Quando una grande produzione americana si afferma con forza al box office, il rischio è spesso quello di dare per scontato i risultati senza analizzare in profondità le ragioni del successo. Eppure, a volte, è essenziale fermarsi e guardarsi indietro per comprendere meglio l’andamento del mercato e le attese del grande pubblico, troppo spesso considerato un’entità astratta e non un insieme di singole identità con desideri e opinioni. Un esercizio di stile che andrebbe fatto, ad esempio, con due grandi successi dell’anno: il film d’animazione Super Mario Bros. e la commedia in rosa Barbie. Due casi che presentano più punti in comune di quanti non sembri a prima vista. Innanzitutto, entrambi i titoli sono basati su celebri proprietà intellettuali che hanno segnato la crescita di molti spettatori (i videogiochi di Nintendo e le bambole di Mattel), ma sono anche film che gettano solide fondamenta per edificare nuove franchise cinematografiche. Se, infatti, i maggiori studios americani continuano a puntare sulle franchise, non tutte funzionano e sono diverse ormai quelle che, raschiando il fondo del barile e portando avanti storie poco incisive, riscuotono sempre minor attenzione. Il pubblico, infatti, è affamato di novità e quest’anno Super Mario Bros. e Barbie l’hanno offerta
su un piatto d’argento. Novità che Universal Pictures e Warner Bros. Discovery hanno saputo trasformare in veri e propri film di tendenza grazie a incredibili campagne marketing, rendendo questi titoli due appuntamenti imperdibili. Risultati resi possibili siglando importanti partnership, come i pacchi Amazon brandizzati e i video virali di Super Mario Bros., o i numerosi capi di abbigliamento in rosa e la possibilità di prenotare a Malibu una casa a tema Barbie. In definitiva, dietro ogni grande successo c’è sempre un grande lavoro di selezione e comunicazione. Nel frattempo negli Stati Uniti è ancora in corso lo sciopero sceneggiatori-attori. Un processo che rischia di avere ripercussioni sul mercato cinematografico mondiale, portando allo slittamento di importanti film in un momento così delicato come la ripresa post-pandemica.
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