Emanuela Rossi (Agidi Due): «Chiedimi una grande storia»

Intervista all'amministratrice unica di Agidi Due, la casa di produzione di tutti i successi cinematografici di Aldo, Giovanni e Giacomo. Con qualche bel ricordo personale legato a Paolo Guerra

Di seguito l’articolo pubblicato su Box Office del 15-30 marzo 2023 (n. 5). Per scaricare l’intera rivista clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

Sono parole commosse ed emozionate quelle che Emanuela Rossi, amministratore unico della casa di produzione Agidi Due, ha consegnato a Box Office in questa intervista così intima e personale. Forse la più intima – e per questo così preziosa – mai rilasciata dalla tragica scomparsa di Paolo Guerra (avvenuta nel 2020 all’età di 70 anni), socio e marito con cui condivideva l’amore per la vita e per la professione. Un finale amaro che ha portato Emanuela Rossi a prendere coraggiosa-mente le redini di Agidi Due, la storica società che ha prodotto tutti i film di Aldo, Giovanni e Giacomo, affiancando al teatro (da sempre la sua grande passione) anche la gestione in prima persona dell’area cinematografica, storicamente più affine a Paolo.

Come ha vissuto questo passaggio non certo facile?
«Paolo aveva costruito in oltre vent’anni di collaborazione con Aldo Giovanni e Giacomo un grandissimo lavoro. Aveva presto intuito le loro notevoli potenzialità anche in ambito cinematografico, ambito cui si era dedicato con convinzione e con l’entusiasmo che lo contraddistingueva e che gestiva totalmente in prima persona, anche se io ero sempre coinvolta e partecipe in ogni scelta e progetto. Il desiderio di non disperdere questo patrimonio di lavoro e di successi, costruito con tanto impegno e convinzione da Paolo, la fiducia che il trio mi ha generosamente con-fermato, ma anche la vicinanza collaborativa di soggetti da sempre coinvolti nei progetti del trio come la stessa Medusa, sono stati per me la spinta ad affrontare con decisione questo passaggio, che ha comportato, non lo nascondo, ansie, difficoltà e preoccupazioni. Ricorderò sempre l’emozione, la commozione e il senso di smarrimento che provai durante il viaggio in auto per raggiungere il set durante il primo giorno di riprese del nuovo film, Il grande giorno.

Il percorso cinematografico di Agi-di Due ebbe inizio nel 1997 con Tre uomini e una gamba, che diede un nuovo impulso alla nostra cinematografia grazie a un’intuizione di Paolo Guerra. In che modo i film con Aldo Giovanni e Giacomo hanno influito sulla commedia popolare italiana degli ultimi 26 anni?
«Il trio ha portato nuova linfa alla commedia popolare italiana, anzitutto facendo riscoprire una comicità “milanese” intelligente, garbata, mai volgare e apprezzata da giovani e meno giovani dalla Valle D’Aosta alla Sicilia. Il fatto che ancora oggi, dopo 25 anni dal loro primo film, il pubblico li premi e li attenda, è la conferma che la loro formula è ancora attuale e valida. E i passaggi dei loro film in Tv e sulle piattaforme hanno ulteriormente allargato il pubblico».

 

(foto ©Paolo Galletta)

Nonostante siate riconosciuti soprattutto per aver lanciato e prodotto tutti i film con AGG, con Agidi Due avete prodotto anche film mi-nori di altri autori. In futuro avete in programma di investire anche in altri ambiziosi progetti cinematografici che esulano da quelli del celebre trio?
«Negli anni passati abbiamo prodotto soltanto due film non legati ad AGG, due progetti a cui credevamo tanto pur nella consapevolezza di lavorare in ambito completamente diverso: Riccardo va all’inferno di Roberta Torre, con Massimo Ranieri come protagonista e con Sonia Bergamasco e Tommaso Ragno fra gli altri interpreti, e Ci vuole un gran fisico, per la regia di Sophie Chiarello, un film scritto e cucito addosso ad Angela Finocchiaro. Per il futuro restiamo assolutamente aperti ad altre collaborazioni, anche se tenderemo sempre a privilegiare progetti che nascono dagli artisti con cui abbiamo già collaborazioni consolidate.

