OpenAI, Scarlett Johansson e il SAG-AFTRA contro la società

Duro comunicato dell'attrice con l'azienda di intelligenza artificiale, accusata di averle "rubato" la voce. Il sindacato degli attori chiede al più presto una legge federale in materia
scarlet johansson

A meno di un anno dalla fine dello sciopero, si riaccende lo scontro tra Hollywood e il mondo dell’intelligenza artificiale. Sceneggiatori e attori hanno combattuto a lungo per includere nel nuovo contratto collettivo nazionale restrizioni specifiche per l’uso delle AI in ambienti creativi, ma ora il terreno di scontro si sposta più vicino alla fonte primaria, ovvero OpenAI.

La società creata da Sam Altman, Elon Musk e ora parte del colosso Microsoft, è finita infatti nel mirino dei sindacati e di qualche illustre esponente del mondo del cinema come Scarlett Johansson. L’attrice, con un comunicato, ha reso noto di aver intrapreso azioni legali contro OpenAI per averle “rubato” la voce e utilizzata per Sky, nuovo tolls disponibile per il chatbot GPT-4. Secondo quanto riportato dalla star, l’azienda creatrice di ChatGPT e della recente e rivoluzionaria Sora l’avrebbe contattata diverso tempo fa per proporle di diventare ufficialmente la voce di Sky, ma sarebbe andata avanti lo stesso una volta incassato il suo rifiuto.

«Quando ho sentito la demo, sono rimasta scioccata, arrabbiata e incredula per il fatto che Sam Altman sia andato avanti con una voce che somiglia molto alla mia, al punto che i miei amici e conoscenti più stretti non sono riusciti a distinguerla» ha denunciato la Johansson. L’attrice si è detta costretta ad assumere dei legali, scrivere una lettera ad OpenAI e chiedere la rimozione immediata della voce, che effettivamente ora non è più disponibile. «In un periodo in cui siamo tutti alle prese con i deepfake e con la protezione delle nostre sembianze, del nostro lavoro e della nostra identità – ha concluso – Credo che queste siano questioni che meritano assoluta chiarezza».

L’attrice non è però l’unica ad essersi mossa. Il sindacato SAG-AFTRA ha iniziato infatti a radunare i suoi legali e spingere per chiedere una legge federale sul diritto di pubblicità, per arrivare a coprire l’uso delle AI per imitare le sembianze degli attori. Al momento, esistono solo leggi statali in materia, ma per la sigla quanto denunciato da Scarlett Johansson evidenzia un vuoto giuridico da colmare al più presto.

«L’incidente sottolinea l’importanza di proteggere la voce nell’era dell’intelligenza artificiale – ha dichiarato un portavoce citato da THR, riprendendo la nota sul sito ufficiale –  La possibilità di clonare facilmente una voce non è più fantascienza, è un fatto scientifico. Che siate artisti professionisti che vogliono tutelare la propria carriera o singoli individui che vogliono proteggere le parole che vi sono state attribuite, la necessità di una protezione a livello federale è ora».

Nel frattempo, è stata presentata una proposta di class action presso il tribunale federale di New York contro LOVO, startup di AI con sede a Berkeley. Sul piede di guerra ci sono diversi doppiatori, che accusano l’azienda di aver “rubato” loro le voci e tratto profitto dalle stesse. Si tratta a conti fatti della prima causa contro un’azienda di AI di questo tipo e potrebbe dare il via a intense battaglie legali che, questa volta, non dovrebbero quantomeno bloccare l’industria cinematografica e audiovisiva dalle parti di Hollywood.

Foto: Axelle/Bauer-Griffin/FilmMagic

Fonte: THR

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