Per quanto la primavera alle porte faccia ben sperare in una flessione dei contagi, la situazione resta incerta e complessa. Intanto il pubblico – forse sarebbe meglio specificare il “potenziale pubblico” – continua a non essere a conoscenza dei film usciti, è confuso sulle restrizioni in vigore, non è stimolato a informarsi sulla programmazione in sala, non si fida dei luoghi chiusi. Per questo la parola d’ordine deve essere “guidare”. Gli spettatori vanno informati, affascinati e incentivati a fruire cinema in sala, piuttosto che a casa propria. Non basta attendere il posizionamento di un film e sperare che le sale si riempiano come per magia. Servono iniziative coraggiose, pianificate con largo anticipo, e proiettate in avanti.
Il secondo spot All-Star è stato confezionato e ora si attende solo di poterlo lanciare nel momento più propizio per il mercato. Benissimo. E poi? Cos’altro si può fare per rilanciare il mercato? Forse, come già auspicato da Luigi Lonigro, presidente dell’unione editori e distributori Anica, si dovrebbe prendere spunto e “copiare” dai nostri vicini di casa. Ad esempio dalla Spagna per realizzare una campagna marketing massiccia in Tv e sul web che comunichi quanto i cinema siano luoghi sicuri, o dalla Francia per pianificare una Festa del Cinema coi fiocchi, al giusto prezzo, nel numero di giorni più appropriato. Anche le sale devono fare un salto di qualità per valorizzare al meglio e più in profondità la programmazione e i restyling dei propri cinema. Non si può fare affidamento solo sugli aficionados, bisogna allargare gli orizzonti e investire nella comunicazione.
Insomma, è fondamentale muoversi come un’industria matura, unita, protesa verso operazioni sistematiche e lungimiranti. Altrimenti risulterà inevitabile replicare gli stessi errori e subirne le conseguenze in un loop senza fine, continuando a dare la colpa agli umori del pubblico, agli studios americani che spostano i film, ai produttori italiani che a loro volta attendono tempi migliori, all’invasione delle piattaforme streaming. Magari sperando ancora una volta in nuovi ristori (perlomeno chi potrà beneficiarne e fin quando si potrà), credendo che possano bastare a risollevare le sorti del settore.
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