Sorrento 2024, Italia e Francia a confronto nel convegno di Box Office

Il panel organizzato da Box Office in collaborazione con Anec ha aperto le Giornate Professionali di Cinema mettendo a tema il rapporto tra distribuzione ed esercizio in questi due Paesi che hanno numeri di mercato molto diversi ma anche un forte legame di scambio

Una delle interessanti novità delle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento di quest’anno è che, nei vari panel e momenti di confronto, si è deciso di affrontare il rapporto tra il mercato italiano e quello francese per allargare lo sguardo e sollevare spunti di riflessione meno autoreferenziali. Così, in apertura della manifestazione – in programma dal 2 al 5 dicembre 2024 – il convegno organizzato da Box Office in collaborazione con Anec dal titolo “Francia e Italia: il rapporto tra distribuzione ed esercizio” ha esplorato le pratiche di fruizione e promozione dei film d’Oltralpe nel nostro Paese. Ma non solo, perché sono stati messi a fuoco questi due “universi cinematografici” che, sebbene abbiano spesso numeri molto diversi (con la Francia che ça va sans dire ha dimensioni di pubblico ben più alte), hanno un forte e vitale legame di scambio.

A confrontarsi nel dibattito sono stati: Xavier Albert (Managing Director, Universal Pictures International, Italy and France), Rémi Guittet (Addetto audiovisivo Institut français Italia, Ambasciata di Francia in Italia), Mario Lorini (Presidente ANEC), Andrea Romeo (CEO e Founder I Wonder Pictures), e Yoann Ubermulhin (Chargé de territoires /Territory manager Unifrance).
Ha moderato Paolo Sinopoli, responsabile di Box Office.

ITALIA: UN PUBBLICO PIU’ GIOVANE, MENO TENITURE

Ad aprire gli interventi è stato Xavier Albert che, già a capo di Universal in Francia, ha assunto la guida della major anche in Italia da ormai 4 anni avendo così una visione comparata dei due Paesi. Due Paesi che, come noto, registrano presenze molto diverse: nel 2023, in Francia si sono contate 180 milioni di biglietti staccati contro i 70 milioni dell’Italia, con una fruizione pro capite che in Francia è di 2,7 biglietti a persona, mentre in Italia è di poco più di 1 biglietto. Per chi lavora nella distribuzione in entrambe le nazioni «è necessario tener conto di un’abitudine ben lontana sul consumo di film in sala. Non solo, perché diverso è anche il numero di cinema operativi nelle varie nazioni: 2.700 location francesi contro le 1.500 italiane. Quello che invece è simile è il numero di film distribuiti (in entrambi casi sopra i 700 titoli): in Italia, dunque, la concorrenza è più forte visto che a fronte della stessa offerta la domanda e i luoghi di fruizione sono inferiori. Nella pratica, questo si traduce nel fatto che in Italia il turnover è maggiore e la vita dei film è più breve. Una bella sfida per noi distributori che dobbiamo cercare di totalizzare più presenze possibili in un tempo inferiore».
Xavier Albert ha poi elencato altre differenze tra i due Paesi: il fatto che la quota nazionale in Francia sia più alta (indicativamente il 40% contro il 20%; ad oggi in Francia 10 film hanno superato il milione di presenze mentre in Italia solo 3); oppure una presenza maggiore di sale premium (118 in Francia, mentre in Italia non arriviamo a 10: «e questa è una differenza macroscopica»).
Diversa è anche la composizione del pubblico: l’Italia è caratterizzata da un pubblico più giovane. «In Italia solo l’11% degli spettatori è over 60, mentre in Francia è il 21%, praticamente il doppio» ha sottolineato il capo di Universal.
«Al di là dei numeri, ci sono diverse iniziative realizzate in Italia che dalla Francia vengono osservate con interesse come i momenti di formazione per esercenti degli AnecLab, le campagne istituzionali per la promozione del cinema in estate, ma anche produzioni nazionali di successo come la saga dei Me contro Te che è riuscita a portare al cinema il successo di creatori digitali»

DISTRIBUIRE FILM FRANCESI IN ITALIA: INVESTIRE SULLA QUALITA’

