Cinema d’essai: 500 sale d’essai

I rapporti tra esercenti e distributori d’essai e tra cinema di qualità e comunicazione dei media sono stati ieri pomeriggio al centro del dibattito a Ravenna. L”occasione è stata la tavola rotonda, organizzata dalla Fice in collaborazione con il Sindacato Giornalisti Cinematografici, “Chi ha paura della qualità? – La distribuzione e la promozione del cinema d’essai tra sogni e bisogni” (moderatore era Laura Delli Colli, presidente SNGCI). In apertura Domenico Di Noia, presidente della Fice (Federazione Italiana Cinema d’Essai), ha ricordato che il Ministero per i Beni Culturali ha ricevuto circa 500 domande per ottenere i premi qualità, da cui si desume che è questo il numero – al di là degli iscritti alla Fice (circa 400**) – di esercenti ormai attivi in questo segmento di mercato, da alcuni anni in crescita. Ne è la riprova la possibilità che oggi il mercato offre – ha dichiarato ancora Di Noia – a certi film d’essai: “È cambiato il rapporto tra esercizio e distributori, qualche film può ormai uscire anche in 100-200 copie”. Lo hanno confermato Georgette Ranucci (Lucky Red) parlando di ‘Magdalene’ (successo al box office, grazie al Leone d’oro di Venezia), e Valerio De Paolis (Bim) a proposito di ‘Viaggio a Kandahar’ dello scorso anno (“che però è un caso unico, a causa della coincidenza con la guerra in Afghanistan” ha detto De Paolis) e della uscita di oggi di ‘Otto donne e un mistero’, in circa 100 copie. Stessa posizione Filippo Roviglioni (01 Distribution), che ha ricordato i successi di film italiani, lanciati in gran numero di copie, della casa di distribuzione da lui diretta.Di Noia ha anche chiesto ai distributori attivi in un questo segmento di non rincorrere i multiplex quando i loro film esplodono al box office: “È grave quando un film di qualità ha successo e poi ci viene “espropriato” per darlo a un multiplex, dove peraltro questi film – lo dicono i dati – ottengono molto meno”. Su questo punto Lionello Cerri, esercente (Anteo di Milano) e produttore con Albachiara, ha fatto un distinguo: “Se come esercente sarei per l’eliminazione dell’obbligo dei multiplex di programmare il 15% del prodotto italiano ed europeo, da produttore riconosco che anche solo una settimana in un multiplex magari fa incassare a un mio film solo dieci milioni di vecchie lire, ma moltiplicati per gli ormai oltre 50 multiplex possono comunque fare un discreto fatturato”.

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