Il theatrical è ancora il cuore della redditività economica dell’audiovisivo? La risposta è sì. Lo hanno confermato, con motivazioni diverse, tutti gli invitati al convegno organizzato da Anec e Anica che si è tenuto il 30 novembre alle Giornate professionali di Cinema di Sorrento. Un convegno che ha visto sul palco alcuni dei più importanti player dell’industria cinematografica ed audiovisiva, oltre ai rappresentanti del Governo: la senatrice e sottosegretario del Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni e il Direttore generale Cinema e audiovisivo Nicola Borrelli. A moderare, Simone Gialdini, Direttore generale ANEC, e Francesca Medolago Albani, Segretaria generale ANICA.
L’ottima notizia emersa dal convegno e confermata da Borgonzoni e Borrelli è stato finalmente sbloccato dal Mef il decreto da 253 milioni per il tax credit sale, distribuzioni e produzioni internazionali. Borrelli ha anche confermato che la piattaforma del Mic per fare le domande è già pronta: dunque, non appena si avrà la firma dalla corte dei conti, si potrà procedere. Realisticamente la procedura di approvazione e attivazione del portale dovrebbe realizzarsi entro la fine dell’anno.
In apertura di convegno, la senatrice Borgonzoni ha poi sottolineato alcuni degli ambiti su cui intende lavorare insieme all’industria. In primis una campagna di comunicazione che torni a raccontare la magia del cinema per “ricordare a tutti soprattutto ai giovani, che il cinema è figo. Con la pandemia e l’accanimento di misure restrittive a questi luoghi, le sale sono state percepite come spazi non sicuri e il pubblico si è allontanato. Dobbiamo costruire una comunicazione positiva sul cinema. Poi dobbiamo rendere più chiare le regole sugli sfruttamenti, lavorare sui giovani e la scuole. Ma soprattutto dobbiamo difendere le sale, che sono presidi culturali e sociali».
Parole apprezzate da Mario Lorini, Presidente Anec, che ha espresso soddisfazione sullo sblocco del decreto da parte del Mef: «concordo sul fatto di lavorare insieme sulla riprogettazione di un po’ tutto il quadro di riferimento. Siamo felici che Lucia Borgonzoni sia tornata in questo ruolo, la continuità aiuta e dunque la accogliamo con piacere come una compagna di strada».
Per Luigi Lonigro, Presidente Unione Editori e Distributori Anica, l’urgenza è riequilibrare i pesi della filiera: «nel settore c’è un segmento, quello della produzione che va molto bene e un altro, quello dell’esercizio, che va molto male. Il box office italiano chiuderà a 45 milioni di presenze: numeri negativi. Dobbiamo tornare a una situazione dove il theatrical è ancora la colonna portante dell’industria audiovisiva. L’industria non può basarsi sul tax credit e gli aiuti statali. Ma sono fiducioso perché il 2023 porta con sé un prodotto di alto livello».
A proposito di film che ultimamente sono riusciti ad avere risultati importanti al box office, è stata data la parola a Roberto Andò, regista di La stranezza (oltre 5 milioni di euro di incassi). Un successo che, secondo lo stesso regista, deriva dal fatto che quel film è nato per la sala, è stato pensato per attrarre pubblico: «È un film nato da un desiderio di cinema. Bernardo Bertolucci, una volta, parlando dell’insuccesso del suo film Partner, mi disse: “quell’episodio mi ha insegnato che, se io stesso non desidero il pubblico, perché il pubblico dovrebbe desiderare me?” Be’, questa è una frase fondamentale per il mio mestiere».
Jaime Ondarza, Presidente Unione Editori Media Audiovisivi Anica, ha dato voce al settore delle piattaforme streaming sottolineando come anche le piattaforme siano assolutamente dell’idea che il theatrical sia il cuore della redditività economica dell’audiovisivo: «l’industria audiovisiva è un ecosistema, un unico organismo, dove una parte alimenta l’altra, non si può vivere separatemene». Un’immagine, questa dell’ecosistema, che anche per Benedetto Habib, Presidente Unione Produttori Anica, è particolarmente corretta: «La sala è il cuore di redditività, è verissimo, perché la sala pompa e porta valore per i successivi sfruttamenti successivi. Penso anche alla capacità della sala di creare uno star system: effetto che gli altri media non hanno. Dal lato produttivo, l’esigenza è di alzare ancora l’asticella e i budget dei film. La qualità del prodotto mostrato in queste Giornate, comunque, è alta: sono dunque ottimista».
Per Piera Detassis, Presidente e Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, a parola chiave per il futuro, per il successo del settore theatrical, è “la stranezza”: «Il film di Andò ha dimostrato che i film devono puntare alla stranezza, a rompere gli schemi, a rischiare. Solo ciò che osa, che è strano, cattura l’attenzione e ti sprona ad andare in sala. Poi sono d’accordo con Lucia Bergonzoni: il cinema deve tornare a essere figo, o sexy come dico io di solito. Il cinema deve tornare a popolare i media di informazione generici, non sono quelli specializzati; deve tornare al centro della comunicazione popolare».
Nicola Maccanico, Amministratore delegato Cinecittà, ha infine aggiunto altri spunti al dibattito; «in un momento particolarmente positivo per le produzioni grazie anche a una politica che ha capito le potenzialità dell’industria cinematografica, bisogna però interrogarsi sui nostri modelli di business. La chiave è la valorizzazione del prodotto e in questo senso il lavoro dell’esercizio e della distribuzione deve essere un po’ ripensato. L’esercizio, ad esempio, dovrebbe tornare ad avere un ruolo più editoriale, di consigliere per il pubblico, con un maggiore impegno nel marketing territoriale. Un altro aspetto, per tornare al fronte produttivo, è che ormai le commedie italiane campioni di incassi sono sempre meno numerose. Le commedia italiane erano i nostri blockbuster. Se in America i blockbuster hanno cambiato pelle nel corso degli anni, dai grandi action ai cinecomic, i blockbuster italiani sono rimasti fermi alla stessa formula. I produttori devono riuscire a ricostruire dei fenomeni che attirino la gente al cinema».
La conclusione del convegno è stata affidata a Nicola Borrelli che ha ribadito l’importanza di una nuova regolamentazione chiara sulle finestre uguali per tutti i film, anche quelli stranieri e quelli che non hanno avuto i finanziamenti: «per questo dobbiamo fare in modo che queste nuove regole non siano definite da una Legge ma da un decreto in modo di avere anche più flessibilità di aggiornare queste stesse regole in futuro. Le sfide sono tante e per questo abbiamo già fissato per il 13 dicembre un primo tavolo di lavoro tra il Ministero e le principali associazioni di categoria».
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