È stato il convegno di Box Office ad aprire le Giornate Professionali del Cinema di Sorrento, in programma dal 28 novembre all’1 dicembre 2022. Argomento centrale del panel e materia di confronto tra i relatori sono state “Le proposte dell’esercizio per una ripresa stabile”: un tema caldo, soprattutto in questo momento in cui il mercato theatrical italiano, sebbene in lieve miglioramento, sta vivendo una fase ancora molto critica: il weekend appena conclusosi – solo per fare un esempio recente– segna un -60% rispetto alla media del triennio pre-Covid 2017-18-19.
Dopo il saluto iniziale del presidente Anec Mario Lorini, sono intervenuti, presentando la propria visione del merato e proposte concrete per la ripresa, Andrea Stratta (AD Notorious Cinemas), Tomaso Quilleri (Responsabile Programmazione e Marketing circuito Regno del Cinema), Paolo Protti (Esercente Ariston – Cinecity Mantova) e Francesco Grandinetti (Managing Director The Space Cinema). Ha moderato l’incontro Paolo Sinopoli, responsabile di Box Office.
La leva del prezzo e una legge chiara
Per Andrea Stratta, «due sono i problemi del mercato cinematografico attuale: la crisi economica generale e il grande cambiamento delle abitudini di consumo innescato dalla pandemia. Nella situazione attuale in cui le persone tendono a ridurre le spese per il tempo libero, spesso preferendo lo spritz e l’aperitivo a una serata al cinema, la leva più immediata su cui premere per riattrarre pubblico è quella del prezzo. Nel breve termine, questa è la soluzione più a porta di mano: la domanda, oggi più che mai, è fortemente elastica al prezzo, ahimé; lo dimostra, solo per fare un esempio recente, l’andamento delle presenze del cinema UCI di Pioltello alle porte di Milano dove, a fronte della prima settimana di riapertura con 4.500 persone grazie a un biglietto promozionale di 4,9 euro, la settimana successiva con prezzi non scontati ha registrato un -65%. Il problema è che, come ha anche dimostrato Cinema in Festa, dopo l’aumento di presenze messo in moto grazie dallo sconto, rimane ben poco al ritorno alla normalità. Ecco perché è necessario continuare ad agire anche su altri ambiti come l’eccellenza tecnologica e del servizio.
Sul fronte del cambio di abitudini, sappiamo ormai che il pubblico è cambiato, e che sono scomparsi gli spettatori occasionali. Sono rimasti solo i grandi appassionati. Tanti dei vecchi spettatori aspettano ormai di vedere i film sulla piattaforma. Per questo ci vuole una legge chiara. Il 2023 dovrà essere l’anno per trovare un accordo di legge sulle window, per ridare chiarezza al pubblico».
Il cinema non sono i film per le piattaforme. Il cinema è un copyright da difendere
Sull’agire sulla leva del prezzo, Tomaso Quilleri ha però espresso qualche perplessità. «Sì, è vero, di fronte agli enormi problemi di oggi, la tentazione di abbassare il prezzo è forte, ma secondo me non è il modo giusto per uscire dalla crisi. È una mossa di scarso respiro e controproducente. Dobbiamo piuttosto riportatore l’eccellenza dell’esperienza cinematografica nel radar dello spettatore. Gli sconti possono aiutare, ma devono essere limitati nel tempo, attuati su scala nazionale, con una comunicazione ad ampio raggio, e supportati dalle istituzioni. Se invece ogni player attua una scontistica al ribasso, io temo in una guerra tra poveri. Dobbiamo pensare che il rilancio del cinema sia un tema più ampio; un tema culturale, sociale, che deve vedere in azione tutta la filiera. Dobbiamo agire tutti insieme, e io mi rifiuto di pensare che sia solo il prezzo. Dobbiamo progettare un percorso di rilancio che duri almeno un triennio per tornare a dei livelli sostenibili di mercato, ovvero almeno 80 milioni di presenze. Per farlo, serve appoggio delle istituzioni: per esempio il decreto costi è fondamentale che possa trasformarsi in un aiuto strutturale e non solo per un biennio). Ma soprattutto servono regole chiare sulle finestre di sfruttamento. Il cinema non sono i film. Il cinema è la sala, eppure spesso la parola “cinema” ci viene rubata da altri soggetti televisivi, come Sky Cinema, il cinema di Netflix e così via. Non è corretto. Dovremmo avere il copyright sulla parola cinema, sull’esperienza del cinema: noi siamo unici in questa esperienza cinematografica e dobbiamo rivendicare questo copyright.
