Si chiama ITsART, ma sembra di leggere CHILI

Con un catalogo risicato e prezzi tutt’altro che competitivi, lo scorso 31 maggio ha debuttato online il portale voluto dal Ministero Franceschini. A gestirlo, una società partecipata al 51% da Cassa Depositi e Prestiti e al 49% da Chili. E sembrerebbe proprio quest’ultima, al momento, a trarne i maggiori vantaggi

La “Netflix della cultura italiana”. Così il Ministro Franceschini definì per la prima volta, nell’aprile 2020, il progetto di costruire una piattaforma streaming per la fruizione di spettacoli teatrali, concerti, film, visite virtuali a musei e altri luoghi d’arte in Italia. La piattaforma ha ora il nome ufficiale di ITsART, ma sul web e sulla stampa sono ormai in molti ad averla ribattezzata la “Chili della cultura italiana”.

Questo perché Chili – che di ITsART è “partner industriale del progetto” e socio privato di minoranza al 49% – sembrerebbe essere, al momento, il soggetto a trarre i maggiori vantaggi dall’operazione. Come già messo in luce da Box Office nel numero di gennaio-febbraio 2021 e sulle sito e-duesse.it, il coinvolgimento di Chili può sembrare uno “strano caso di salvataggio aziendale”. Selezionata – come si legge sul sito itsart.tv – “per il suo know how industriale e tecnologico”, Chili è andata ad affiancare il socio di maggioranza Cassa Deposito e Prestiti (che detiene il 51%). Nel dettaglio, CDP ha messo 6,25 milioni di euro (di cui 5,7 come sovrapprezzo e 510mila a titolo di capitale), mentre Chili ha partecipato con un totale di 6 milioni di euro che sono stati dati sotto forma in infrastruttura tecnologica e know-how. Nessun versamento “cash”, dunque, a quanto pare, per Chili che, negli ultimi anni ha registrato importanti perdite. Secondo quanto riportato recentemente da L’Espresso, il valore di esattamente 6 milioni di euro dell’infrastruttura tecnologica e know-how dato da Chili sarebbe stato stabilito da una perizia presentata da Chili stessa e svolta da “una società romana, di non gigantesche dimensioni, che avrebbe dichiarato ricavi per 71.000 euro nel 2019 e 38.000 nel 2018”.

Contando su un contributo da 10 milioni di euro del Ministero della Cultura (decreto Rilancio), il 31 maggio ITsART ha poi debuttato online con 700 ore di contenuti (un competitor diretto quale Nexo+, al lancio di marzo, di ore di contenuti ne aveva 1.500). La sezione “Storie” dedicata al cinema e all’audiovisivo offre, al momento, poco più di 250 contenuti e, se diversi sono gratuiti, quelli a pagamento hanno spesso prezzi fuori dalla media del mercato (giusto per fare un esempio, Nico costa 3,9 euro in noleggio e 6,9 euro in acquisto, quando su RaiPlay è gratuito, seppur con pubblicità iniziale). A differenza di altri servizi streaming in lancio, non è poi stata prevista nessuna settimana di prova o una scontistica di partenza. All’appello manca anche un’App per facilitare la fruizione dei contenuti su smartphone o altri device, oltre al comando di Parental Control. Inoltre ITsART, che vuole essere una finestra sulla cultura italiana nel mondo, al momento è visibile solo in Italia e nel Regno Unito. Un po’ poco alla partenza. Ma il sito rassicura che “entro la fine del 2021 sarà disponibile in Europa e dal 2022 sui principali mercati internazionali con contenuti in numerose lingue”. Vedremo…

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