un punto di vista cinematografico. Avere un territorio production friendly è driver essenziale per le produzioni internazionali.
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Un’immagine del serial tedesco Call Me Levi, girato anche in Piemonte (© courtesy of Film Commission Torino Piemonte)
Quali sono le principali produzioni internazionali che avete ospitato nell’ultimo anno?
Paolo Manera: Tra i numerosi film vorrei citare Il diluvio di Gianluca Jodice, sugli ultimi giorni di Maria Antonietta, una produzione maestosa in termini produttivi; The Opera! di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco, dove la lirica è protagonista di un film molto innovativo anche grazie al virtual set della società torinese Prodea che ha esordito a Torino nel 2023. Vorrei, inoltre, ricordare la serie tv Il Gattopardo di Indiana Production, diretta da Tom Shankland, che insieme al Conte di Montecristo diretto da Bille August e a Call Me Levi formano un trittico di produzioni d’epoca di grande appeal e caratterizzate da set imponenti.
E quelle italiane?
Paolo Manera: Sicuramente la seconda stagione di Blocco 181, una produzione Sky Original dagli orizzonti internazionali, ma anche la serie Tv Netflix Italia più vista all’estero, ovvero La legge di Lidia Poët, una storia radicata sul territorio piemontese che ha generato un circuito di cine-turismo riconducibile solo a quello che scatenò, nei primi anni 2000, la serie Elisa di Rivombrosa.
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In Piemonte si sono svolte le riprese di “Fuochi d’artificio”, serie Tv diretta da Susanna Nicchiarelli, qui sul set (© courtesy of Film Commission Torino Piemonte)
Quali sono le aree di sviluppo e di crescita di FCTP?
Beatrice Borgia: Sono tre le direttrici di sviluppo di Film Commission Torino Piemonte: internazionalità, sia attraverso produzioni straniere, sia con prodotti italiani capaci di rivolgersi anche a un pubblico più internazionale; qualità, perché non si può crescere solo in termini quantitativi; responsabilità, in quanto intendiamo lavorare su progetti portatori di messaggi importanti e attuali.
Qual è il valore aggiunto di essere membri di IFC – Italian Film Commissions ed EUFCN – European Film Commissions Network?
Paolo Manera: Da vice presidente di IFC dal 2020, posso dire che è importantissimo appartenere a un network di film commission e avere costantemente un’attività di confronto e collaborazione. Certamente ogni regione presenta le sue peculiarità, ma è di grande aiuto essere all’interno di un contesto che consente un lavoro più coordinato e strutturato. Il network europeo, invece, è uno strumento aggiuntivo che offre un punto di vista più ampio, favorendo il dialogo tra territori molto diversi.
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