Di seguito l’intervista ad Antonio Medici, amministratore delegato di Bim distribuzione, pubblicata sullo Speciale Distribuzione in allegato alla rivista Box Office del 15-30 dicembre (n. 21-22). Per leggere tutto lo Speciale Distribuzione clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.
Quali sono i vostri film di punta in uscita sul grande schermo nel prossimo semestre?
«Il nostro film di Natale, uscito il 7 dicembre, è Il corsetto dell’imperatrice, la cui protagonista Vicky Kieps ha ottenuto il premio come migliore attrice in Un Certain Regard a Cannes. Il film ha vinto il London Film Festival ed è stato presentato anche alla Festa del Cinema di Roma dove ha molto emozionato gli spettatori. Per la potenza delle immagini e delle interpretazioni, è un film che va visto sul grande schermo ed è la proposta perfetta per una controprogrammazione natalizia. Poi abbiamo Close di Lukas Dhont, che abbiamo comprato insieme a Lucky Red, e una commedia francese molto riuscita, L’innocent, diretta e interpretata da Louis Garrel. Con questo film in uscita a gennaio, presentato a Cannes ed a Roma, prosegue la collaborazione con Movies Inspired. A marzo sarà la volta di Emily di Frances O’Connor, sulla grande scrittrice Emily Brontë interpretata da Emma Mackey. È un film che, inserendosi nel filone iniziato con Ragione e sentimento, racconta cosa si nasconde dietro la creazione di un capolavoro senza tempo come Cime tempestose. Anche in questo caso un film da vedere assolutamente sul grande schermo. Sempre a marzo avremo la nuova opera di François Ozon, Mon Crime, giallo corale con uno splendido cast, tra cui Isabelle Huppert, Dany Boon e Fabrice Luchini. Il film uscirà l’8 marzo in Francia in oltre 500 schermi. Poi vorrei citare due italiani: il nuovo film d’animazione di Enzo D’Alò, Mary e lo spirito di mezzanotte, tratto da un romanzo di Roddy Doyle, e il primo toccante film da regista di Giuseppe Fiorello, Stranizza d’amuri. In ambito più commerciale avremo Misantrope di Damián Szifron, con Shailene Woodley, una storia sulla scia de Il silenzio degli innocenti con un’investigatrice a caccia di serial killer, due titoli horror ed un’anima-zione dai produttori di Shrek. Vorrei citare anche On the Fringe, prodotto e interpretato da Penélope Cruz, presentato a Venezia ad Orizzonti, che è già stato definito come un Ken Loach spagnolo».

On the Fringe
Quali sono le criticità e le urgenze che il mercato è chiamato ad affrontare per riprendersi il prima possibile?
«Di criticità a mio parere ce n’è soprattutto una, ovvero riportare il cinema al centro dell’interesse delle persone. La mia analisi è che il pubblico abbia smesso di andare al cinema solo “per andare al cinema”, oggi si sceglie il film: se interessa il film si va al cinema, altrimenti no. La considero una dinamica molto pericolosa, perché significa che ogni volta c’è posto solo per uno o due prodotti, di qualità o commerciale: cosa che rende felice il distributore di turno, ma di certo non rappresenta una tendenza sana per il mercato. L’urgenza è quella di riportare il pubblico in sala. Oggi gli spettatori scelgono un film sul grande schermo a settimana e tutti gli altri titoli è come se non esistessero. Di cinema e dei film visti non si parla più, tutte le conversazioni ruotano attorno alle serie Tv, buone o meno che siano. Il cinema non è più di moda. Eppure durante la Festa del Cinema di Roma, o durante Cinema in Festa, le sale erano piene. Perché? Perché queste manifestazioni fungono da catalizzatori di interesse».

Emily
Quali proposte o suggerimenti avanzerebbe per riattivare il legame con il pubblico?
«Intanto non si può pensare di recuperare il pubblico in un mese. Bisogna ideare un progetto a lungo termine, che duri almeno fino all’estate 2023. Un’azione che veda produttori, distributori, esercenti, istituzioni e mondo della cultura uniti nello sforzo congiunto di riportare il Cinema al centro dell’interesse del pubblico. L’interesse deve essere risollecitato. I film restano fondamentali, ma bisogna anche differenziare l’esperienza della sala da quella casalinga. Infine, distributori ed esercenti dovrebbero lavorare di più insieme: gli esercenti conoscono il loro pubblico e sanno come stimolarlo, i distributori possono avere una visione più ampia. Le due cose andrebbero messe insieme per valorizzare la proposta cinematografica. Bisogna puntare all’interazione: tante azioni, piccole e grandi, messe insieme nel lungo periodo».
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