Di seguito un estratto dell’intervento di Nicola Maccanico, amministratore delegato di Cinecittà, pubblicato sul numero speciale di Box Office del 15-30 gennaio (n. 1-2), realizzato in occasione dei 25 anni della rivista. Per leggere il testo integrale, scaricare la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonarsi direttamente alla versione cartacea della rivista.
«Il mondo dell’audiovisivo è sempre stato caratterizzato da fenomeni globali in grado di generare interesse e alimentare emozioni con storie che sapevano viaggiare molto oltre i confini nazionali», scrive sulla rivista Box Office Nicola Maccanico, amministratore delegato di Cinecittà. «Il cinema, in particolare, ha fatto nascere mode e costumi ed è stato un vero ambasciatore culturale, diffondendosi anno dopo anno in ogni angolo del pianeta. Una forma di intrattenimento leggero o intellettuale, a seconda dei generi, che ha saputo mettere d’accordo generazioni e nazioni molto diverse tra loro. Ma tutto questo, nel secolo scorso e nei primi anni 2000, succedeva in forma sostanzialmente unidirezionale. Quello che nasceva negli Stati Uniti aveva la forza per viaggiare nel mondo; invece, i contenuti che trovavano la loro origine in un Paese diverso, restavano in quei confini. In verità ci sono state alcune eccezioni, ma non hanno cambiato le regole di un mercato sostanzialmente a senso unico. Un modello di business che basava le proprie fondamenta sulle multinazionali della distribuzione, enormi colossi con squadre dedicate in tutti i territori rilevanti e pronti a svilupparsi in ogni Paese che lo meritasse. I contenuti viaggiavano solo “fisicamente” (35mm, drives, Dvd, parabole satellitari), la lingua riconosciuta era esclusivamente l’inglese, con il doppiaggio come strumento unico per tradurla agli spettatori che ne avessero bisogno. Ho, però, appena finito di descrivere un mondo che non esiste più. Oggi le tecnologie e la fruizione digitale hanno conquistato una assoluta centralità e i consumatori ne hanno abbracciato compiutamente riti e opportunità, a seguito di solidi trend in essere da tempo e dell’accelerazione conseguente al drammatico diffondersi del Covid-19, che ha sospeso per un certo periodo la nostra attitudine alla mobilità e ha reso inaccessibili le sale cinematografiche per molti mesi. Si è così generata una maggiore coerenza tra le opportunità che la tecnologia offre e la disponibilità dei clienti a volerle cogliere.

(© courtesy of Cinecittà)
Innanzitutto, il nuovo mondo digitale si caratterizza per la sua fluidità e semplicità, attraverso un’applicazione si può tecnicamente raggiungere pubblico in ogni angolo del pianeta. La crescita poderosa di operatori come Netflix e Disney+ conferma un vero elemento rivoluzionario nei business internazionali: la disintermediazione completa dai modelli distributivi tradizionali è possibile. Quindi le grandi distribuzioni vedono venire meno le rendite di posizioni che hanno costruito nella loro storia, precisamente l’occupazione strutturata e fisica dei mercati di riferimento, e cominciano a mettere al centro del loro sviluppo la produzione dei contenuti e lo sviluppo delle migliori tecnologie per renderli disponibili direttamente ai consumatori finali. Per citare solo alcuni dei principali protagonisti mondiali: Warner (HBO), Discovery, Paramount, Universal (Peacock) sono solidamente impegnati in questa competizione globale. In parallelo negli ultimi anni sono cambiati i gusti di fruizione da parte del pubblico, che ha riconosciuto un successo planetario a un modello di narrazione, quello seriale, che era sempre stato considerato minore rispetto alla costruzione filmica tradizionale. Oggi non c’è più alcuna regola: i maggiori produttori, sceneggiatori, registi, attori si muovono agilmente tra esperienze seriali e film. È la tipologia di racconto che determina la forma di narrazione e non esiste più in alcun modo una gerarchia della qualità ad esso connessa. Che la tecnologia sia stato il gene della nascita di questa rinnovata molteplicità di forme di storytelling o un effetto moltiplicativo, non cambia molto; oggi il consumatore può fruire con incredibile facilità dei contenuti che desidera e questi vengono prodotti nelle forme e nelle durate più adatte per conquistare la sua attenzione.

(© courtesy of Cinecittà)
La fruizione digitale ha, invece, il pieno merito di un cambiamento epocale: oggi ogni contenuto può viaggiare in diversi mercati, a prescindere dal suo passaporto, in nome di una assoluta circolarità del mondo creativo mondiale. In essenza la caduta delle barriere di funzionamento distributive unidirezionali e l’attitudine dei nuovi consumatori di usufruire di prodotti diversi, a prescindere dalla lingua, hanno consentito un maggiore grado di interscambio tra prodotti di diverse nazioni e una possibilità di incontrare pubblici non più mediata da alcun elemento che non sia l’interesse del pubblico. Non che il marketing non sia rilevante, ma oggi si può decidere di promuovere una serie spagnola per un pubblico danese, senza costi aggiuntivi e muovendo solo dal valore del contenuto. Il passaparola spontaneo del mondo social fa il resto. Insomma, in meno di dieci anni siamo passati dal successo planetario di House of Cards a quello di Squid Game e nella differente genesi e modalità distributiva di queste due serie c’è tutta l’evoluzione del mercato audiovisivo mondiale. Mercato che valeva 234 miliardi di dollari nel 2020, già in crescita costante, ed è atteso svilupparsi ulteriormente fino ai 410 miliardi nel 2030. In queste proiezioni e nelle capacità che la tecnologia ha messo a disposizione dell’ecosistema audiovisivo è possibile ritrovare un’irripetibile opportunità per il nostro Paese e per i nostri operatori. Caratteristiche evidenti della nostra industria in tempi recenti sono fenomeni di concentrazioni e acquisizioni delle nostre principali aziende di produzione e continua crescita e riconoscimento internazionale per i nostri artisti e professionisti a tutti i livelli. Proprio quello che serve per competere e crescere nel nuovo mercato circolare della produzione mondiale. Operazioni produttive che potevano sembrare…».
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