«In Italia escono in media 8-10 nuovi film a settimana. Considerando che un italiano va al cinema in media neanche 2 volte all’anno, è chiaro che c’è un’offerta ben più alta della domanda e che, oramai, la vita o la morte di un film si decide nel primo fine settimana di programmazione. Se il film funziona, lo si tiene; altrimenti, lo si deve smontare per lasciare posto ad altri.In questo contesto, la domanda da porsi è: come comunicare al meglio un film di produzione nazionale in modo che non scompaia nel giro di 10 giorni bruciando magari un investimento in P&A anche di 1 milione di euro?». È questo il quesito lanciato dal produttore Nicola Giuliano (Indigo) durante uno dei panel moderato da Tiziana Platzer (Giornalista) e da Donatella Tosetti (Responsabile Ufficio comunicazione Film Commission Torino Piemonte) del Torino Film Industry in corso nel capoluogo piemontese fino al 27 novembre.
Una risposta univoca a questa domanda, ovviamente, non esiste. Tuttavia, come hanno sottolineato, alcuni degli ospiti del convegno tra i quali il direttore ANEC Simone Gialdini, uno strumento strategico può essere, per i film italiani, una comunicazione più locale che sfrutti anche la collaborazione con le Film Commission. «Le produzioni nazionali – ha evidenziato Gialdini – spesso non hanno budget ingenti per la promozione, quindi il lavoro di comunicazione sul territorio è fondamentale. L’esercente deve essere in grado di sfruttare il fatto che una produzione sia girata nei luoghi in cui si trova la sua sala, e invece spesso non sa neanche che le location del titolo che programma sono lì attaccate. Per questo come ANEC stiamo cercando di sviluppare una sinergia tra esercenti e film commission che prima non esisteva facilitando anche l’utilizzo di backstage e altro materiale utile per creare una promozione locale ad hoc».
Sono diversi i casi di film con una forte impronta regionale che, nel territorio di riferimento, hanno ottenuto risultati interessanti. Giuliano ha ricordato il film sardo L’uomo che comprò la luna di Paolo Zucca che, nel 2019, Indigo decise di autodistribuirsi con un’uscita limitata alla Sardegna ottenendo medie copie altissime e diventando così un piccolo caso. Forte di questo, Giuliano riuscì così a convincere anche diversi esercenti di altre regioni a programmare il film che, alla fine della sua corsa arrivò a 700mila euro di incasso.
Per Giuliano, è spesso controproducente un’uscita troppo ampia nel primo weekend («mi pare a volte una tecnica simile alla pesca a strascico dove si butta la rete sperando di raccattare il più possibile»), mentre è preferibile puntare su un numero ridotto di schermi per poi allargarsi, un po’ come ha fatto Vermiglio, lì certo favorito dal premio al festival di Venezia e dalla canditura all’Oscar. Anche perché queste uscite massicce tolgono spazio ad altri titoli che non così non hanno il tempo necessario per innescare il meccanismo virtuoso del passaparola. Ed anzi, scompaiono nel giro di una decina di giorni.
«Bisogna dare anche ai film piccoli la possibilità di una vita e di una presenza in sala» ha ribadito l’attore e produttore Piergiorgio Bellocchio (Mompracem), evidenziando come la distribuzione sia «un elemento complesso nel nostro mercato».
Bellocchio ha poi rimarcato, a livello di comunicazione, l’inutilità di certe critiche feroci, «violente e gratuite che non tengono conto del lavoro e delle energie di tante persone, non solo registi e attori, che hanno lavorato al film. Dalla stampa di settore sarebbe giusto avere più di rispetto nei toni e puntare su osservazioni più costruttive. E un altro aspetto che noto è che, a volte, paradossalmente si comunichi troppo, è come se quel film lo avessi già visto prima di entrare in sala».
Infine, a livello di comunicazione, Giuliano ha anche aggiunto che «l’arma più potente per un film, oggi, in epoca social, è la contrapposizione in fazioni. Il cinema non è più al centro del dibattito culturale, ma ogni tanto torna a prendersi quel posto. E questo accade quasi esclusivamente quando il film divide in due il mondo, quando si litiga su quanto sia bello o faccia schifo. È successo con Barbie o più recentemente con Parthenope».
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