Quest’anno il Mercato Internazionale Audiovisivo compie 10 anni, un traguardo importante. Qual è oggi il ruolo del MIA e come si posiziona nel mondo audiovisivo?
Dieci anni sono un traguardo importante per il MIA, nato per volontà di Anica e Apa per sostenere, sviluppare e migliorare la capacità di internazionalizzazione dell’industria audiovisiva italiana. Il mercato è diventato una vera piattaforma per la nascita e la circolazione di progetti e oggi si posiziona fortemente sul contenuto, lavorando come facilitatore e hub di coproduzione. Un vero e proprio acceleratore di business che accompagna e facilita le società di produzione e distribuzione verso lo sviluppo di nuove produzioni – in termini finanziari e creativi – e la circolazione di opere finite o in progress pronte per la distribuzione internazionale. Un elemento che rende il MIA un evento unico nel suo genere.
Che novità ci attendono al prossimo MIA, in programma a Roma dal 14 al 18 ottobre?
Quest’anno, anche per celebrare i nostri dieci anni, il MIA diventerà una vera e propria casa del contenuto e ospiterà un numero ancora più grande di progetti, ne verranno presentati circa 60 all’interno delle 4 categorie del mercato di coproduzione e ci saranno una cinquantina di titoli work in progress nei content showcase. Le novità sono date da chi partecipa e dai progetti che riceviamo, in questo momento ancora in fase di selezione. Sono questi titoli, sempre nuovi, che portano a un’attenzione diversa, stiamo incoraggiando una partecipazione internazionale nei content showcase che fino a pochi anni fa avevano un focus solo italiano e ora sono aperti a titoli di coproduzione europea.
Quali direttrici state invece sviluppando per costruire il MIA di domani?
È e sarà centrale il sostegno allo sviluppo, cioè, lavorare di più sulle necessità dell’industria. Il MIA ha l’intento di porsi come partner credibile in cui produttori e distributori possono trovare sostegno per la messa a punto dei pacchetti finanziari, creativi e distributivi. Stiamo cercando di costruire azioni precise, che ci permettano in futuro di posizionarci come hub che accompagni la produzione anche nello sviluppo dei progetti.
Che volume di affari genera il MIA in termini di accordi e partnership tra le società?
Nell’arco dei suoi dieci anni, il MIA ha visto la realizzazione di oltre 100 opere prodotte, un numero impressionante. Anche se non possiamo fare un conteggio preciso di quanto il MIA abbia potuto garantire a queste produzioni, abbiamo alcuni numeri: 57 film, 12 serie, 3 lungometraggi d’animazione, 1 special d’animazione, 29 documentari – che raccontano bene il lavoro svolto. All’interno di questi oltre 100 progetti ci sono gemme che sono uscite sul mercato e hanno fatto circolare il brand del MIA.
Ci può dare qualche anticipazione sui focus principali dei panel di quest’anno?
Stiamo chiudendo il programma, ma è chiaro che le direttrici principali nel nostro lavoro riguardano sempre la parte finanziaria, produttiva e distributiva. Anche quest’anno c’è un programma di innovazione per le industrie creative, dedicato alle nuove tecnologie e alla digitalizzazione nell’audiovisivo. Aspettatevi tante conferenze con personaggi chiave dell’industria e nuove attività. Una di queste sarà con la Francia con cui stiamo sviluppando Shoot the Book–MIA Edition, un hub di mercato legato ai libri, con editori francesi e italiani che porteranno opere da cui poter trarre adattamenti audiovisivi.
Che previsioni avete in termini di affluenza dei Paesi esteri?
In seguito all’apertura delle call del mercato di coproduzione, abbiamo triplicato il numero di progetti arrivati da tutto il mondo. Questi sono dati chiave per valutare e misurare l’impatto finale. Anche le richieste di accredito sono tantissime, lo scorso anno abbiamo avuto circa 2.600 presenze da 66 Paesi di tutti i continenti. Speriamo di avere un analogo numero quest’anno.
Che ruolo avrà la Spagna nella prossima edizione?
Anche in questa edizione avremo tanta Spagna. Grazie all’accordo dello scorso anno con il MAFIZ e il Festival de Málaga, siamo riusciti a costruire un progetto editoriale per accompagnare la partecipazione di tante realtà spagnole registrando un
elevato numero di opere iscritte al mercato di coproduzione. Abbiamo anche chiuso un accordo con Catalan Films per facilitare la partecipazione di produttori e distributori catalani.
Come saranno gestiti gli spazi delle varie location?
Saranno gli stessi dello scorso anno: il Cinema Barberini con le sue 7 sale per panel, conferenze e proiezioni; la Terrazza del Cinema Barberini, luogo di ritrovo, decompressione e networking informale; Palazzo Barberini con un piano per exhibitor e stand istituzionali, e un altro per meeting e mercato di coproduzione. All’Hotel Bernini ci sarà l’ufficio accrediti e si terranno incontri a porte chiuse come l’assemblea di EBU.
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