Di seguito un estratto dell’articolo pubblicato su Box Office del 15-30 febbraio (n. 5-6). Per leggere il testo integrale, scaricare la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonarsi direttamente alla versione cartacea della rivista.
Disdetta. La parola si appresta a diventare lo spauracchio del mondo streaming. Nel capitolo As the world churns: The streaming wars go global contenuto all’interno di Technology, Media and Telecommunications Predictions 2022, Deloitte Global prevede che quest’anno 150 milioni di abbonamenti svod verranno cancellati, per un tasso di abbandono fino al 30% per mercato. «Questa è la cattiva notizia. La buona notizia è che, in generale, il numero dei nuovi abbonamenti supererà quello delle cancellazioni, la media di abbonamenti a persona crescerà e, nei mercati con il più alto tasso di abbandono, molti di coloro che hanno disdetto probabilmente si re-iscriveranno a servizi che avevano lasciato in precedenza. Questi sono tutti segnali di un mercato svod competitivo e verso la maturazione».
TROPPI ABBONAMENTI, TROPPA SPESA
Una previsione, quindi, non necessariamente funesta, a patto di correre subito ai ripari. Secondo le stime della società di ricerca, il valore di acquisizione di ogni singolo abbonato è pari a circa 200 dollari: permettersi di perderlo, anche a fronte di nuove acquisizioni, equivale a uno spreco. I numeri statunitensi parlano chiaro: nel 2021 circa l’80% delle famiglie era abbonato a un servizio svod, con un tasso di abbandono pari al 35%. Dopo aver lasciato le tradizionali formule di pay Tv, dunque, molti consumatori si sono via via registrati a vari servizi. Troppi abbonamenti significano però costi in aumento e difficoltà di gestione, tanto da decidere di rinunciare o puntare su offerte avod. E poi ci sono gli aumenti di prezzo: pensiamo a Netflix, che a gennaio ha incrementato negli Usa i piani di abbonamento da 1 a 2 dollari al mese rispetto a prima. In Europa il tasso di abbandono è stimato tra il 7 e il 23%, ma dato che il mercato non è ancora ai livelli di maturazione di quelli Usa, ci si aspetta che resterà sotto il 25% nel 2022. L’Italia, con un accesso ai servizi svod pari al 63%, conta un tasso di abbandono del 14%. Per scongiurare il fenomeno, la soluzione potrebbe essere quella di lavorare su pacchetti di prezzo modulati, includendo formule ibride che includano la pubblicità, ma anche contenuti extra, come gaming o musica.
STREAMING-CONSUMATORI: UN RAPPORTO IN CRISI
«Lo streaming ha compiuto passi enormi nell’ultimo decennio, offrendo ai consumatori un modo completamente nuovo per accedere a contenuti di intrattenimento ed educativi. Ma mentre lo scenario è maturato, i consumatori cominciano sempre più a pensare che lo streaming sia complicato, costoso e difficile da usare. E non del tutto personalizzato». Esordisce così Streaming’s Next Act, la ricerca di Accenture che accende il faro sulle problematiche che il mondo dello streaming si sta preparando ad affrontare. La ricerca è stata realizzata tra ottobre e novembre 2021, attraverso interviste online a 6.000 consumatori maggiorenni residenti in 11 Paesi tra Nord America, Sud America, Europa, Sud Africa e Asia Pacifico. Come già delineato nel report di Deloitte citato, il rapporto tra consumatori e offerte svod comincia, lentamente, a incrinarsi. Urge mettere in campo al più presto soluzioni per continuare a crescere. E tra i primissimi problemi da affrontare c’è la ricerca dei contenti da vedere.

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RICERCHE FRUSTRANTI
«Navigare tra i servizi Ott è come entrare in diverse tane dei conigli, ognuna con la sua entrata e uscita e con troppe diramazioni per i consumatori», si legge nel rapporto Accenture. Con una media superiore ai 6 minuti per trovare cosa guardare, i consumatori sono «frustrati». O per lo meno, lo è il 60% degli intervistati: una percentuale non indifferente. Saltare da una app all’altra e interagire con interfacce diverse, sono tra le maggiori fonti di insoddisfazione, tanto che…
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