Bridging the Dragon, le prospettive di collaborazione tra Europa, Cina ed Estremo Oriente asiatico

Le considerazioni e i dati emersi dal panel organizzato dall'associazione dei produttori di Bridging the Dragon all'ultima edizione dell'EFM di Berlino

Al recente European Film Market di Berlino l’associazione di produttori Bridging the Dragon ha tenuto il suo tradizionale forum che per la prima volta ha allargato il suo sguardo oltre la Cina includendo nuovi Paesi e realtà dell’Estremo Oriente. A seguire le considerazioni e i dati emersi dall’incontro.

Durante la pandemia il mercato cinematografico cinese è calato drasticamente a causa delle rigorose politiche di restrizione della Covid e della mancanza di nuovi contenuti. Ma, rispetto agli anni passati dove la Cina è arrivata a rappresentare da sola la maggioranza dei ricavi dei film europei (un dato che pochi sanno), i film stranieri sono quasi scomparsi con i film nazionali che hanno conquistato la quota dominante del mercato, con il 90% degli incassi totali. Similmente il numero di coproduzioni internazionali è stato il più basso di sempre.

Tuttavia, non bisogna dimenticare le dimensioni del mercato potenziale cinese. Il paese ha più di 250 città con più di 1 milione di abitanti, di cui circa 20 megalopoli con più di 20 milioni di abitanti. Ad oggi, ci sono circa 80.000 schermi e si prevede che nei prossimi 20 anni questo numero salga a 160.000. Questo dato geo-demografico fa della Cina un territorio sempre strategico e nel lungo periodo ricco di opportunità per i film makers stranieri.

La dimostrazione di ciò è apparsa subito con la fine dei lockdown. Durante la Festa della primavera (l’equivalente del nostro fine anno) gli incassi hanno superato i 920 milioni di euro in soli 7 giorni, il secondo più alto incasso fino ad oggi per questo periodo e il 16% in più rispetto al 2019, prima della pandemia. Il solo film di Zhang Yimou Full River Red ha incassato al cinema 354 milioni di euro.  Questo fenomenale ritorno lascia prevedere che il mercato potrebbe riesplodere più forte di prima. E anche la presenza di film cinesi alla Berlinale di quest’anno mostra questo segno di vitalità con sei titoli in anteprima, tra cui due in concorso, la più ampia selezione di film cinesi alla Berlinale fino ad oggi.

Ma, nel frattempo, anche altre regioni asiatiche come il Giappone, Corea o Taiwan stanno assistendo all’esplosione della loro industria audiovisiva che, per la prima volta, guarda oltre il solo mercato interno. La Corea del Sud ha sviluppato film e serie televisive innovativi e audaci, esplorando nuovi generi e diventando popolare in tutto il mondo (Squid game, Parasite, ecc.); il Giappone ha continuato e modernizzato la sua tradizione di animazione diventando un cult fra le nuove generazioni; Taiwan ha lanciato un nuovo fondo di coproduzione che sta attraendo molte società internazionali interessate a girare film con ambientazioni cinesi, ma che preferiscono evitare le difficoltà delle procedure della Repubblica popolare. Queste industrie si basano molto sui contenuti locali, ma spesso riescono a renderli appetibili per il pubblico internazionale. Per questo produttori e i finanziatori internazionali stanno rivolgendo loro una grande attenzione.

Nel panel EFM di quest’anno Bridging the Dragon ha cercato di fare il punto sulla collaborazione potenziale tra Europa e Asia riunendo specialisti europei e di diverse regioni asiatiche.

Eunjung Yoo, amministratore delegato e produttore della società coreana BlessU Pictures, ha condiviso le sue osservazioni sull’espansione dei contenuti coreani nel mercato globale sulla base della sua esperienza di coproduzione internazionale. «Tutti vogliono il prossimo Parasite o Squid Game», ha detto, «ed è così che ora i nostri talenti diventano globali e noi li seguiamo. Questa è la scintilla della nostra internazionalizzazione». Yoo ritiene che la coproduzione o qualsiasi collaborazione possa portare nuove idee creative, ma è un processo che richiede tempo. Può essere difficile per il pubblico generalista coreano accettare contenuti percepiti come troppo stranieri e per questo all’inizio la collaborazione con l’industria cinematografica europea è ancora più facile per i film d’essai. Però esistono forti possibilità di collaborazione tra le diverse regioni asiatiche, come dimostra il costante scambio di IP tra Corea, Giappone e Cina. Molte serie e film coreani sono stati distribuiti o rifatti con successo in Cina, che è anche un grande sbocco per gli anime giapponesi. Anche durante la pandemia, gli adattamenti di IP coreane e i remake di film giapponesi sono stati in cima al box office cinese.

L’importanza dei talenti nella coproduzione internazionale è stata ribadita anche da Patrick Huang, fondatore e produttore della società taiwanese Flash Forward Entertainment (che opera anche nella Cina continentale). Finora non ci sono molti casi di successo di film in lingua cinese con un grande impatto internazionale e l’industria locale fa ancora affidamento principalmente sul mercato interno. Una delle ragioni è che gli attori cinesi non sono abbastanza conosciuti dal pubblico occidentale. Sta emergendo però una nuova generazione di talenti che osano sfidare il modo tradizionale di fare cinema e di raccontare storie e riescono così a raggiungere il pubblico mondiale. In questo senso, gli streamer possono svolgere un ruolo importante, promuovendo le star e i talenti asiatici sul mercato globale.

Carles Montiel, direttore della divisione cinematografica del gruppo spagnolo The Mediapro Studio, recentemente acquisito da un fondo cinese, ha sottolineato che la pandemia ha naturalmente creato molti ostacoli alla coproduzione. Ma ora, con l’abbandono della politica Covid-Zero, la collaborazione tra Europa e Cina riprenderà e il gruppo sta ora esplorando attivamente tutti i tipi di contenuti che potrebbero collegare i due mondi.

Il responsabile delle operazioni internazionali del famoso studio di animazione giapponese Production I.G. (franchise di Ghost in the shell), l’italiano Francesco Prandoni, ha ricordato ai produttori di “fare prima le loro ricerche” prima di tentare di lavorare con il Giappone, il terzo mercato mondiale per incassi e uno dei due mercati più significativi dell’Estremo Oriente. Nel 2021, in piena pandemia, il botteghino giapponese ha sorprendentemente raggiunto 1,42 miliardi di dollari e il numero di spettatori è salito dell’8% a 115 milioni. Come in Corea, anche in Giappone i progetti cinematografici sono ancora per lo più finanziati da privati e tendono a essere ancora più locali. L’animazione è ovviamente uno dei generi più redditizi, ma i vari studi lavorano ancora all’interno del proprio circolo interno e hanno ciascuno una personalità unica. Per questo motivo, quando si cerca un partner, è necessario individuare con precisione quello giusto. “Non si può chiedere una canzone per bambini ad una band heavy metal. Devi sapere qual è lo stile del partner a cui ti stai rivolgendo”. Una caratteristica interessante è che anche all’interno del Paese gli studi collaborano spesso tra loro per condividere i rischi. Da questa abitudine storica può nascere la possibilità di lavorare anche con partner internazionali.

In conclusione, tutti gli oratori sono stati d’accordo con la possibilità di collaborazione nell’era post-pandemica considerando anche altre regioni interessanti come Singapore, Malesia o Indonesia.

È un viaggio nuovo e pionieristico che, oltre all’aspetto industriale, potrà avvicinare popoli e culture diverse, facilitando il dialogo e la comprensione reciproca.

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