Cinema italiano sotto indagine

Tutti i numeri dei film italiani al botteghino dal 2016 a gennaio 2023

[L’articolo è stato pubblicato sul numero 3-4 del 15-28 febbraio 2023 di Box Office] 

Iniziamo dai dati positivi. Il 2023 è partito bene per il cinema italiano. Nelle prime settimane dell’anno, subito dopo Avatar: La via dell’acqua, le posizioni più alte dei report Cinetel sono state occupate da film italiani, dalle lunghe code dei titoli distribuiti sotto Natale (Il grande giorno, Le otto montagne), alle nuove uscite di gennaio (Tre di troppo, Me contro Te – Il Film: Missione giungla, Grazie ragazzi). Una bella rosa di titoli che in alcuni casi hanno abbattuto il muro dei 4-5 milioni di euro al box office e che stanno confermando l’inversione di tendenza dei film made in Italy avvenuta da settembre 2022 in poi. Da marzo ad agosto 2022 infatti – e qui iniziamo con le note dolenti – le produzioni italiane erano praticamente scomparse dalle top 10 dei migliori incassi. Zoomiamo allora un attimo sul 2022: come sappiamo dai dati Cinetel, l’anno scorso il cinema italiano ha chiuso con un box office di 60,3 milioni di euro (co-produzioni incluse). Sono incassi dimezzati rispetto al pre-Covid: nel 2019 si era sui 135 milioni di euro, nel 2018 oltre 127 milioni, nel 2017 a quota 103 milioni.

Se il 2022, per usare un eufemismo, non è stata una grande annata, alcuni mesi in particolare sono stati pessimi: 2,2 milioni di incasso a maggio; 1,7 milioni a giugno; 758mila euro a luglio; 624mila euro ad agosto. Certo, i mesi estivi sono sempre stati critici per il nostro cinema, ma numeri così negativi non possono essere archiviati con la facile frase “d’estate i film italiani non hanno mai funzionato” (affermazione smentita, tra l’altro, dal risultato di quasi 3,2 milioni di euro dell’agosto 2021 di Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto). Per reggere, l’industria del cinema italiano deve basarsi su un calendario di uscite spalmato su 12 mesi l’anno. Anche perché il prodotto non manca: nel 2022 sono usciti ben 321 titoli. Che vuol dire una media di 26 al mese. Tantissimi film, per pochi incassi: dei 321 film distribuiti, solo 17 (ossia il 5%) hanno incassato più di 1 milione di euro. È evidente: puntare sulla quantità rispetto alla qualità non paga. Senza dimenticare che a una mole così ingente di titoli non può corrispondere una promozione adeguata, col risultato che gran parte delle uscite risulta di fatto invisibile. 

UN CONFRONTO COL PASSATO

Dando uno sguardo agli incassi dal 2016 al 2019, possiamo dire che un’annata di cinema italiano nel pre-Covid valeva sui 130 milioni di euro. Il 2016 era salito a 192 milioni, ma lì c’era stato Quo vado? di Zalone a far schizzare il box office, anche se, va ricordato, il 2016 è stato anche l’anno di un altro grande successo italiano: Perfetti sconosciuti con 16,3 milioni di euro. Hit a parte (di cui parliamo dopo), guardando  le classifiche degli anni pre-pandemia, è evidente che i titoli medi funzionavano meglio. A fronte dei 17 film che nel 2022 hanno superato il milione di euro, nel 2016 se ne contavano 35; nel 2017 erano 28; e sia nel 2018 che nel 2019, erano 33.

 

TROPPI FILM, MA SOPRATTUTTO TROPPI EVENTI

Tornando al 2022, la criticità più evidente già segnalata è che, rispetto agli anni passati, sono usciti troppi film: 321, ben una settantina in più rispetto alla media pre-Covid, e questo a fronte di una domanda inevitabilmente contratta dalla stessa pandemia (il cinema ha perso un certo appeal tra le alternative nell’offerta del tempo libero: secondo il “Rapporto Siae sullo spettacolo e lo sport”, gli spettatori di concerti sono saliti del 75% dal 2020 al 2021, quelli degli eventi sportivi del 18%, mentre il cinema segna un -9%).

