Tra i protagonisti che costellano il ricco calendario di Venezia 76 c’è anche Thierry Fremaux, delegato generale di Cannes e direttore dell’Institut Lumiére di Lione. È giunto al festival per presentare il suo libro Cannes Confidential (edito da Donzelli Editore) presso l’Area Lounge Fondazione Ente dello Spettacolo dell’Hotel Excelsior del Lido. L’evento è stato organizzato da Tiziana Rocca e si è aperto con un saluto del direttore artistico della Mostra, Alberto Barbera, collega/rivale di Fremaux. Barbera ha anche consegnato a Fremaux il Filming Italy Sardegna Festival Award per i meriti acquisiti sul campo. Fremaux nel suo libro racconta quale concentrato affascinante, scintillante, ma anche contraddittorio sia il Festival di Cannes: dalla sperimentazione allo star system, dal mercato alla scoperta di nuovi talenti. Il suo libro ci porta nel cuore della macchina del festival, per celebrare innanzitutto coloro che lo rendono possibile: i cineasti, gli attori, gli operatori professionali, i giornalisti, gli spettatori, i visitatori, i turisti e i cannensi. Nel presentare sul Lido la sua opera, una sorta di diario autobiografico del lavoro folle che si nasconde dietro le quinte del festival ha toccato moltissimi temi, regalando diversi aneddoti. Tra i punti più interessanti toccati ci sono sicuramente le polemiche che contornano personaggi controversi come Woody Allen (con cui ha raccontato di aver bevuto un caffè settimana scorsa) e Roman Polanski, al centro delle polemiche qui al Lido, dopo le dichiarazioni della presidentessa di giuria Lucrecia Martel. Sui due autori al centro di due spinosi scandali, il delegato generale di Cannes ha dichiarato che “la stampa conosce benissimo la verità dei fatti sui due personaggi, ma preferisce coltivare le polemiche e soffiare aria sul fuoco, per fare notizia e accumulare contatti”. Ha fatto anche l’esempio di Alain Delon, che è stato accusato di essere omofobico e in passato anticomunista, quando chi conosce la sua filmografia sa benissimo che ha recitato in ruoli che sono assolutamente antitetici a queste due etichette e ha chiuso il discorso, dicendo: “Questi cronisti non sono stupidi, ma ignoranti, perché se conoscessero la filmografia delle persone che accusano non potrebbero asserire certe cose”.
Ha poi raccontato di quanto sia difficile dissuadere un regista che preme per partecipare al suo festival a non presentare un film che non è ancora pronto. Quanto alla polemica su Netflix, che spesso lo accompagna, è stato molto distensivo: “Sono sempre in contatto con loro; conosco le produzioni in corso e sono pronto ad accogliere un loro film meritevole, ma sempre previa proiezione precedente al cinema. Si pensa che io abbia un pregiudizio nei confronti della Tv, ma non è così. Elephant in America era un prodotto per la Tv, in Europa è stato distribuito al cinema e ha vinto la Palma d’Oro. Ho anche accolto i due episodi di Twin Peaks, perché per me sono cinema allo stato puro”. Fremaux ha concluso la presentazione di Cannes Confidential, spiegando che il compito di un festival è sia quello di scoprire talenti nuovi, ma anche quello di permettere ai film di incontrare il pubblico e ha fatto l’esempio di Rocket Man, presentato fuori concorso sulla Croisette a maggio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare boxofficebiz.it