Un’ultima proposta ai distributori. Nel 90% dei casi, noi esercenti ci ritroviamo a vendere film che non abbiamo visto, dobbiamo promuovere un prodotto che non conosciamo. È giunto il momento di fare uno scatto di maturità e di fiducia, di chiedere con forza ai distributori di farci vedere i loro film prima dell’uscita e in tempo per avere gli strumenti per fare meglio il nostro lavoro».
Le sale non sono tutte uguali
Per Paolo Protti «sono tanti i punti su cui riflettere per una ripresa stabile dell’esercizio. L’azione immediata è di rendere attuativo il tax credit costi che l’associazione degli esercenti ha ormai proposto nel mese di settembre, ma che ora, a dicembre, non vede ancora una concretizzazione. Ma anche una moratoria sui costi di finanziamento: per chi ha fatto operazioni di ristrutturazione importanti negli ultimi anni, avere questa moratoria è davvero importante perché aiuta a costruire dei bilanci più spendibile con le banche. Queste nell’immediato. Poi dobbiamo pensare a delle strategie per riprenderci il pubblico: ad esempio, per recuperare gli spettatori più giovani (che sono la base del nostro futuro) si può pensare a una promozione sul biglietto per gli under 18 su scala nazionale, un’iniziativa simile a quella francese. O ancora abbassare il netto del prezzo del biglietto, l’equiparazione dell’iva del noleggio a quella del biglietto. E ovviamente non si possono non citare le window: per almeno due anni è vitale avere una finestra esclusiva di una durata consistente, per me almeno di 150 giorni, anche se l’importante non è la durata specifica ma la chiarezza di questa regola. Sono tanti i possibili interventi, non ultimo anche il rilancio del progetto di schermi di qualità per far risalire il cinema italiano. Infine, voglio sottolineare un concetto cuciale già evidenziato da Andrea Occhipinti: il 75% degli incassi totale del box office italiano sono realizzati da solo 200 strutture. Insomma, le sale non sono tutte uguali e questo deve essere tenuto presente negli accordi di noleggio. Ci vuole più libertà».
Servono più film e film migliori
A concludere il giro di interventi è stato Francesco Grandinetti: «in questa situazione ci sono strumenti che noi possiamo controllare, e altri al di fuori dal nostro controllo. Partiamo da questi ultimi: ecco, noi esercenti abbiamo bisogno di film. E di film migliori. Nel 2022, sono stati 77 i film che hanno superato i 600mila euro. Da un tax credit alla produzione che presuppone risorse statali elevate, è legittimo aspettarsi risultati diversi. Attenzione, il tax credit alla produzione è uno strumento vitale per il nostro settore, ma c’è un errore di fondo, una confusione alla base, per cui film per il cinema e prodotti audiovisivi per tv/piattaforme sono messi sullo stesso piano. Nel 2020 abbiamo visto 140 milioni di euro per il tax credit produzione di film per il cinema e 57 milioni nel 2021. Sul fronte dei prodotti audiovisivi sono stati 201 milioni nel 2020 e 284 nel 2021. Insomma c’è una bella sproporzione. Dobbiamo pretendere una separazione tra i due ambiti di cinema e audiovisivo, anche per capire quali sono i ritorni degli investimenti. Non voglio dare consigli ai produttori, non è il mio mestiere, ma mi pare evidente che sia più salutare per tutti produrre meno film con budget più importanti. Dobbiamo ritornare a riconoscere il tax credit in funzione anche dei risultati in sala, questo è un passaggio determinate: il focus nel fare progetti deve essere sugli spettatori e non sul conto economico delle case di produzione.
Visto che si è poi toccata la questione del prezzo, ci tengo a dire che, per me, non è sbagliato agire sul costo del biglietto ma non dobbiamo assistere a una scontistica varia e attuata in modo non organizzato. La mia proposta è piuttosto di decidere per un giorno uguale per tutti in tutta Italia in cui il biglietto costi meno. Un po’ quel che succede in Spagna con “il mercoledì dello spettatore”. Insomma un’operaziona nazionale, continuativa, supportata da una comunicazione forte, con le istituzioni che vadano a supportare gli esercenti per comare il gap di entrate. E riguardo a queste operazioni nazionali, penso che Cinema in Festa debba avere ora l’ambizione di avere un brand ambassador, uno sponsor davvero di peso che garantisca di raggiungere un target molto più ampio, ben oltre gli spettatori abituali. Infine, il tema delle scuole. Ci vuole una seria collaborazione tra MiC e il Ministero dell’Istruzione per costruire una rete efficace tra scuole e sale. Gli studenti sono il pubblico del presente, ma soprattutto il pubblico del futuro».
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