Ciné 2023, il cinema italiano al centro del convegno di Box Office

I risultati, le potenzialità ma anche gli aspetti su cui lavorare della produzione nazionale sono stati l’oggetto del panel organizzato dalla rivista pubblicata da Duesse Communication. Un panel di confronto costruttivo al quale hanno partecipato Lucia Borgonzoni, Paolo Del Brocco, Luigi Lonigro, Mario Lorini, Federica Lucisano, Massimiliano Orfei e Vittoria Puccini

“Cinema Italiano: è vera rivoluzione?”. È questo il titolo – volutamente provocatorio – del convegno organizzato da Box Office che ha aperto l’edizione 2023 delle Giornate di Ciné, la manifestazione dedicata al settore cinematografico in corso a Riccione dal 4 al 7 luglio. La produzione filmica nazionale, i suoi risultati al box office, il rapporto con un pubblico in parte ritrovato e in parte da riconquistare dopo la pandemia, ma soprattutto le sue potenzialità di ulteriore sviluppo in primis anche in mercati stranieri, sono stati al centro del panel promosso dalla rivista edita da Duesse Communication in collaborazione con Anica e Anec.

A rimbalzarsi analisi e riflessioni sono stati Lucia Borgonzoni (Senatrice e Sottosegretario di stato al MiC), Paolo Del Brocco (Amministratore Delegato di Rai Cinema), Luigi Lonigro (direttore di 01 Distribution e presidente unione editori e distributori Anica), Mario Lorini (presidente Anec), Federica Lucisano (amministratore delegato di LMG/IIF e vicepresidente unione produttori Anica), Massimiliano Orfei (amministratore delegato di Vision Distribution) e Vittoria Puccini (attrice e presidente UNITA).

I NUMERI PRIMA DI TUTTO

Il convegno è stato aperto da Massimo Proietti che, in qualità di membro del CDA di Cinetel, ha illustrato i risultati dell’analisi di profilazione del pubblico realizzata da CinExpert sui primi sei mesi del 2023. Analisi che ha evidenziato come questo primo semestre sia stato positivo per il settore theatrical nazionale, segnando un grande recupero della nostre sale con un totale di 31 milioni di presenze, ovvero un +56% sul 2022, e solo un -34% sul pre-Covid (media annate 2017-18-19). Ma soprattutto, da aprile in poi si è assistito a un’inversione di tendenza importante: se da gennaio a marzo si viaggiava su un -50% rispetto al pre-Covid, ad aprile si è arrivati a -26%, a maggio a -10% e a giugno addirittura a un +21%. Un bel recupero al quale ha contribuito soprattutto il pubblico femminile che finalmente è tornato a frequentare con regolarità le sale. La fascia di spettatori che invece è ancora in sofferenza è quella degli over 50 che, sulla base degli studi di CinExpert è proprio il pubblico di riferimento principale dei film italiani.

CINEMA REVOLUTION: UNA MANIFESTAZIONE “D’URTO” CHE VERRA’ RIPROPOSTA ANCHE L’ANNO PROSSIMO

Come noto, per sostenere i film italiani che storicamente d’estate hanno un calo a livello di numero di uscite e di risultati al box office, quest’anno il MiC ha lanciato l’iniziativa Cinema Revolution con il biglietto scontato a 3,5 euro per i titoli nazionali. «Abbiamo fortemente voluto questa iniziativa per aiutare le sale che come sappiamo sono state l’anello della filiera che ha più sofferto» ha dichiarato la Senatrice e Sottosegretario di stato al MiC Lucia Borgonzoni. «Proporre i biglietti a 3,5 euro è un modo per dare uno scossone al nostro mercato: sappiamo benissimo che lo sconto non basta per riempire i cinema, ma questo è uno strumento utile per alzare le presenze. Il prossimo anno lo rifaremo, sperando che ci siano ancora più titoli italiani in uscita. Annunciando la manifestazione con questo anticipo siamo convinti che i produttori e i distributori saranno in grado di aumentare l’offerta di produzione nazionale in programmazione da giugno a settembre».

UN’INDUSTRIA CHE NON VALORIZZA LA SALA NON VA LONTANA

Per la sostenibilità della produzione cinematografica nazionale una cosa è fondamentale: la centralità della sala. Lo ha ribadito ancora una volta Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema: «un’industria che non valorizza lo sfruttamento theatrical non va lontana. Il Ministero deve fare tutti gli interventi possibili per sostenerle e migliorarle. Non solo, bisognerebbe trovare delle forme di stimolo per riaprire ulteriori cinema: a Roma ci sono quartieri di 300mila abitanti dove non si trovano sale. Il MiC ha dimostrato che il cinema è stato una priorità per il Governo. Governo che ha fatto tantissimo, con misure che non si sono viste in nessun altro Paese. Gli incentivi sul tax credit sono stati vitali, anche e soprattutto quello sulla distribuzione che è stato decisivo affinché i film uscissero». 
Del Brocco ha anche rimarcato una certa ritrosia da parte dei produttori italiani ad uscire d’estate coi propri film: «dobbiamo cambiare prospettiva e programmare film che abbiano un peso sul box office anche nei mesi caldi. È decisivo. Ecco perché è importante l’esperimento di quest’anno di Cinema Revolution».
Altro tema delicato è quello di una produzione eccessiva: «Negli anni della pandemia abbiamo prodotto tantissimi film, ma lo abbiamo fatto anche come “mandato da parte del Governo” per sostenere il settore. Ora bisogna trovare un nuovo equilibrio e prediligere la qualità rispetto alla quantità, oltre a puntare a un prodotto più internazionale».