Agidi Due è nata nell’alveo di Medusa, con cui prosegue una virtuosa partnership. Come giudica questa collaborazione distributiva e produttiva di lunga data?
«Il rapporto con Medusa è iniziato da subito, forte e costruttivo, con grande e proficua intensità di dialogo e confronto tra noi. Questo spirito collaborativo e franco ci ha permesso di realizzare assieme alcuni tra i più grandi successi della commedia italiana degli ultimi due decenni, successi di cui va dato merito anche a Medusa soprattutto per aver sempre creduto e appoggiato le scelte artistiche del trio e di Paolo (Guerra, ndr). I rapporti oggi sono non solo consolidati sul piano professionale, ma soprattutto costanti, cordiali e amichevoli anche sul piano umano, inclusa la grande e sentita vicinanza dopo la scomparsa di Paolo».

Quando rivedremo sul grande schermo un film con Aldo, Giovanni e Giacomo?
«Ci può raccontare qualcosa del loro nuovo progetto? AGG sono ancora mentalmente ed emotivamente coinvolti nel film appena uscito, che ha ancora un percorso da compiere. Non è mai stata loro abitudine affrettare e sovrapporre idee e progetti, per il prossimo quindi si prenderanno come al solito qualche tempo di “decantazione”.»

Dopo alcuni film meno apprezzati, il trio comico è tornato in auge con gli ultimi Odio l’estate e Il grande giorno. Quali sono gli ingredienti che il pubblico attende dai titoli con AGG?
«Da sempre ci siamo resi conto che quello che il pubblico ama di più è l’interazione tra tre personaggi dai caratteri diversi ma alla fine cementati da una amicizia che non viene mai meno. Questo sentimento, di un’amicizia che supera divergenze e difficoltà, ed una comicità che per la loro bravura è a tratti semplicemente irresistibile, con situazioni e battute spesso talmente divertenti da essere diventate iconiche, sono gli ingredienti del loro successo».

Come sono stati accolti oltre confine quest’ultimi due film, le cui vendite estere sono state curate da Vision Distribution?
«È difficile proporre all’estero i loro film, essendo legati ad una comicità molto particolare che un po’ perde di impatto con sottotitoli o doppiaggio. Ma le sceneggiature degli ultimi due film sono state molto apprezzate, tanto che di entrambi sono stati richiesti i diritti di remake in molti Paesi, e per Odio l’estate vi sono addirittura già in corso alcune realizzazioni interpretate da attori dei territori interessati».

La stranezza ha dimostrato ancora una volta che la collaborazione tra più attori di grande richiamo funziona al box office. Perché si fatica così tanto a realizzare film dove recitano più attori affermati?
«Ci abbiamo provato tante volte, anche con Paolo. Purtroppo c’è spesso molta diffidenza tra gli artisti, se non, in qualche caso, una forma di competizione o addirittura di invidia: chi ha più scene, chi fa ridere di più, chi ha un ruolo primario e chi uno secondario. Spesso, poi, molti attori sono anche registi, soprattutto nella commedia, e questa forma di diffidenza/competizione si estende anche alla direzione del film. Credo che, a maggior ragione, in un momento difficile come questo, trovare delle formule di collaborazione tipo La stranezza sarebbe molto positivo per il cinema italiano. Unire le forze, sempre con criterio ovviamente, è una strada che andrebbe perseguita con più determinazione. Aggiungo che, anche in fase di scrittura, ci sarebbe bisogno di una maggiore apertura e disponibilità. Odio l’estate, Il grande giorno, La stranezza sono esempi di successo in cui questa collaborazione si è verificata».

A questo punto la domanda sorge spontanea: vedremo mai il trio recitare con altri grandi comici italiani?
«A noi piacerebbe molto: come si diceva prima, unire le forze, collaborare e trovare sinergie sarebbe importante per il cinema italiano, e per sollecitare la creatività degli interpreti sul piano artistico».

