Un’Italia poco animata?

La nostra produzione di lungometraggi per il cinema è tra le più basse in Europa. Eppure i talenti non mancano. Perché? Qualcosa sta cambiando? Risponde la presidente di Cartoon Italia, Anne-Sophie Vanhollebeke

Di seguito l’articolo pubblicato su Box Office del 15-30 luglio 2023 (n. 9). Per leggere l’intera rivista clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

«L’Italia» spiega la produttrice e presidente di Cartoon Italia Anne-Sophie Vanhollebeke «è il secondo produttore europeo di serie televisive d’animazione dopo la Francia, ma è anche uno degli ultimi, se non l’ultimo in graduatoria, per quanto riguarda i lungometraggi». Dati Cinetel alla mano, i film d’animazione – italiani e internazionali – destinati alla sala e usciti in Italia tra il primo gennaio 2017 e l’ultima settimana di maggio del 2023 (tenendo quindi conto anche dei due anni di crisi causati dalla pandemia) sono stati 194. Di questi – di cui la stragrande maggioranza è di produzione straniera – 57 hanno superato il milione di incasso, mentre sono solo 8 quelli che sono riusciti a oltrepassare quota 10 milioni. A battere l’incasso record – sempre rimanendo all’interno di questi ultimi sei anni – di 19 milioni di euro detenuto da Frozen II (Disney – 2019) è stato il recente Super Mario Bros. – Il film (Universal), che tra aprile e giugno di quest’anno ha varcato la soglia dei 20 milioni in circa due mesi di programmazione. Gli altri 6 titoli che hanno dominato il botteghino italiano sono: Cattivissimo me 3 (Universal, 18 milioni), Coco (Disney, 11,3 milioni), Hotel Transylvania 3 (Warner, 12,2 milioni), Gli Incredibili 2 (Disney, 12 milioni), Ralph spacca Internet (Disney, 10,8 milioni) e Minions 2 (Universal, 14,4 milioni). Questi “magnifici otto” sono tutte produzioni americane distribuite da Studios leader del settore.
È tra gli altri 49 film che hanno superato il milione che si può riscontrare una maggior varietà geografica. A dimostrazione di come il pubblico non sia orientato solo ed esclusivamente verso i soliti noti (con Disney/Pixar e DreamWorks Animation in testa), ci sono infatti anche produzioni europee tra i titoli che hanno performato meglio nelle sale italiane. Sono recenti, per esempio, i casi dello spagnolo Mummie – A spasso nel tempo (distribuzione Warner da 2,2 milioni di euro di incasso; da segnalare che in patria è stato un successo da 5,8 milioni), dell’ucraino Mavka e la foresta incantata (Notorious, 1,2 milioni), del russo Lo schiaccianoci e il flauto magico (Notorious/Medusa, 1,5 milioni) e degli anime Dragon Ball Super: Super Hero (Warner, 1,4 milioni) e Jujutsu Kaisen 0 (Nexo, 1,1 milioni). Andando più a ritroso, ricordiamo i casi di Loving Vincent (Adler/Nexo, 1,95 milioni) e Ballerina (Videa, 4,3 milioni) nel 2017, e di Zanna Bianca (Adler, 2,1 milioni) nel 2018. Il problema sono gli altri 137 titoli che a fatica arrivano a incassi appena soddisfacenti se non in controtendenza rispetto ad altri Paesi: il premio Oscar danese Flee solo 127.000 euro; lo spagnolo Taddeo l’esploratore 357.000 euro (contro i 12 milioni del box office iberico); il candidato all’Oscar 2023 Marcel the Shell, 137.000 euro. Sono solo alcuni esempi, ma si potrebbe continuare.

presidente di Cartoon Italia Anne-Sophie Vanhollebeke

E l’Italia? Con una media scarsa di un film d’animazione prodotto e distribuito localmente all’anno non riesce a stare al passo con i numeri generati dagli altri Paesi europei. Nel 2017, Gatta Cenerentola (produzione per un target adulto targata Mad Entertainment con distribuzione Videa) ha incassato 431.000 euro. Un po’ meglio ha fatto nel 2018 Leo Da Vinci: Missione Monna Lisa (produzione Gruppo Alcuni, distribuzione Videa) con i suoi 607.000 euro, anche se poi lo stesso team non è riuscito a fare altrettanto con Minicuccioli – Le quattro stagioni (appena 27.000 euro). Nel 2019 La famosa invasione degli orsi in Sicilia (co-produzione italo-francese Indigo-Prima linea, distribuzione Bim) ha raccolto 426.000 euro a fronte degli 1,6 milioni in Francia e nonostante l’eco del Festival di Cannes. E se nel 2020 la produzione Al-One Trash (distribuzione Notorious) si è fermata a 252.000 euro, nel 2021 Yaya e Lennie – The Walking Liberty (produzione Mad Entertainment distribuita da Nexo) ha fatto staccare biglietti solo per un ammontare pari a 34.000 euro.

