Occhipinti (Lucky Red), superare i particolarismi

Anche Andrea Occhipinti torna a parlare, con e-duesse, del caso Kung Fu Panda 3, con le anteprime fissate da Twentieth Century Fox Italia nel weekend 12-13 marzo a pochi giorni dall’uscita ufficiale del 17 marzo. Occhipinti interviene sulla questione come titolare di Lucky Red, prima che come presidente dei distributori Anica, come vuole premettere per chiarezza: «Non volevo sovrapporre i ruoli. Certe questioni si risolvono all’interno delle associazioni: Fox aveva preso l’impegno di non ripetere l’incidente dell’altra volta, con I pinguini di Madagascar, ma questo impegno non è stato rispettato. E ci torneremo sicuramente in assemblea. Ma le mie dichiarazioni ufficiali a nome di Lucky Red sono frutto di una scelta precisa, essere libero di parlare anche di quello che perdiamo direttamente da questa scelta senza coinvolgere su questo aspetto “personale” l’associazione». Quanto al danno, come già dichiarato al Corriere della Sera, la sua azienda lo ha avuto per il film Heidi, la cui uscita era prevista per il 3 marzo: la vicinanza alle anteprime e la corrispondenza con il target family hanno imposto uno spostamento al 21 marzo: «Sapere solo dieci giorni prima una tale iniziativa ci ha costretto a spostare il film all’ultimo momento: questo è un danno grave che io denuncio».

Come presidente della sezione distributori, invece, Occhipinti vuole fare un discorso più ampio. «Sono anni che discutiamo per far crescere questo mercato, rispettando le date di uscita ma anche trovando una miglior collocazione del prodotto con una maggior spalmatura durante l’anno e allungando la stagione lavorando tutta l’estate… Ci sono alcune distribuzioni e alcune major che si impegnano molto su questo fronte e altre che non si impegnano per niente e appena possono spostano i film previsti in origine day and date con gli Usa; capisco il vantaggio immediato a spostare un titolo in un periodo più forte, ma se non capiamo che lavoriamo anche per far diventare più grande e ricco tutto il mercato, lavorando su un periodo così delicato come l’estate, non cresceremo mai. È un indicatore di un approccio: nel settore alcuni si preoccupano dell’esistente e di ragionamenti tra distributori su quello che è meglio per il mercato; altri, presi dal particolarismo, si comportano come gli pare… . Per poi magari lamentarsi perché il mercato è troppo ingolfato di prodotto in altri periodi. Ognuno, per quel che rappresenta, deve fare la sua parte e prendersi la sua responsabilità».

Occhipinti sottolinea anche la particolarità di questo periodo. «In questo momento c’è una particolare attenzione del governo sul cinema e sull’audiovisivo, con la proposta di una legge che vuole far sì che ci siano più sale in Italia, che si allunghi la stagione, che ci siano più aiuti automatici alla produzione nazionale. Dal governo ci è stata lanciata una sfida di maturità, che dobbiamo raccogliere. Dispiace che un player così importante come Fox, che in questo caso rappresenta DreamWorks, si tiri indietro…».

Il presidente dei distributori respinge le accuse all’associazione: «Non sono d’accordo con chi definisce debole l’Anica: nessuno può costringere nessuno a uscire in sala in una data piuttosto che in un’altra; questo può davvero essere solo oggetto di gentlemen agreement, senza coercizioni o invasioni di campo nel merito delle strategie degli altri; ognuno fa quel che ritiene più opportuno per massimizzare i profitti dei propri film. Detto questo, se si fanno ragionamenti comuni di ampio respiro su come migliorare e ottimizzare la distribuzione e se fissiamo insieme e accettiamo certe regole, queste regole vanno rispettate. Come l’impegno a spalmare meglio il prodotto, a impegnarsi per posizionare film italiani d’estate, e da parte degli esercenti a non smontare questi film dopo pochi giorni considerando la particolarità di questo periodo. Ci vuole un respiro più ampio, da parte di tutti, prendendosi responsabilità. Poi se qualcuno è scorretto, si può solo sottolinearlo: non possiamo imporre nulla. Ma il caso ha fatto rumore, anche negli Usa: il fatto che Variety abbia riportato il caso mi sembra importante. E certe società non amano avere cattiva reputazione o sottolineare le proprie scorrettezze: quindi ci siamo mossi come si poteva e doveva fare».

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