Come giudica oggi lo stato della commedia popolare italiana? Quali sono i punti virtuosi e le criticità?
«La commedia popolare italiana, pur in presenza di alcuni timidi accenni di ripresa, sta vivendo un momento di crisi. I segnali già erano presenti anche prima della pandemia, il covid ha semplicemente amplificato e reso drammatici gli effetti. Credo che i risultati di alcune commedie uscite al cinema in questi ultimi mesi, e non mi riferisco solo al nostro film, abbiano dimostrato che il pubblico sia diventato più esigente e abbia premiato quei titoli che hanno provato a divertire senza però sacrificare storie e temi che potessero stimolare anche riflessioni ed emozioni più profonde. Al contrario, mi pare che gli spettatori siano stati altrettanto chiari nel “bocciare” un tipo di prodotto più tradizionale e forse un po’ ripetitivo». 

Negli ultimi anni gli spettatori sono diventati molto più esigenti nella selezione dei film da vedere sul grande schermo. Secondo lei, oggi, cosa cerca il grande pubblico dalla commedia in sala?
«Pur non esistendo una ricetta perfetta per rendere il cinema italiano attraente, credo che il pubblico cerchi sempre storie originali (a prescindere dal genere) e, giustamente, non si accontenti più di film composti da una serie di sketch più o meno divertenti. Vuole personaggi e storie in cui riconoscersi e a cui potersi affezionare. È anche molto più attento e competente nel giudicare la realizzazione tecnica di un film. Cerca poi l’attore o l’attrice popolari, e questo non sempre è positivo perché molte volte i produttori, seguendo questa logica, sono più attenti al cast che alla sceneggiatura. Mi pare, invece, che l’elemento più importante per il pubblico resti sempre e comunque la storia, che deve essere in grado di intercettare anche i cambiamenti della società».

Aldo, Giovanni e Giacomo con Poalo Guerra (©Giovanni De Sandre)

Qual è, a suo parere, l’eredità lasciata da Paolo Guerra al nostro cinema?
«Senza dubbio l’aver dato impulso alla realizzazione di alcuni dei più grandi successi al botteghino della storia del cinema italiano in cui la comicità, seppur irresistibile, non ha bisogno di scadere nel volgare, nel dialogo infarcito di ovvie banalità, nella sguaiatezza. I dialoghi e le storie dei film di Aldo Giovanni e Giacomo da lui prodotti hanno sempre riecheggiato anche lo stile dei loro spettacoli teatrali, restando quindi assolutamente originali e spesso surreali, con il trio sempre al di sopra di ogni ovvietà. Questa costante ricerca di una comicità non scontata in film di grande successo è la sua più bella eredità».

Ci può raccontare un suo ricordo personale di Paolo Guerra che rivive con affetto?
«Tra i molti, forse quello più bello, per la sua particolarità e i suoi esiti, è quello dell’ “audizione” che Paolo organizzò proprio per Aldo Giovanni e Giacomo, per decidere se iniziare a lavorare con loro. Da poco tempo il trio aveva partecipato alla trasmissione “Su la testa” di Paolo Rossi, che Paolo aveva prodotto. AGG cercavano insistentemente un contatto con Paolo per instaurare un rapporto di collaborazione, ma per lui era indispensabile vederli confrontarsi col pubblico sul palcoscenico. Non avevano serate e quindi Paolo decise di organizzare per loro uno spettacolo vero e proprio in un piccolo teatro a Cesenatico per vedere come “funzionassero” col pubblico. Disgraziatamente, nonostante la pubblicità, a teatro non venne proprio nessuno, e così il trio si trovò ad esibirsi davanti a Paolo, me, nostro figlio di cinque anni, i miei genitori e il nostro cane. Fecero uno spettacolo straordinario solo per noi. Come anche Giovanni ama ricordare spesso, Paolo diceva di aver deciso di lavorare con loro solo perché avevano fatto ridere anche il bambino ed il cane. Fu l’inizio di una storia che vive ancora oggi».

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