Secondo Anne-Sophie Vanhollebeke i motivi di questa scarsa presenza dell’animazione italiana nei nostri cinema vanno individuati alla radice: «Il quasi unico finanziatore dell’animazione in Italia è Rai Kids che, comprensibilmente, preferisce per lo stesso budget finanziare 52 puntate da 11 minuti per i suoi canali, Rai Yoyo e Rai Gulp, e non 80 minuti di film». Tradotto in numeri, specifica Anne-Sophie, si dovrebbe parlare di circa 50 milioni di euro di budget a progetto. «In passato ho lavorato per Lanterna magica, la società di produzione dietro a film come La gabbianella e il gatto e La freccia azzurra. Ai tempi avevamo distributori molto forti come Cecchi Gori e Medusa che coprivano buona parte del finanziamento. Oggi il problema è che i distributori non investono più nel lungometraggio di animazione». C’è poi, però, anche un altro problema – fa notare Anne-Sophie –, di natura culturale, e che finisce per inficiare la performance di molti film d’animazione al botteghino. «In Italia l’animazione è considerata un genere e non un linguaggio. È considerata, cioè, un “contenuto per bambini” e la conseguenza di ciò la vediamo con la distribuzione in sala. Spesso, a parte i titoli delle major, i lungometraggi sono programmati nelle sale solo al pomeriggio. Per la filiera tradizionale, cioè per i produttori, i distributori e gli esercenti, significa in partenza non poter raggiungere lo stesso risultato di un film live-action». Perché, si chiede Vanhollebeke, in Italia i film Disney o Pixar sono considerati film per tutta la famiglia con programmazione tutto il giorno, mentre un lungometraggio animato europeo è considerato solo per bambini? «Con il Covid, il pubblico ha disertato le sale e i bambini si accontentano ormai di contenuti sempre più brevi su TikTok o YouTube. Se nel futuro vogliamo coltivare la presenza in sala del pubblico, dobbiamo da subito abituare le nuove generazioni a dei racconti visivi più lunghi e strutturati, e far loro conoscere l’emozione condivisa che si prova nella sala. Inoltre, col fatto che il film d’animazione è considerato solo un contenuto per bambini, non vengono presi in considerazione i film animati per giovani adulti o adulti». Che, invece, oltre a essere una tipologia di film molto apprezzata dal pubblico, come dimostra per esempio la crescente richiesta di anime giapponesi, è anche una tipologia di film riconosciuta e premiata nei festival più importanti. Senza necessariamente pensare di poter eguagliare gli standard di colossi internazionali come Pixar e DreamWorks (budget da più di 100 milioni sostenuti da una macchina promozionale fortissima), acquisire maggior consapevolezza su quelli che sono i loro punti di forza è una strada da perseguire. «Sono molto bravi nel creare una narrazione che offre una doppia lettura che da un lato funziona coi bambini, ma piace anche agli adulti. Inoltre, sono molto più avanti nel campo del 3D e hanno creato nel pubblico una vera e propria cultura al riguardo. Confrontandomi a livello europeo, tutti convengono che se si vuole veramente raggiungere il pubblico, bisogna lavorare in 3D».

Metamorphosis di Michele Fasano è stato premiato per la miglior regia all’ultima edizione di Cartoons on the Bay

Come intervenire, allora, per migliorare questa situazione? «Partendo dal presupposto che il produttore può ricevere gli stessi incentivi da parte del Ministero sia che produca una serie Tv o un lungometraggio d’animazione, sono i distributori e gli esercenti che dovrebbero essere aiutati di più. Ad esempio, prevedendo per loro un extra bonus al tax credit del 20% per i film d’animazione italiani ed europei. Questo aiuterebbe a risolvere il problema dell’offerta. Quante volte durante le giornate invernali o nelle serate estive in vacanza ho voluto portare i miei tre figli al cinema e non ho trovato nulla adatto a loro. Poi ci vorrebbe anche un incentivo a livello economico per le famiglie, come ad esempio delle tariffe agevolate sul biglietto per tutta la famiglia, compresi i genitori, come succede in altri Paesi europei».

Nella speranza che lo scenario possa dunque diventare più favorevole, sono comunque diversi i progetti di lungometraggi d’animazione delle case di produzione italiane in lavorazione o pronti. Mad Entertainment e Lucky Red, nei mesi scorsi, hanno annunciato l’entrata in lavorazione di Sono ancora vivo di Roberto Saviano, tratto dall’omonima graphic novel di Saviano e Asaf Hanuka edita da Bao Publishing. Lynx Multimedia Factory ha in cantiere Bartali. Show Lab e Genoma Film stanno producendo Arf. E poi ci sono Becco di Rame di Movimenti Production, Prendiluna di Cartobaleno e Studio Campedelli, mentre è pronto per la distribuzione il nuovo film di Enzo D’Alò Mary e lo spirito di mezzanotte (passato alla Berlinale e in uscita in autunno) e, attualmente in lavorazione, il visionario progetto di Virgilio Villoresi Orfeo, adattamento di Poema a fumetti di Dino Buzzati e prodotto dalla neonata Fantasmagoria. O infine, Metamorphosis di Michele Fasano, prodotto da Sattva Films Production and School srl, premiato per la miglior regia all’ultima edizione di Cartoons on the Bay, o la co-produzione con la Francia Manodopera di Alain Ughetti.

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