In questi ultimi mesi dell’anno, il tax credit per il cinema è stato messo sotto esame. In vista dell’approvazione della Legge di Bilancio e dei tagli richiesti ai vari Ministeri da parte del Governo, i meccanismi del credito d’imposta per la produzione stabiliti dalla Legge Franceschini hanno riempito i dibatti tra istituzioni, stampa e professionisti; a tema, le ingenti somme di denaro elargite a film dallo scarso – se non nullo – successo di pubblico in sala. In una semplificazione estrema: troppi soldi, per troppi film per pochi incassi.
Come anche sottolineato sulle pagine di Box Office in questi ultimi mesi, è evidente che, soprattutto grazie al tax credit, in Italia si produca un numero troppo elevato di film (355 nel 2022 e 313 nel 2021; dati dai report della DG Cinema e Audiovisivo del MiC). Titoli che il nostro mercato theatrical non è in grado di assorbire, tant’è vero che molti film optano per un’uscita-evento di solo tre giorni (si è passati dalle 28 del 2016 alle 70 del 2022, con un’impennata del +150%); titoli che difficilmente registrano un box office di oltre 1 milione di euro (a inizio novembre solo 20 sono riusciti a farlo).
Certo, lo sfruttamento in sala è solo una piccola fetta delle entrate complessive di un lungometraggio, ma è evidente che il sistema produttivo nazionale emette un’offerta sovradimensionata rispetto alla domanda. Detto questo, il tax credit, soprattutto negli anni a cavallo della pandemia, ha consentito alla nostra industria non solo di sopravvivere ma anche di prosperare e garantire il mantenimento e l’ampliamento della forza lavoro nazionale.
Se il tax credit è stato, ed è tutt’ora, uno strumento fondamentale per il mercato, il nostro non può essere un mercato fondato solo sul tax credit. Anche perché le tempistiche non sono sempre puntuali e precise; anzi. La “finestra 2023” per presentare le domande di credito d’imposta alla produzione è stata aperta solo a metà novembre. Di fatto, come aveva ricordato anche Giancarlo Leone,attuale presidente dell’Osservatorio italiano audiovisivo ed ex presidente di APA, prima che la finestra venisse aperta, “sono circa 500 milioni di euro che devono arrivare ai produttori anche per le opere che hanno già iniziato a realizzare”.
In attesa di vedere come e se il Ministero riformerà il funzionamento e il budget del tax credit, proviamo a rispondere alle seguenti domande: in questi ultimi anni a quali case di produzione e a quali film sono stati elargiti i maggiori crediti d’imposta? Per farlo abbiamo consultato tutti i decreti ministeriali “Tax Credit Consuntivo” inerenti alla produzione di opere cinematografiche (non sono state prese in considerazione le serie) emessi nel 2022 e nel 2023. Il risultato è qui sotto.
LE SOCIETÀ COI MAGGIORI CREDITI D’IMPOSTA
Ad aver ottenuto i maggiori crediti di imposta per la produzione nel periodo preso in considerazione è il gruppo Fremantle che, contando anche le affiliate di Wildside e The Apartment, è arrivato a 22,3 milioni di euro. Wildside è la società con le somme più alte (16,8 milioni di euro): tra i film prodotti con i maggiori importi L’immensità di Emanuele Crialese (5,1 milioni di tax credit), con Penélope Cruz, passato dal Festival di Venezia 2022 e poi uscito in sala nel settembre dello stesso anno con un incasso di circa 890mila euro; Siccità di Paolo Virzì (4 milioni di tax credit), anche lui passato dal Lido nel 2022, poi distribuito sempre a settembre con un box office di 1,8 milioni di euro e vincitore di 2 David di Donatello; e Le otto montagne (2,7 milioni di tax credit), applaudito a Cannes, grande successo di pubblico in Italia con 6 milioni di euro, premiato con 4 David, e venduto in molti mercati esteri.
La seconda casa di produzione con i maggiori importi di tax credit è Lotus Production con 11,4 milioni di euro. Tra le sue produzioni sostenute coi più alti crediti di imposta troviamo: Supereroi con 2,2 milioni di euro di credito d’imposta, con Borghi e Trinca, uscito nei cinema a dicembre 2021 (un periodo critico per la variante omicron) con un incasso di 600mila euro; Time is Up 2 con 1,8 milioni, uscito direttamente sulla piattaforma streaming Prime Video il 27 ottobre 2022; e Per tutta la vita di Paolo Costella con 1,8 milioni di credito d’imposta, uscito nei cinema a novembre 2021 con un incasso di 930mila euro.
Terza società per aver ottenuto i tax credit più alti è Italian International Film con 9,2 milioni di euro. I suoi film coi maggiori crediti di imposta sono: C’era una volta il crimine di Massimiliano Bruno (2,3 milioni); Lasciarsi un giorno a Roma di Edoardo Leo (1,5 milioni); e Falla girare di Giampaolo Morelli (1,3 milioni).
NB: Le tabelle riportate sopra sono state elaborate esaminando i decreti ministeriali relativi alle richieste definitive di credito d’imposta pervenute per la produzione di opere cinematografiche. I valori si riferiscono dunque solo ai tax credit consuntivi, e non ai tax credit preventivi. Come definito dalla Legge Franceschini, l’erogazione dei crediti d’imposta alla produzione può avvenire in due modi: 1) con il 40% all’approvazione della richiesta preventiva e per la restante parte (60%) all’approvazione della richiesta definitiva 2) con il 100% dell’importo approvato, in caso di presentazione della sola richiesta definitiva.
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