Protti, l’Anec per avere futuro deve cambiare

Si è svolto a Roma, il 18 ottobre, il Consiglio Generale Anec durante il quale è stata fissata per il 23 novembre la data del Congresso per il rinnovo delle cariche dell’associazione. Durante il Consiglio, lo storico esercente Paolo Protti ha presentato una lettera che riceviamo e pubblichiamo:

  • L’Anec, per avere futuro, deve cambiare

Giorni fa Giorgio Ferrero ha esplicitato tramite Box Office la sua autocandidatura a prossimo Presidente. Lo spirito schietto e un po’ garibaldino di Giorgio è ben noto ed è da apprezzare perché pone in primo piano la questione del futuro prossimo dell’ Anec.

Ma il futuro dell’ Anec non è tanto decidere chi sarà il Presidente ma decidere come sarà l’Anec. Se non si pongono le fondamenta della sua riorganizzazione e della sua capacità di rappresentanza, allora il futuro è tutt’altro che assicurato indipendentemente da chi la guida.

Non possiamo nasconderci che , per vari motivi, stiamo attraversando una crisi interna ed esterna che ha anche purtroppo offuscato il ruolo centrale dell’esercizio nel mercato cinematografico. Da poco è terminato il (bel) Festival di Venezia ma mentre nel 2011 le problematiche delle sale erano all’attenzione centrale del dibattito, ora sono state confinate all’ angolo. La sala , le nostre sale sono il cuore pulsante del cinema e ogni cuore necessita di attenzioni costanti.

Già nel 2014 in occasione della elezione di Luigi Cuciniello sollevai temi che si sarebbero dovuti affrontare. Parlavano di riorganizzazione (nazionale e regionale, con rimodulazione dei parametri contributivi), rappresentanza (cambiamento attuale obsoleto sistema di classificazione categoriale interna e di sistema elettorale), di Federcinema (rapporto costante e concreto con le altre associazioni e fine rincorsa del sogno-miraggio di una unificazione dell’esercizio). Quindi quasi tutto rivolto ad una rifondazione interna, ma era ed è un passaggio indispensabile per affrontare e impostare al meglio anche i rapporti con le istituzioni, con le altre categorie del mercato cinema.

L’Anec appare oggi a molti come una Associazione poco coesa e quindi risulta non incisiva proprio a causa di questo. Come aziende dell’esercizio cinematografico abbiamo la necessità che la nostra Associazione , che rappresenta la stragrande maggioranza dell’esercizio italiano e oltre il 55% del mercato sala, abbia invece una forte capacità di rappresentanza e di interlocuzione, e che ciò sia espressione di autorevolezza.

ANEC ha bisogno di una struttura operativa nazionale che deve avere anche una sua stabilità economica per garantire i servizi essenziali e fondamentali. La rappresentanza nazionale deve avere il supporto di un ufficio con competenze legislative e sindacali, di una segreteria ben organizzata e motivata, di un ufficio dedito alla comunicazione interna ed esterna e basato su fluidità continua e tempestiva delle informazioni.

Il sistema di contribuzione che alimenta sede nazionale e sedi regionali è da tempo in difficoltà. Sia i sistemi di contribuzione diretta dei soci sia quelli del sostegno tramite convenzioni sono entrati i crisi da molti anni in conseguenza delle mutate condizioni di mercato, Oggi non è più possibile procedere sulle basi del sistema precedente, ed è un problema che riguarda sia l’ Anec nazionale che moltissime Regioni.

La rappresentanza Anec è esercitata dal Presidente che deve essere coadiuvato da colleghi, ma mi permetto di aggiungere con franchezza che sia Presidente che suoi Vice non devono essere scelti o eletti in base al “peso dei voti che portano” ma invece sulla competenza specifica, sulla disponibilità di tempo da dedicare, sulla capacità di condivisione e interlocuzione coi colleghi e con gli altri settori. E si deve lavorare come “squadra” nel rispetto delle responsabilità che si sono assunte. Le categorie interne quali “multicinema e piccolo esercizio” non hanno più senso come micro-organizzazioni interne mentre rimane corretto che siano presenti e rappresentate negli organismi di rappresentanza associativa. Dobbiamo modificare il “sistema elettorale” interno ed è necessario che la scelta del Presidente sia libera espressione e soprattutto condivisione degli esercenti italiani tutti, mentre col sistema attuale si è vincolati a schemi che non creano confronto e che sono legati a criteri regionali che difficilmente sanno rispecchiare le opinioni dei singoli esercenti.

Un Presidente eletto su questi presupposti può così svolgere il proprio ruolo con autorevolezza e con riconosciuta rappresentanza, caratteristiche indispensabili per avere efficacia nel confronto istituzionale, un confronto che richiede sia fermezza che duttilità.

Anec , mondo dell’esercizio cinematografico e Agis , mondo dello spettacolo “dal vivo”, sono due sigle che non solo appartengono al cuore della nostra storia, ma sono pure due sigle che insieme rappresentano il fulcro di ciò che significa spettacolo e pubblico che vi partecipa. Questa peculiarità che ci unisce la dobbiamo preservare. Meglio dirlo subito e chiaramente, pur sapendo che a volte può essere un rapporto non semplice, come abbiamo visto e vissuto in questi ultimi anni.