La parola è dunque passata ad Andrea Romeo che, forte dell’esperienza decennale di I Wonder Pictures come distributore che ha un’attenzione particolare per la cinematografia francese, ha ricordato come «la specificità, l’eccezione culturale francese non è legata solo alla quantità, ai tanti numeri che Xavier Albert ha illustrato nel dettaglio prima, ma anche e soprattutto alla qualità. Come I Wonder abbiamo portato nelle sale italiane sì alcuni titoli francofoni che hanno avuto successo commerciale come Dio esiste e vive a Bruxelles, ma anche e soprattutto film di qualità dalle presenze inferiori ma che hanno ricevuto premi in Festival internazionali, come Sur l’Adamant (Orso d’oro a Berlino), la palma d’oro Titane, la coppa Volpi di Noi e loro. Come I Wonder Pictures scegliamo di distribuire il cinema francese non per una questione di quantità (di incassi) ma per qualità (dei film). Nel cinema francese troviamo gli autori che amiamo, registi che raccontano la contemporaneità, che spiazzano e ci stupiscono per il loro stile. La Francia ci insegna che la complessità e l’ampiezza dell’offerta è un bene e un arricchimento per il mercato e per il pubblico. Negli ultimi anni, il box office complessivo di I Wonder è cresciuto soprattutto grazie ai titoli prodotti da A24, da The Whale a La zona di interesse fino a The Substance. Abbiamo sperimentato in prima persona che il pubblico cinefilo italiano è oramai un pubblico giovane. Un pubblico giovane che ama soprattutto titoli arthouse che sperimentano col genere: noi abbiamo lavorato molto, da anni, anche in collaborazione con gli esercenti, per coltivare e far crescere questa nicchia. Potremmo dire che in un certo senso il successo di The Substance è un po’ il frutto del lavoro iniziato con Titane».

FORMARE IL GUSTO DEL PUBBLICO

A seguire è intervenuto Yoann Ubermulhin che si occupa per Unifrance della promozione del cinema francese in Italia. «L’Italia è un territorio fondamentale per le nostre esportazioni, un territorio sul quale investiamo moltissimo anche perché è il terzo mercato europeo per numero di spettatori. Come hanno illustrato i relatori prima di me, le differenze tra il pubblico, il parco sale e le dinamiche distributive tra i Italia e Francia sono molte, quindi è sempre più necessario costruire una promozione ad hoc per l’Italia che tenga conto della sua specificità culturale e commerciale. In Italia i multiplex realizzano il 75% del box office complessivo, mentre in Francia la quota è del 60%. Come noto, i multiplex prediligono una programmazione di film commerciali, mentre le produzioni francesi sono più di qualità. Di conseguenza, alcune produzioni francesi non riescono a raggiungere una parte significativa del pubblico, e il cinema francese deve affidarsi a quei pochi fiori all’occhiello dei circuiti commerciali che però riescono a trovare spazio anche per i film francesi per incrementare la sua performance complessiva. Per cercare di aumentarla in passato abbiamo stipulato partnership con circuiti importanti come UCI Cinemas, oltre a sostenere festival di promozione importanti quali RendezVous, ma anche il France Odeon di Firenze. Altri strumenti strategici sono poi le co-produzioni tra i due Paesi, ovviamente, che vanno incentivate, così come va incentivata l’educazione del pubblico verso questo prodotto di qualità».

L’IMPORTANZA DEI FESTIVAL

È intervenuto poi un altro relatore francese: Rémi Guittet. L’addetto audiovisivo dell’Institut français Italia e dell’Ambasciata di Francia in Italia ha ricordato il ruolo fondamentale dei festival nella promozione del cinema d’Oltralpe. «Da ormai 15 anni organizziamo Rendez-Vous, il già citato Festival del nuovo cinema francese, e qui i nostri primi interlocutori sono i distributori: volgiamo far vedere a loro, portare alla loro attenzione, i film dei registi emergenti francesi. Il nostro festival ha senso solo se serve ai distributori per fargli scoprire titoli interessanti che poi loro porteranno in Italia». Guittet ha poi riconosciuto le difficoltà del sistema di distribuzione italiano: «un successo di pubblico in Francia è una condizione necessaria ma non sufficiente per avere successo in Italia. L’Italia ha le sue specificità e criticità, in primis il fatto che non ci sia una chiara cronologia delle finestre di sfruttamento dei film».

Infine, le conclusioni del panel sono state affidate al presidente Anec Mario Lorini che ha rimarcato come il confronto con tra questi due mercati, per quanto lontani nei numeri, sia stimolante nella sfida costante di andare a cercare il pubblico.

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