Tozzi, incrementare il tessuto di sale cittadine

Centralità della sala, importanza del digitale, circolazione dei contenuti. Sono stati questi i temi principali emersi ieri nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia durante il convegno “Cinema & Territorio” organizzato da Anica e Biennale nell’ambito di Digital Expo. Nei loro interventi Cristina Scaletti (assessore alla cultura della Toscana), Massimo Zanello (sottosegretario del presidente della Regione Lombardia con delega al Cinema), Marino Zorzato (vice presidente regione Veneto e assessore alla cultura), Alberto Versace (direttore generale Dipartimento Sviluppo e coesione economica Mise) e Mario Caligiuri (coordinatore Commissione Beni e Attività Culturali Conferenza Stato Regioni e assessore alla cultura della Calabria) hanno messo in evidenza il ruolo e l’importanza che gli enti locali rivestono per la diffusione del digitale e per le politiche a favore delle sale ci città. Nel suo intervento introduttivo, il presidente Anica Riccardo Tozzi si era soffermato sulla situazione dell’esercizio: «A volte si pensa che la sala sia destinata a sparire ma la realtà sta dicendo il contrario. Viviamo una fase di transizione grazie al digitale ma la sala ovunque ha ripreso ad attrarre spettatori; il cinema ritorna ad essere un polo centrale». Ha continuato Tozzi: «Oggi le possibilità del cinema italiano si collegano in modo radicale alla crescita del circuito cinematografico. Il cinema italiano ha avuto una grande rinascita; finiremo il 2011 intorno al 40%, un risultato straordinario. Ma questo sviluppo è destinato ad arrestarsi se non aumenteremo sensibilmente il numero di spettatori. Dobbiamo arrivare ai 200 milioni di presenze ma abbiamo bisogno di un circuito di sale urbane più ampio e radicato e per questo dobbiamo lavorare con gli enti locali». Ma in che direzione bisognerebbe intervenire?: «Per i circuiti di multiplex credo che ci sia esigenza di una più razionale presenza sul territorio. I circuiti tendono a cannibalizzarsi tra loro e a danneggiare le sale cittadine; invece bisogna costruirli dove non ci sono bacini già sfruttati. Il secondo tema è quello delle sale urbane; i nostri film d’autore soffriranno perché si rivolgono a un pubblico da centro città che, però, non ha più sale di riferimento. Per le sale cittadine dovremmo studiare con le associazioni di esercizio come operare e in che direzione muoverci. C’è poi un ultimo tema, quello delle sale nei piccoli centri che hanno visto una progressiva desertificazione di sale cittadine. Grazie al digitale si abbassano i costi d i distribuzione di film e questo può essere un vantaggio per i cinema dei piccoli paesi di provincia. Nei piccoli centri c’è voglia di cinema e queste realtà vanno rivitalizzate».

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