L’esercizio cinematografico conta più sigle “sindacali” che sono Anec, Anem e Acec, più una quarta che, pur trasversale (si dice tecnicamente “associazione di secondo grado”) a Anec e Acec, ha un suo ben preciso e importante connotato ed è la Fice. La Fice rappresenta un importante settore d’esercizio con peculiari caratteristiche e ciò o ha un suo peso specifico interno o porta la Fice stessa a richiedere più autonomia se si sente penalizzata o non rappresentata. Un argomento delicato sul quale non possiamo fare la politica dello struzzo e sul quale dobbiamo prendere decisioni di merito, di metodo e di periodo.

L’esercizio italiano per essere più incisivo deve puntare sulla creazione di un tavolo comune di lavoro ove costruire unità e sinergia su molteplici obbiettivi, anziché disperdersi e frazionarsi. Invece di inseguire ciclicamente progetti di unificazione, dobbiamo finalmente porci la concretezza di una Federazione dell’Esercizio, uno strumento che ci rafforzerebbe e nel passato ne abbiamo già avuto, seppur indirettamente, concrete dimostrazioni pratiche (abolizione tassa prelievo biglietto e operazioni Schermi di Qualità). L’Anem, mi si passi la sintesi schematica, è l’Associazione che cura in primis le finalità dei due principali circuiti d’esercizio di proprietà straniera. Il management italiano dei due circuiti è fatto di persone capaci e valide con le quali abbiamo spesso avuto modo di confrontarci e condividere azioni. La concreta diversità tra i soci Anec e Anem deve trovare il suo equilibrio quindi non in una “unica” Associazione (prendiamo atto dei vari tentativi falliti) ma all’interno di una Federazione, dove insieme ai contributi di Acec e Fice le Associazioni dell’Esercizio possano esprimere forza e completezza e unità d’intenti quanto meno su tanti temi che sono condivisi. Non aver ancora percorso questa strada (la indicai nel gennaio 2013) ha portato tutti a evidenziare più le divisioni piuttosto che intraprendere azioni congiunte quando possibile.

Come Anec (e poi auspico come Federazione dell’ Esercizio Cinematografico) ci dovremo confrontare con costante continuità e con pari dignità in primis con l’ Anica, l’Associazione dell’industria cinematografica, e con le Associazioni degli Autori e con molte altre, senza dimenticare che dovremmo anche tornare a dedicare attenzione a una “nostra” creatura quale il David di Donatello. Una pari dignità che deriva dalla indiscussa centralità della sala cinematografica, che rivendichiamo come nostro DNA nonostante alcune sirene cantino diversamente.

Governo, Mibact, Mis , Regioni sono le Istituzioni con cui dobbiamo avere un rapporto costante e costruttivo. Dobbiamo saper esprimere insieme autorevolezza e capacità di dialogo, mantenendo sempre la barra per il raggiungimento dei nostri scopi, e ricordando alle istituzioni la peculiarità che ci contraddistingue: le nostre sale sono imprese vive e attive grazie a un pubblico che partecipa in prima persona, uscendo da casa, incontrandosi, discutendo fra amici, e in questo noi svolgiamo e costruiamo un elemento insostituibile di socialità e diffusione culturale. Ma insieme a questo fattore produciamo occupazione, movimentiamo economia, promozione, ricerca. Inevitabile ricordare la vicenda “IMU” : una tassa iniqua e una beffa assurda che se resa deducibile come spesa per il nostro settore (eccezione culturale) potrebbe cambiare più rapidamente della legge cinema le basi dei nostri asfittici bilanci.

Dulcis in fundo……….la distribuzione. Mi verrebbe da dire: croce e delizia nei secoli, in quanto non molto è cambiato rispetto al secolo scorso. Anche in questo caso è necessario esprimere e attuare una pari dignità che troppe volte è ignorata (e talvolta calpestata). Un confronto che deve essere costruttivo, fondato sul reciproco rispetto. Noi delle sale cinematografiche abbiamo compiuto sforzi enormi per affrontare i cambiamenti del mercato, ma le politiche distributive non sono molto cambiate nonostante tante promesse ed i costi di noleggio continuano a lievitare. Oggi la cartina di tornasole è la stagione estiva e non servono ulteriori spiegazioni: quanto avvenuto negli anni passati e tristemente quest’anno è di una evidenza assoluta. In assenza di una reale e concreta disponibilità estiva, ci si dovrà porre il problema della modalità di contratti stagionali (specie con i sindacati) in quanto non è possibile andare avanti con due mesi e più di totale inattività per mancanza di prodotto in molte, troppe strutture cittadine».

Invito i colleghi, gli amici, i soci dell’ Anec a riprendere il metodo del confronto e della discussione per individuare la nostra identità e la nostra prospettiva e così insieme costruire e alimentare la piattaforma politica e organizzativa della nostra Associazione.

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