Di seguito un estratto dell’articolo pubblicato su Box Office del 15-30 maggio (n. 9-10). Per leggere il testo integrale clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.
Le Voyage dans la lune. Era il 1902, il cinema era nato da una manciata di anni, e sin da subito la settima arte, per mano del giocoso e visionario regista Georges Méliès, ha immaginato di viaggiare oltre l’atmosfera terrestre. L’attrazione tra cinema e Spazio nasce col cinema stesso, ma ora, a più di un secolo di distanza, il legame sembra staccarsi dall’ambito della fantascienza per atterrare sulla realtà concreta dell’industria audiovisiva. Per dirla coi fatti, a fine gennaio, la Space Entertainment Enterprise (S.E.E.) ha annunciato che entro dicembre 2024 aprirà il primo studio cinematografico nello Spazio. Questo studio farà parte del progetto più ampio di “un’arena per lo sport e l’intrattenimento” ospitata su un modulo che si aggancerà al braccio commerciale (la Axiom Station) della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Denominato SEE-1, tale modulo punta a essere la base per artisti, produttori e creativi che desiderano creare contenuti in un ambiente low orbit e a microgravità. La Space Entertainment Enterprise userà il modulo SEE-1 per produrre i propri contenuti ed eventi ma al contempo lo renderà disponibile anche a terzi. Tra i progetti già annunciati, il primo film di Tom Cruise girato nello Spazio con la S.E.E. tra i produttori.
Questi i fatti, o meglio le intenzioni di S.E.E. C’è da dire infatti che le reazioni di diffidenza non sono mancate. “Molto scettica” si è detta in primis la direttrice di Variety Claudia Eller che, in suo editoriale, ha provocatoriamente scritto “ma dobbiamo prendere davvero sul serio questo annuncio?”. Per provare a dare una risposta, abbiamo consultato Emilio Cozzi (foto sotto), giornalista, autore e conduttore di Space Walks, programma di divulgazione spaziale della Rai.

Emilio Cozzi (Gerti)
“SEMPLICE” TROVATA PUBBLICITARIA?
Il progetto di SEE-1 è una “semplice” (e costosissima) trovata promozionale, o ci troviamo davanti ai primi passi di una new space economy dell’audiovisivo? «Lo scetticismo è legittimo. Per due motivi: primo, lo spazio è un ambiente ostile, e andare sullo spazio è una delle sfide più pericolose in assoluto per il genere umano; secondo, le operazioni spaziali sono ancora costosissime. C’è da dire però che, grazie anche all’entrata nel settore di aziende private, le cifre stanno drasticamente calando e i costi di lancio sono passati in 10 anni da circa 18.000/20.000 dollari al kg a 3.000 dollari al kg. L’orbita bassa, quella più prossima alla Terra che dista tra i 300 e i 1.000 km dal nostro pianeta – dove gira anche la ISS per intenderci – è destinata a diventare un ambito dall’altissimo potenziale commerciale e una meta sempre più affollata, come anche raccontato dalla docuserie Netflix Inspiration4, che ha mostrato il dietro le quinte della prima missione spaziale civile in orbita. Siamo all’inizio di qualcosa, ma è da escludere che nei prossimi 15 anni Hollywood si trasferirà nello spazio».

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PREPARATIVI SPAZIALI
Anche perché produrre film nello spazio è un’operazione lunga, complicata ed economicamente impegnativa. Concretamente, cosa si deve fare per girare un film in orbita? «In primis è necessario attivare un accordo con una compagnia spaziale per il viaggio dalla Terra alla ISS. In questo momento l’unica a farlo è SpaceX di Elon Musk, ma a breve si affacceranno sul mercato altre aziende come Action Space. E un accordo, che non sia solo commerciale ma diciamo anche istituzionale, deve essere stipulato anche con la stessa Stazione Spaziale Internazionale: la ISS può ospitare un massimo di 7 persone contemporaneamente, compresi gli astronauti che ovviamente devono continuare a svolgere senza intralcio la loro attività. Per girare il primissimo film nello spazio, la produzione russa The Challenge, infatti, si sono recati sulla ISS solo il regista e l’attrice protagonista. Da tener presente che tutta la strumentazione di ripresa, per quanto minima, deve essere validata per questioni di sicurezza. Così come, sempre per la sicurezza, l’addestramento della troupe è fondamentale: non si tratta ovviamente di un addestramento professionale, ma gli attori e i registi devono sapere bene come comportarsi in caso di emergenza. Nello spazio, se c’è un problema, si rischia la vita, e questo, anche a livello assicurativo, crea scenari di notevole complessità…
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