L’inizio dell’anno nuovo è sempre tempo di bilanci. Si prova a giudicare l’anno appena trascorso e si tenta di prevedere l’andamento di quello nuovo. Risultati alla mano, il 2023 ha accorciato ulteriormente la forbice con il pre-pandemia, tra incredibili sorprese, qualche outsider e diversi film medi tornati a incassare cifre importanti ai botteghini (Napoleon e Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, solo per citarne alcuni).
Ma archiviato un anno forse leggermente al di sopra delle previsioni iniziali, ha iniziato a farsi largo qualche dubbio sulle potenzialità dell’offerta 2024. In particolare, si temono le conseguenze degli scioperi nordamericani e la possibile assenza di fenomeni cinematografici oltre i 20-30 milioni di euro. Eppure andrebbe ricordato che solo pochi mesi fa, sulla carta, nessuno avrebbe mai scommesso che Barbie, Oppenheimer e C’è ancora domani potessero raggiungere vette così alte al box office. Tre case history che hanno visto una concertazione totale tra distribuzione, esercizio e – per il film della Cortellesi – produzione, dando vita a una comunicazione che poco alla volta si è autoalimentata e che ha reso possibile un crescente passaparola di settimana in settimana.
Cosa ci aspetta, quindi, quest’anno? Partiamo dall’assunto che sono già in calendario potenziali nuovi fenomeni cinematografici e che il secondo semestre dovrebbe essere più forte del primo. Poi, però, bisogna crederci. Non tanto perché il crederci trasforma un’offerta debole in una più forte. Ma perché se non si crede in un film, difficilmente si investiranno tempo e risorse e si punterà a tagliare traguardi ambiziosi. Quante volte si sente il leitmotiv “tanto si sapeva che quel film non avrebbe fatto niente”. In alcuni casi è vero, non c’è dubbio, ma in altri ci si chiede: è stato fatto davvero tutto il possibile per lanciare, valorizzare e promuovere quel titolo? Questa è una domanda che si dovrebbero porre tutti i soggetti coinvolti, come richiamato più volte sulle pagine di questa rivista. E su questo punto l’esercizio ha ancora ampio spazio di manovra potendo lavorare con largo anticipo, senza attendere che produttori e/o distributori diano il via alla campagna marketing. Magari coordinandosi al fine di creare un evento nell’evento, ovvero nel proprio cinema. Certo sarà facilitato chi ha rinnovato le proprie strutture, dando allo spettatore una sensazione palpabile di novità. È un dato di fatto che le presenze dei cinema rinnovati siano superiori rispetto a chi non ha ancora investito in comfort, tecnologia e servizi.
E, infine, un’ultima valutazione. Come lo stesso Simone Gialdini ha sottolineato nell’intervista di copertina, se il trend del 2023 dovesse confermarsi, sarebbe già in corso un nuovo cambio di stagione. Non solo in senso figurato. Perché l’inizio anno, tradizionalmente tra i momenti più redditizi in sala, nel 2023 si è rivelato più debole, mentre il cambio di passo è avvenuto ad aprile con Super Mario Bros. per poi confermarsi con Barbie e Oppenheimer tra luglio e agosto. Non resta, quindi, che ricercare in ogni film l’occasione di stupire e di essere stupiti. E se in questo modo ogni titolo incassa qualcosa in più, il risultato finale sarà indubbiamente a beneficio di tutto il mercato
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