Di seguito l’intervista ad Aldo Lemme, Head of Theatrical Distribution di Adler Entertainment, pubblicata sullo Speciale Distribuzione in allegato alla rivista Box Office del 15-30 dicembre (n. 21-22). Per leggere tutto lo Speciale Distribuzione clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.
Quali sono i vostri film di punta in uscita sul grande schermo nel prossimo semestre?
«I film Adler che usciranno nel primo semestre 2023 saranno quasi tutte sfide italiane, ad eccezione dell’action francese Novembre, di Cédric Jimenez e con Jean Dujardin, sui giorni degli attentati di Parigi nel novembre 2015 nei quali, per mano dell’Isis, morirono 137 persone inclusi gli attentatori. Tornando ai prodotti italiani usciremo con la nostra coproduzione Conversazioni con altre donne, remake dell’omonimo film americano del 2005 (allora interpretato da Aaron Eckhart ed Helena Bonham Carter), diretto da Filippo Conz e con Valentina Lodovini e Francesco Scianna. Segue l’incontro tra due ex che, dopo tanto tempo, realizzano di essere ancora innamorati l’uno dell’altra e, allo stesso tempo, di non essere in grado di stare insieme. È un film intenso sulle maschere che indossiamo contrapposte a chi siamo veramente. Usciremo poi con Delta di Michele Vannucci, interpretato da Alessandro Borghi e Luigi Lo Cascio, prodotto da Groenlandia, incentrato sulla caccia a un uomo nelle zone uniche del delta del Po. Infine avremo un’altra coproduzione Adler: Suspicious Minds di Emiliano Corapi. Tra le anticipazioni vorrei ricordare Quicksand, Mr. Blake at Your Service, Kina e Yuk e Artist in Residence, tutti film internazionali acquisiti, in sala tra la seconda parte del 2023 e il 2024».

Delta
Quali sono le criticità e le urgenze che il mercato è chiamato ad affrontare per riprendersi il prima possibile?
«C’è una forbice inammissibile fra gli incassi dei grandi film e quelli dei film medi. Lo spettatore sembra disposto ad andare al cinema solo per vedere titoli ritenuti imperdibili e non procrastinabili, come se tutto il resto di prodotto fosse tacitamente rimandabile alla fruizione casalinga. Questa era una tendenza già accennata prima del Covid ma che negli ultimi due anni si è consolidata con conseguenze drammatiche per l’esercizio e per la distribuzione theatrical. La ricetta magica per far tornare in sala gli spettatori anche per i titoli meno altisonanti è rieducare il pubblico più anziano, che prima della pandemia andava molto al cinema, e i più giovani che tendono a non andare in sala. Non è facile immaginare come innescare questo processo, ma sicuramente l’attenzione al prodotto, la qualità dell’esperienza in sala, la regolamentazione delle finestre di sfruttamento sono tutti punti che vanno affrontati con urgenza a livello aziendale, istituzionale e normativo».
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