Riflettori ancora puntati sugli uffici di Paramount Global, dove è stata recapitata una nuova offerta d’acquisto. Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, infatti, Apollo Management Group non molla la presa e sarebbe tornato a bussare alla porta del conglomerato, questa volta presentandosi insieme a Sony Pictures Entertainment.
Voci di un possibile interessamento da parte della multinazionale giapponese sono iniziate ad emergere due settimane fa, quando è stato riportato che Sony fosse pronta ad unire le forze con la società statunitense di investimento private equity per acquisire Paramount Global. Una prima offerta da 11 miliardi di dollari di Apollo è stata già rifiutata dai piani alti, allora sotto la gestione di Bob Bakish, ma questa volta l’offerta è più che raddoppiata.
Le fonti americane riportano infatti di un’offerta da 26 miliardi di dollari per un all-cash buyout del conglomerato. La joint bid non vincolante sarebbe stata presentata nella giornata di mercoledì, include il rilevamento del debito della società ed è parecchio superiore all’attuale valore d’impresa di Paramount fissato a 22 miliardi di dollari. A valutare la proposta sarà ora lo speciale gruppo di CEO che ha preso il posto di Bob Bakish.
Gli stessi sono però impegnati a valutare la proposta di fusione da parte di Skydance Media, la soluzione per ora preferita da parte di Shari Redstone, perché in questo modo la società potrebbe restare pubblica: Skydance subentrerebbe acquisendo il 77% delle quote di National Amusements, che controlla appunto Paramount Global. La società di produzione statunitense con sede a Santa Monica e fondata da David Ellison, che tratta insieme ai partner RedBird Capital e KKR, si è assicurata una finestra esclusiva di un mese.
Dopo le voci di una nuova offerta da parte di Sony e Apollo, le azioni di Paramount Global hanno registrato un’impennata del 13% e hanno chiuso giovedì a 13.86 dollari per azione. Secondo le fonti, non è chiaro date le cifre quale sarà la risposta dai piani alti dell’azienda.
Fonte: Wall Street Journal
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