Di seguito un estratto dell’articolo di Marco Consoli pubblicato su Box Office del 15 giugno (n. 11). Per leggere il testo integrale clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.
Kevin Smith, autore indipendente di culto fin dagli anni ‘90 grazie a pellicole come Clerks e In cerca di Amy, ha annunciato che la sua prossima fatica Killroy Was Here, un horror in cui una creatura uccide gli adulti che hanno vittimizzato i bambini, sarà reso disponibile interamente come NFT. L’acronimo, che sta per Non-Fungible Token, identifica quella tecnologia basata sulla blockchain, il registro pubblico digitale a prova di manomissione usato anche per le criptovalute come i Bitcoin e gli Ethereum, che permette di vendere e comprare un bene digitale in sicurezza e garantire all’acquirente di riuscire a distinguere l’originale dalle eventuali copie. Un’idea simile era venuta l’anno scorso anche alla startup italiana Cintech, che aveva trasformato in NFT 62 scene selezionate di La leggenda di Kaspar Hauser, film con un certo seguito di appassionati, per venderle su Opensea, ovvero il marketplace del settore più famoso al mondo. Nel caso di Killroy Was Here, però, i 5.555 acquirenti degli NFT, oltre ad essere gli unici ad avere diritto a vedere il film, avranno anche accesso ad altri materiali extra ma soprattutto, come spiega Smith, “in quanto proprietari del film potranno rimontarlo, trasformarlo in un cartoon e creare del merchandising se credono, incamerando i relativi profitti”. Qualcosa di più, insomma, che compra-
re semplicemente un biglietto e godersi lo spettacolo.

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L’industria del cinema, da sempre a caccia di fondi per produrre nuove idee, si era già rivolta all’innovazione tecnologica del crowdfunding, il finanziamento popolare reso possibile dalla piattaforma online Kickstarter, per favorire la realizzazione di pellicole tra cui anche Il sangue di Cristo di Spike Lee (2014) o Anomalisa di Charlie Kaufman (2015). I piccoli finanziatori in molti casi, però, non ottenevano molto più di un poster autografato, l’accesso anticipato al trailer o il proprio nome nei titoli di coda. La tecnologia blockchain, rendendo possibile l’acquisto e la vendita di beni digitali e la conclusione di veri e propri contratti (definiti “smart contract”) al realizzarsi di determinate condizioni, consente un ritorno economico per chi decide di investire su un determinato progetto, rivoluzionando almeno in teoria la produzione di film: è il modello proposto dalla startup Moviecoin, che con i suoi token digitali permette a chiunque di finanziare pellicole e ha già nel listino dei suoi progetti Prizefighter con Russell Crowe e Ray Winstone, e Spin Out di Kevin Reynolds. Il vantaggio per chi scommette su una produzione è quello di poter partecipare ai guadagni del film, come avviene ad esempio per chi acquista gli NFT di Oui, Cannes del filmmaker irlandese Mark O’Connor, in vendita ciascuno a 5.000 dollari, che danno diritto allo 0,14% dei profitti. Questo nuovo modello di business aumenta il bacino di investitori, aprendo potenzialmente i borsellini digitali della fanbase dei franchise più popolari, oltre che degli
amanti del cinema d’essai. Non a caso vari nomi di Hollywood hanno deciso di cavalcarne il successo: Niels Juul, già produttore di The Irishman e Killers of The Flower Moon che Scorsese lancerà presto su Apple Tv+, finanzierà il prossimo A Wing and a Prayer, sulla storia di Brian Milton e il suo giro del mondo in ultraleggero, proprio affidandosi agli NFT. Nel frattempo Reese Witherspoon ha firmato con la sua casa di produzione un accordo con la startup World of Women (WoW), per trasformare la sua collezione di NFT dedicata alle donne in….
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