Turning point, la battaglia degli autori ai broadcaster televisivi

“Turning point”, ovvero una svolta. Prendeva questo nome l’assemblea che si è svolta ieri alla Casa del cinema, organizzata congiuntamente dai 100autori, dall’Anac e dalla Sact in collaborazione con Art e Doc.it. Insieme hanno sostenuto un documento firmato da oltre 400 sceneggiatori, che sarà presentato oggi al Ministero dello Sviluppo Economico, in cui si impegnano a non siglare alcun contratto di sceneggiatura che abbia tra le clausole quella che impone allo sceneggiatore di avere “l’ultimo pagamento alla consegna della revisione previa l’approvazione del broadcaster”. La rivolta degli autori, ieri guidata dai rappresentanti delle diverse associazioni come Stefano Rulli, Daniele Cesarano e Mariangela Barbanente, è indirizzata ai broadcaster cui si richiedono la difesa di una serie di diritti. In particolare alla Rai si chiede che “si impegni – come dice il comunicato – a non cedere a operatori telefonici o multimediali i diritti per lo sfruttamento delle opere di cinema e fiction prima che le associazioni abbiamo negoziato alla Siae la remunerazione dell’equo compenso spettante agli autori per lo sfruttamento delle loro opere su quelle piattaforme”. Tra i vari diritti richiesti la possibilità che “gli autori possano tornare in possesso delle proprie opere non realizzate o programmate nei termini previsti dalla legge, che il documentario sia definito come opera d’arte diversa dal servizio di approfondimento giornalistico e che sia cancellata la clausola che prevede che al documentario sia riconosciuto l’equo compenso solo se contrattualizzato come tale”. Tra le firme autori come Marco Bellocchio, Paolo Virzì, Giorgia Cecere e Umberto Contarello.
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