Quest’anno Vivo Film compie 20 anni. Ci raccontereste l’evoluzione della vostra casa di produzione e il suo momento presente?
Marta Donzelli: «Veniamo entrambi dal mondo dell’editoria, siamo partiti con i documentari contando sulle idee, sul contatto con gli autori (i primi compagni di viaggio – tra gli altri – Corso Salani, Daniele Vicari, Pippo Mezzapesa, Claudio Giovannesi) e su una grande curiosità. Il primo lavoro di “finzione” è stato Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, presentato a Cannes nel 2010: un film senza dialoghi, né musica, eppure venduto in tutto il mondo. Il nostro percorso è poi proseguito con tante autrici e autori (come Emma Dante, Laura Bispuri, Andrea De Sica, Susanna Nicchiarelli, Federico Bondi, Michela Occhipinti, Chiara Malta, Maura Delpero, Abel Ferrara, Francesco Lagi, fino ai recenti esordi di Carolina Pavone e Milad Tangshir) che ci sembrava ponessero domande nuove dal punto di vista della forma e del contenuto».
Gregorio Paonessa: «Le strade che continuiamo a percorrere sono quelle della ricerca di nuovi talenti e del lavoro insieme agli autori con cui è iniziato un percorso. Crediamo nella centralità della sala cinematografica e della visione collettiva, e continuiamo ad avere una vocazione per le coproduzioni internazionali».
Come descrivereste il vostro modello di business?
MD: «Cerchiamo di trovare un punto di mediazione tra le necessità di un’impresa che ha raggiunto significativi volumi di produzione e l’esigenza di non abbandonare una dimensione artigianale. Portiamo avanti progetti che richiedono di volta in volta un lavoro sartoriale. Per quanto riguarda i finanziamenti, cerchiamo di puntare a un mix di risorse che arrivano dal mercato e risorse pubbliche (italiane ed europee)».
GP: «Stiamo anche riflettendo su come diversificare, sviluppando i primi progetti di serialità e prodotti destinati alle piattaforme, pur volendo mantenere al centro il cinema per la sala».
Quali sono i vostri prossimi film in arrivo sul grande schermo?
GP: «Dal 31 ottobre è in sala, con Lucky Red, Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre (una produzione Vivo film e Jolefilm con Rai Cinema), il primo film di finzione dedicato al segretario del Pci, che ha aperto la Festa del Cinema di Roma. È il risultato di un lavoro impegnativo di ricerca e scrittura che abbiamo seguito sin dalle sue primissime fasi, e anche qui importanti sono state le coproduzioni, in questo caso con il Belgio e la Bulgaria. Inoltre, all’inizio del 2025, sempre con Lucky Red, uscirà Grand Tour di Miguel Gomes, Palma per la Miglior regia all’ultimo Festival di Cannes. Si tratta di un film girato in gran parte in teatro di posa a Roma, con una quota italiana molto importante, di fatto quasi pari a quella portoghese anche grazie al prezioso fondo MiC per le coproduzioni minoritarie. È bello pensare che ci sia il contributo di tante maestranze italiane nel candidato portoghese all’Oscar».
![Grand Tour still 2 © 2024 – Uma Pedra No Sapato – Vivo film – Shellac – Cinéma Defacto](https://boxofficebiz.it/wp-content/uploads/2024/11/Berlinguer.-La-grande-ambizione-still-18-©-Vivo-film-Jolefilm-Tarantula-Agitprop.jpg)
Berlinguer. La grande ambizione
Potete darci qualche anticipazione sulle vostre produzioni in fase di lavorazione, o sul set?
MD: «Stiamo lavorando su due set. A fine settembre sono iniziate le riprese del terzo film di Andrea De Sica, liberamente ispirato a un caso di cronaca che fece scandalo sul finire degli anni ‘60. È una produzione Vivo film e Wildside, in coproduzione con Vision. Poi siamo sul set dell’opera prima del giovane talento Francesco Sossai, Le città di pianura, un road movie ambientato in un Veneto che il regista esplora come se fosse un continente. Siamo orgogliosi di essere riusciti, con Rai Cinema, ad accompagnare questo esordio».
Come avete affrontato quest’ultimo anno di attività segnato dallo stallo legato alla riforma tax credit?
GP: «Con preoccupazione e in paziente attesa. Non abbiamo prodotto nulla fino alla fine di settembre e ci siamo dedicati, oltre ai due film appena citati, allo sviluppo di progetti che speriamo vedano presto la luce. La criticità più grande è stata l’incertezza che ha reso difficile mettere a fuoco una programmazione attendibile. Quale che sia l’articolazione della normativa, ci auguriamo che siano rafforzate certezza e chiarezza delle regole e dei tempi.
Secondo voi quali sono i punti più virtuosi e più critici di questa riforma?
MD: «La legge sul tax credit dopo alcuni anni richiedeva sicuramente un tagliando. Ritengo utile che al meccanismo automatico siano affiancati elementi di verifica circa la costruzione del piano finanziario di un’opera e la sua possibilità di raggiungere un pubblico. È decisivo che i parametri di accesso al tax credit e gli obblighi di programmazione non siano penalizzanti per le produzioni medie e piccole, per i film d’esordio, per i documentari e per la produzione di qualità che hanno rappresentato la ricchezza e la vitalità del cinema italiano e devono continuare a farlo. Un altro tema centrale è la tutela delle imprese indipendenti».
![Grand Tour still 2 © 2024 – Uma Pedra No Sapato – Vivo film – Shellac – Cinéma Defacto](https://boxofficebiz.it/wp-content/uploads/2024/11/Grand-Tour-still-2-©-2024-Uma-Pedra-No-Sapato-Vivo-film-Shellac-Cinema-Defacto.jpg)
Grand Tour
Quanto è essenziale oggi percorrere nuove strade di coproduzione nel panorama attuale per una casa di produzione indipendente?
GP: «Abbiamo sempre praticato architetture di coproduzione internazionale e nazionale e in questo momento le alleanze sembrano ancora più importanti. Sicuramente andiamo incontro a un tempo che ne vedrà di nuove e inedite rispetto al passato».
Quale ritenete sia il modello di produzione più sostenibile in questo scenario?
MD: «Stiamo vivendo una fase di profonda trasformazione. Il mercato tende a essere sempre più polarizzato, immaginiamo che per il futuro non ci sarà un unico modello sostenibile, ma una molteplicità di modelli legati alle caratteristiche della singola opera».
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