UN PRODOTTO PIU’ INTERNAZIONALE

Sulla necessità di realizzare film che abbiano le potenzialità di raggiungere i mercati esteri si è soffermato con decisione anche Massimiliano Orfei, amministratore delegato di Vision Distribution: «il cinema italiano è in buona salute, solo la Francia ha una quota di mercato nazionale superiore alla nostra. Questo ce lo dobbiamo ripetere. C’è però un anello mancante nella catena di uno sviluppo sostenibile del nostro cinema: sviluppare ricavi sul mercato internazionale. Lì c’è un gap molto importante. Per conquistare i mercati all’estero i film italiani devono avere una production value molto superiore rispetto al cosiddetto “prodotto medio” che si realizza spesso. Dobbiamo riflettere su cosa fare per intercettare il pubblico internazionale».
Altra criticità evidenziata da Orfei è uno scollamento tra il pubblico di cinema in sala e pubblico delle piattaforme: due tipologie di spettatori sempre più separati. «Queste due tipologia di spettatori si stanno distanziando. Dobbiamo ricollegarle, anche perché noi produciamo film che hanno bisogno di entrambi gli sfruttamenti».

NUOVE GENERAZIONI 

Per Federica Lucisano, amministratore delegato di LMG/IIF e vicepresidente unione produttori Anica, un terreno di azione strategico per rendere più attrattivo il cinema italiano è quello del ricambio generazionale. «La pandemia ha acuito quei segnali di stanchezza del pubblico verso il cosiddetto prodotto medio nostrano. Una stanchezza derivante dalla mancanza di ricambio, verso film con sempre le stesse facce e poche sperimentazioni. Il nostro cinema ha visto poco ricambio generazionale, e questo anche perché quei timidi tentativi attuati in merito non avevano funzionato. Ma non possiamo fermarci se le cose non funzionano subito: in questo senso riporto spesso l’esempio di Gabriele Muccino, i cui primi film non avevano avuto risultati eccezionali al box office ma che però poi ha stupito con L’ultimo bacio».
Dunque, bisogna investire sulle nuove generazioni di attori, di registi, ma anche di spettatori: «Ritengo fondamentali le iniziative del MIUR per portare il cinema nelle scuola e costruire così gli spettatori di domani».

QUANDO I FILM SONO PENSATI PER IL PUBBLICO, IL PUBBLICO ARRIVA

Per Luigi Lonigro, direttore di 01 Distribution e presidente unione editori e distributori Anica, c’è innanzitutto un mito da sfatare: «non è vero che il cinema italiano è debole: siamo il secondo Paese in Europa per quota di mercato nazionale dopo la Francia, e la nostra percentuale è nettamente meglio di quella di Germania e Spagna. Il nostro mercato sta riprendendo a funzionare. È ingenuo pensare che il biglietto a 3,5 euro possae in automatico riempire le sale. Quello che conta è sempre il prodotto, non il prezzo. Detto questo, dobbiamo lavorare per far sì che il prodotto italiano torni centrale, con titoli di qualità e titoli popolari che possano incontrare gli spettatori. Bisogna lavorare sulla qualità del prodotto. Sulla selezione del prodotto, anche internazionale. Non tutti film hanno le caratteristiche per andare in sala. Quando i film sono pensati per il pubblico, il pubblico lo trovano. Cinema Revolution è un tassello fondamentale per costruire il nostro futuro: è un progetto triennale che, anno dopo anno, contribuirà a ridare peso al cinema italiano. Ma anche a ridare peso all’Italia nello scenario globale, in modo da non farla finire nella casella “altri Paesi” quando si analizzano le performance al box office nazionale dei blockbuster».

IL RUOLO STRATEGICO DELL’ESERCIZIO

Il presidente Anec Mario Lorini ha sottolineato il ruolo strategico dell’esercizio in questi ultimi anni a cavallo della pandemia. Anni in cui l’esercizio ha fatto squadra anche con gli altri attori del mercato «sviluppando iniziative di grande utilità come la ricerca di CinExpert (un lavoro incredibile che ci indica la strada giusta da seguire), l’implementazione di Cinetel, o gli Anec Lab. Un’esperienza fantastica, quest’ultima, dove esercenti e distributori hanno smesso di aver paura di confrontarsi, ma anzi hanno visto le grandi potenzialità dell’incontrarsi e dialogare. Sia nell’esercizio sia nella distribuzione, chi ha esperienze fantastiche ,le deve mettere in campo. Bisogna aiutarsi, soprattutto ora che la sala è tornata centrale».

LO STAR SYSTEM CHE FA BENE ALL’INDUSTRIA

Infine, Vittoria Puccini (attrice e presidente UNITA) ha parlato del ruolo strategico che anche i talent hanno nella promozione del cinema italiano: «Gli incontri degli attori e registi con il pubblico in sala sono oggi importantissimi. Con il Covid questa pratica si era un po’ persa, ed invece la risposta degli spettatori è oggi caldissima. Dobbiamo lavorare per costruire uno star system che in Italia un po’ manca e che invece può fare solo bene all’industria. Altro punto centrale è la qualità dei nostri film. Oggi il pubblico è molto esigente. Servono film di qualità, ma anche una qualità professionale sempre più alta di noi attori. Qualità professionale che è possibile implementare solo grazie a dei contratti nazionali che ci consentano di coprire i periodi di inattività strutturali del nostro lavoro per trasformali in momenti in cui studiare e investire su noi stessi». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare boxofficebiz.it