«Questi primi giorni del 2016 sono tutti a favore del risultato di Checco Zalone, dimostrazione che il pubblico ama il cinema, che Netflix non ha spazzato via tutto e che, probabilmente, non lo farà mai, che le sale sono belle e accoglienti, ma soprattutto, che noi produttori dovremmo fermarci a pensare con molta attenzione prima di produrre». Inizia così la lettera che Martha Capello, presidente Agpci (Associazione giovani produttori cinematografici italiani) ha inviato ai suoi associati e di cui proponiamo uno stralcio. Continua Martha Capello: «Cambiare non è solo una possibilità ma diventa un impegno, un dovere verso il settore e soprattutto verso il nostro pubblico. In quanti diranno di Checco Zalone ce ne è uno solo. Come dargli torto e così deve anche essere. Se davvero la differenza va fatta rispetto al passato infatti bisogna smettere di fare copie dei successi, o si otterrà solo di stancare il pubblico nuovamente, di sfibrare anche quell’unico modello che funziona, con un risultato mediocre per la copia e per l’originale. Allora, come orientarsi in questo difficile 2016? Le Associazioni di categoria, a modo loro, cercano di indicare una strada. Alcuni affermano che i film più costosi hanno un risultato più rilevante al box office e, in effetti, un film con budget alto prevede un impegno distributivo di altrettanta entità per cui ci si aspetta che un segno sul Cinetel venga lasciato, anche se per poche settimane. Senza soffermarci su che tipo di ritorno dell’investimento possa esserci per i film ad alto budget italiani (che spesso purtroppo puntano solo sul mercato locale), siamo davvero sicuri che anche in questo caso, come si dice, i soldi facciano la differenza per la felicità? Probabilmente si, ma anche ‘probabilmente si, se spesi bene’». Il presidente dei produttori, però, si chiede: «Quante aziende di produzione cinematografica hanno un budget annuale allocato per sviluppo e ricerca? Tutte le grandi industrie italiane che producono innovazione hanno un dipartimento che si occupa solo di “pre-vedere” il nuovo trend e di analizzare dove il pubblico si dirigerà nei prossimi tre/cinque anni. Nel nostro settore però questo non accade. Infatti né il Mibact né la Rai offrono risorse per questa particolare attività. Potrebbe essere proprio questo il vero punto debole della produzione italiana? Un settore guidato da produttori che si muovono a tentativi, seguendo un po’ il naso, un po’ gli amici, senza all’apparenza avere un piano strategico reale, semplicemente continuando a fare ciò che finora è andato bene o in altre parole, copiando chi ha avuto successo l’anno prima? La risposta sembra essere sempre quella, “fin quando funziona, perché cambiare…”. Come può invece una piccola impresa fare innovazione?». Conclude Martha Capello: «Sono spesso gli indipendenti che dettano il trend, a proporre vere novità, o per lo meno era così prima che il mercato indicasse la commedia come unico format producibile in Italia. Eppure si riscontrano dei tentativi coraggiosi di fare altro, di offrire un’alternativa al pubblico stanco del genere abusato ed è su questo che bisogna continuare a puntare. L’Associazione di Giovani Produttori e degli Indipendenti ha proposto l’organizzazione di alcuni moduli formativi di approfondimento professionale gratuiti per tutti i soci (Masterclass for Producers 28 – 30 gennaio), con l’intenzione di creare un percorso, una visione collettiva preparata e organizzata in imprese consapevoli del proprio valore e della propria forza».
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