Come si vede nel grafico n.10, nel 2019, le release di titoli italiani erano circa 250; nel 2018 254; nel 2017 255; nel 2016 241. Se prima della pandemia, la percentuale di uscite italiane rispetto al totale si aggirava su una percentuale del 35-40%, l’anno scorso è arrivata al 51%: praticamente, una release su due era una produzione nazionale. Troppi film, ma soprattutto troppe uscite-eventi: si è passati dalle 28 del 2016 alle 70 del 2022, con un’impennata del +150%. La scelta di distribuire un titolo per soli 3 giorni feriali, avendo così poi la possibilità di rilasciarlo su piattaforma dopo 10 giorni, è stata una pratica abusata dalla nostra industria. Il 21% dei film italiani distribuiti in sala nel 2022 ha optato per un’uscita-evento. Il dubbio è che una buona parte delle nostre produzioni cinematografiche finanziate con fondi pubblici e tax credit non siano, alla base, progettate per “reggere” una vera e propria tenitura cinematografica. E questo è uno spreco di risorse.

I FILM CHE FUNZIONANO (O FUNZIONAVANO?)

Quali sono e quali sono stati i titoli che invece riescono a passare brillantemente la prova del grande schermo? Sappiamo bene che nei film italiani di maggior successo dal 2016 a oggi, Zalone, con la sua comicità scorretta ma garbata che parla da Nord a Sud, stravince con agilità con i suoi Quo Vado? (65,3 milioni di euro) e Tolo Tolo (46,2 milioni). Gli altri comici particolarmente amati dal pubblico sono Ficarra e Picone con L’ora legale (10,3 milioni) e Il primo Natale (13,4 milioni), oltre al più recente La stranezza (5,4 milioni). Qui la buona notizia è che, se Zalone non ha, almeno fino al momento in cui stiamo scrivendo, l’intenzione di realizzare a breve altri progetti cinematografici, Ficarra e Picone, invece, hanno in programma un film in uscita nel 2023 con Medusa. Gli altri nomi forti sono quelli di Aldo, Giovanni e Giacomo (il loro Il grande giorno è stato il primo film dalla pandemia a superare il milione di presenze), di Alessandro Siani, di Fabio De Luigi, di Calo Verdone (sebbene il suo ultimo film per il cinema risalga al 2018), dei Me contro Te che hanno avuto l’enorme merito di agganciare il target dei 5-10 anni, della squadra Riccardo Milani-Antonio Albanese-Paola Cortellesi che ha invece puntato a costruire delle commedie popolari di qualità. E a proposito di un cinema di qualità capace di parlare anche a un pubblico più ampio, in questi ultimi anni  sono da annoverare Paolo Genovese, Gabriele Muccino, Paolo Virzì, Ferzan Özpetek, Matteo Garrone (il suo Pinocchio nel 2019 era arrivato a 15 milioni), ma anche Moretti, Bellocchio, Amelio e, pur non avendo dati ufficiali  di È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino.

Grande assente in questi ultimi anni, purtroppo, un cinema italiano “giovane”, per un pubblico under 30; ecco perché i pochi esperimenti riusciti in questo senso quali Lo chiamavano Jeeg Robot, la saga di Smetto quando voglio, Veloce come il vento, L’immortale, il primo episodio di Non ci resta che il crimine sono titoli da tenere a mente per provare ancora a costruire storie di appeal per questo segmento di spettatori che, soprattutto dal 2020 in poi, è attratto principalmente dalle produzioni hollywoodiane.  

PENSARE IN GRANDE, CAMBIARE SGUARDO

Oltre alle commedie popolari già citate, vale la pena infine di ricordare come  nel 2022/inizio 2023 abbiano funzionato anche titoli di qualità ambiziosi e coraggiosi come La Stranezza, Le otto montagne, Il colibrì ed Ennio. Film che hanno rischiato, chi sperimentando asset produttivi e squadre attoriali inedite, chi con produzioni dai budget importanti puntando a realizzare prodotti dal respiro internazionale. Forse conviene partire da qui: per tornare ad attrarre spettatori, per convincerli ad andare in sala, il cinema italiano deve  pensare in grande, con storie sì dall’anima italiana ma con uno sguardo e una fattura meno provinciale.

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