Scandalo in Corea del Sud: dati box office truccati per anni

Coinvolti più di 300 film. Tra i titoli che hanno beneficiato di "trattamenti di favore" ci sarebbe anche Emergency Declaration, con Song Kang-ho (protagonista di Parasite)

Ha del clamoroso lo scandalo che sta travolgendo il mondo del cinema in Corea del Sud. Secondo quanto riportato da media locali e internazionali, la polizia ha trovato prove di una sistematica alterazione dei dati del box office nazionale: nel corso degli ultimi 5 anni, oltre 300 film avrebbero goduto di questa manipolazione. Stando a quanto si apprende, le indagini delle forze anti-corruzione e della squadra investigativa sulla criminalità pubblica sono iniziate ad inizio anno. A giugno la polizia ha condotto alcune perquisizioni negli uffici di alcuni dei principali operatori e distributori del Paese, come CJ-CGV, Megabox, Showbox, Kidari e Lotte Cinema. Come risultato, la Seoul Metropolitan Police ha deferito ai pubblici ministeri 9 persone e 24 società di distribuzione – ma quelle indagate sono quasi 100, responsabili dell’uscita di circa 460 film.

Secondo le fonti, in accordo con i distributori, gli esercenti avrebbero inserito informazioni di vendite gonfiate, alterando così i dati inviati al servizio compilazione noto come Kobis (Korean Film Council’s box office compiling service). La frode sarebbe andata avanti da marzo 2018 a giugno di quest’anno, con l’intento di far risultare molto più redditizi i film coinvolti, tanto da far contare 2,67 milioni di spettatori in più del reale.

Tra i film coinvolti in questo scandalo, c’è il documentario The Red Herring uscito nel 2022 e nel quale era coinvolto l’ex ministro della giustizia Cho Kuk, così come l’action thriller Emergency Declaration con Song Kang-ho, Jeon Do-yeon e Lee Byung-hun, presentato a Cannes nel 2021. In Corea del Sud la sua uscita è stata ripetutamente rimandata, quindi quando è uscito nell’agosto 2022 secondo i dati avrebbe raccolto 15,7 milioni di dollari. In tutto, i film coinvolti sarebbero 323.

Da un lato, evidenziano le fonti, questa tattica può far risultare come maggiormente di successo i film nelle sale; dall’altra però ha come risultato l’aumento dei prezzi relativi alle licenze per il passaggio in televisione, in streaming e altre parti del cosiddetto mercato accessorio. Il tutto sarebbe avvenuto in un periodo di tempo molto delicato per il cinema non solo coreano ma mondiale, ovvero la ripresa dopo la pandemia da Covid-19.

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