Tax Credit, manca 1 miliardo di euro alla riforma?

Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, la misura ha sforato le previsioni e i pagamenti sono bloccati da tempo, nel silenzio delle associazioni
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L’udienza per la domanda cautelare presentata da società di produzione contro la nuova riforma del tax credit si terrà a marzo, ma nel frattempo emergono altri problemi per la già controverse legge sull’industria del cinema e dell’audiovisivo. Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano in data 4 gennaio, infatti, il testo è attualmente sotto la revisione del Ministero della Cultura e sarebbe emerso un buco da 1 miliardo di euro nella misura.

La nuova riforma è stata pubblicata cinque mesi fa dopo un lunghissimo ritardo, ma il MiC sarebbe ancora al lavoro sul testo. La correzione anticiperebbe l’udienza del Tar prevista tra due mesi e dovrebbe intervenire proprio sui nodi più criticati dai piccoli produttori, ovvero l’obbligo di un accordo con una primaria società di produzione per ottenere l’accesso al credito e le proiezioni richieste per le opere sotto i 3,5 milioni di euro.

Il vero problema, riferisce però la testata, è un altro: mancherebbero all’appello 700 milioni di euro, uno sforamento nella previsione pari ad un anno di risorse, ma si tratterebbe di una stima al ribasso e la realtà potrebbe essere ancora peggiore e avvicinarsi al miliardo di euro. Il fondo sarebbe stato bloccato nella primavera del 2023 proprio perché ci si sarebbe resi conto dello sforo, sottolinea Il Fatto Quotidiano, e questo perché oltre al credito d’imposta vanno considerati i contribuiti automatici ottenuti in casi di particolari risultati: gli arretrati in questo senso arriverebbero fino al 2021 e ammonterebbero a circa 40 milioni di euro l’anno.

Intanto, la situazione non migliora e non aiuta il silenzio delle associazioni cinematografiche: oltre al giusto entusiasmo per i risultati del 2024 e sugli ultimi successi in sala (sia italiani che non), si avverte l’assenza di una voce che si esponga con coraggio per denunciare le storture e i crediti verso lo Stato, che vanno indietro fino al 2020. In attesa che il Tar si pronunci sul tax credit (rivisto), è necessario che lo Stato trovi il modo di recuperare i soldi per rimettersi in pari con il credito d’imposta, i contributi selettivi e altre forme di sostegno fondamentali che molte – troppe, probabilmente – realtà stanno aspettando da diverso tempo.

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