Mostra del Cinema, il focus Anica sulle coproduzioni tra Italia e Cina

Alla Mostra del Cinema di Venezia, nell’ambito del Venice Production Bridge, si è svolto ieri il seminario “Anica Incontra… Focus on China”, interamente centrato sui rapporti di cooperazione tra Italia e Cina per i settori del cinema e più in generale dell’audiovisivo.

Il ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha raccontato di un importante viaggio in Cina avvenuto recentemente, dove ha incontrato il ministro della cultura, quello del turismo e il viceministro alla comunicazione: “Abbiamo ragionato sulle potenzialità della crescita del cinema cinese in Italia e del cinema italiano in Cina attraverso gli accordi di coproduzione siglati. Il seminario di oggi è uno dei passi del percorso che ci deve fare crescere insieme”. Facendo riferimento a quanto emerso in questo viaggio, Mariella Troccoli, Head of Cinema and Audiovisual Department del Mibact”, ha sottolineato che “coprodurre con la Cina richiede un approccio diverso da quello utilizzato con altre realtà cinematografiche più simili alla nostra: anche se gli italiani sono maestri nelle coproduzioni, è importante che siano pronti a nuove modalità”. Secondo Troccoli c’è un grande interesse da parte dei produttori cinesi “a immaginare insieme incubatori di nuovi progetti. Le tipologie di prodotti che attualmente riscontrano maggiore interesse in Cina sono in primo luogo le grandi coproduzioni, poi i remake di film italiani del passato famosi in Cina, infine i prodotti legati al Web”.

Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, ha riportato l’esempio di Caffè di Cristiano Bortone, coprodotto anche da Rai Cinema: “Questo film è riuscito a mettere insieme le culture di due diversi Paesi con cast e troupe sia italiani che cinesi. Il film dalla doppia nazionalità, che uscirà anche in Cina, mostra come la vera sfida, al di là degli aspetti finanziari e burocratici, riguarda le storie. In Cina, infatti, il contenuto deve passare dall’autorizzazione degli enti preposti, quindi va trovato un intendimento comune, è necessario lavorare con sceneggiatori locali. Quello cinese è un mercato enorme – ogni giorno aprono 22 sale nuove – che ha la capacità di accogliere anche questo tipo di prodotto. Ma bisogna concentrarsi su storie che siano in grado di mettere insieme questi due mondi e di toccare le corde di pubblici così diversi. Faccio questo invito agli autori italiani e cinesi: partiamo dalle storie”.

Anche Francesca Cima, presidente dei produttori Anica, ha parlato dei contenuti come chiave di volta: “Oggi la sfida è allontanarci dal concetto di coproduzione come semplice collaborazione nel finanziare e realizzare un film e passare, invece, a unire le forze creative, progettuali ed economiche per dare vita a un racconto in grado di parlare allo spettatore globale, partendo da storie locali”.

Tra gli intervenuti della delegazione cinese, Ye Ning, Ceo di Huayi Brothers Media, si è focalizzato su un’analisi del mercato cinese “che in cinque anni diventerà il primo produttore di film al mondo e nei prossimi due anni potrebbe superare il Nord America per incassi”. Un dato che dimostra le potenzialità di crescita del mercato del Paese del Dragone è che solo il 30% della popolazione va al cinema, quindi c’è ancora una grossa fetta di pubblico da raggiungere (negli Usa frequenta le sale il 76% della popolazione). Il manager, in linea con alcuni interventi precedenti ha ribadito: “Come sfruttare il potenziale cinese? Attraverso storie universali, che sappiano arrivare a tutti, le storie sono la chiave del successo”.

Miao Xiaotian, President of China Film Coproduction Corporation, ha suggerito di pensare in grande: “Il mercato cinese è eccezionalmente vivace, certi film americani hanno avuto incassi più alti che negli Usa, però questa vivacità riguarda solo il 10-20% dei film. Per questo la sfida è coprodurre film di successo. Questo è il momento migliore per collaborare con la Cina: ai tempi di Marco Polo o di L’ultimo imperatore non riuscivamo a dare un contributo di rilievo, ma oggi la Cina è cambiata: è uno dei principali Paesi produttori. Per collaborare a film di qualità bisogna conoscerci bene vicendevolmente e capire bene cosa vuole il pubblico dell’altro Paese. Tra i vantaggi della Cina nella coproduzione c’è la possibilità di imparare come lavora chi è più avanti nello sviluppo dell’indotto dei prodotti cinematografici”.

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