Marchetti: «In emergenza, soluzioni shock. Sì a finestra di 180 giorni»

Il Ceo & Chairman di Notorious Pictures Guglielmo Marchetti condivide la proposta avanzata da Giampaolo Letta e Paolo Del Brocco di una finestra di esclusiva theatrical di sei mesi per i film italiani (ma anche per il prodotto internazionale). E poi ha un altro paio di idee per risollevare il mercato

Anche Guglielmo Marchetti è favorevole a una finestra di 180 giorni, e non solo per i film italiani ma anche per quelli internazionali. Così il Ceo & Chairman di Notorious Pictures ha commentato in esclusiva per e-duesse.it l’appello congiunto di Paolo Del Brocco e Giampaolo Letta, pubblicato su Il Corriere della Sera, sulle “quattro proposte strutturali e rapide, senza costi, per scongiurare una pericolosa deriva del sistema cinematografico”.

PREMESSA: NON SI PUÒ FARE A MENO DELLA SALA
«Condivido al 100% la proposta di una window a 180 giorni, limitata a un periodo di tre anni, per poi tornare ai 105 giorni che sono stati la prassi di mercato per tanti anni», spiega Guglielmo Marchetti. «Questa proposta, che ritengo necessaria sia per film italiani che internazionali, deve però essere inquadrata in un contesto generale e in una analisi più ampia.
In questi ultimi anni il Governo ha dato un supporto fondamentale all’industria audiovisiva. Non solo durante l’emergenza pandemica, ma anche prima con la Legge Franceschini: una vera legge di sistema che, attraverso ingenti risorse e meccanismi efficienti come il tax credit, ha davvero rilanciato il settore. Nulla da rimproverare alle istituzioni, dunque.
Istituzioni che, proprio in questi ultimi giorni, hanno utilizzato la vetrina dei David di Donatello per rimarcare l’importanza delle sale e al contempo la forte crisi che queste stanno attraversando. Lo ha fatto il presidente Mattarella nel suo discorso al Quirinale, e lo ha fatto il Ministro Franceschini ribadendo di essere al lavoro su una regolamentazione delle finestre, anche per i film internazionali, per tutelare proprio la visione su grande schermo.
Allargando lo sguardo a livello internazionale, negli ultimi dieci giorni, poi, un messaggio è arrivato forte e chiaro: non si può fare a meno delle sale. Lo hanno detto a gran voce, dal CinemaCon di Las Vegas, tutte le major, comprese quelle di proprietà dei big delle telecom. Dopo le più disparete forme di distribuzione sperimentate nell’anarchia del momento pandemico, si è capito che questa frenesia non ha fatto bene al mercato. Le sale sono vitali e dunque vanno tutelate anche con un periodo di sfruttamento esclusivo dei film».

È EMERGENZA: SERVONO AZIONI SHOCK
«Se nel mondo la gran parte dei mercati internazionali sta tornando sostanzialmente alla normalità, in Italia non è così. Nel 2021 siamo stati tra i pochissimi Paesi a registrare un box office a segno negativo (-7%) sul 2020, e anche i primi mesi del 2022 gli incassi viaggiano su un drammatico -60% rispetto al 2019. I nostri cinema sono in crisi e i film italiani fanno particolarmente fatica. Siamo in uno stato d’emergenza della nostra industria. E in emergenza è spesso necessario attuare azioni shock. Ecco perché se una window di 180 giorni può sembrare un eccesso, in realtà non lo è. Non lo è perché è motivata dall’enorme crisi che le sale stanno sperimentando. È poi utile ricordare che la finestra di 105 giorni pre-pandemia, in realtà, portava un primo sfruttamento post theatrical solo per l’home video (DVD-BD-EST-ER), mentre i primi sfruttamenti in area broadcast avvenivano dopo 180 giorni per la PPV, dopo 12 mesi per la Pay TV e a 24 mesi dalla release date cinema per la free TV. Negli ultimi due anni lo spettatore si è trovato disorientato dalla confusione della cronologia di sfruttamento dei film, non riuscendo più a capire dove e quando vedere un determinato titolo. Questa confusione, unita alle altre criticità, ha chiaramente disincentivato la scelta di andare al cinema. Una confusione che, dunque, va risolta quanto prima in maniera chiara ed efficace. Le finestre devono essere chiare e devono essere uguali per tutti i film, sia per il prodotto italiano sia per il prodotto internazionale».

OLTRE A NUOVE FINESTRE, SERVE UNA NUOVA SALA
«Ai quattro punti evidenziati con estrema concretezza e ottima sintesi dagli amministratori delegati di Medusa e Rai Cinema – due società che, non dimentichiamolo, sono il motore della produzione e distribuzione del nostro Paese da oltre 20 anni – aggiungerei un altro paio di temi. Il primo è che la sala si può salvare solo passando da una sua rivisitazione. I cinema devono essere sempre più luoghi accoglienti, dove vivere un’esperienza unica grazie a elevati standard di confort, tecnologie d’avanguardia e ricercatezza dell’offerta food&beverage. La mia ulteriore proposta è allora che anche il tax credit per la ristrutturazione delle sale venga potenziato e portato al 60%».

ANCHE LA DISTRIBUZIONE DEVE INVESTIRE NELLE SALE
«In questo processo di rilancio delle sale cinematografiche, anche la distribuzione dovrebbe poi fare concretamente la propria parte. Un po’ come era stato fatto con la Virtual Print Fee, attraverso la quale i distributori erano stati obbligati per legge a dare un loro contributo a favore degli esercenti per finanziare il passaggio alle proiezioni digitali, ora si impone la necessità di un investimento da parte delle distribuzioni nel riammodernamento dei cinema».

ULTIMO PUNTO: L’URGENZA
«Come Gruppo, Notorious Pictures, ricopre l’intera filiera cinematografica (produzione, distribuzione, esercizio), e dal mio punto di vista privilegiato ci tengo a sottolineare quanto queste proposte vadano sostenute e fatte circolare. Ma soprattutto attuate con urgenza. Queste proposte sono efficaci solo nella misura in cui si è reattivi nel metterle in pratica. Bisogna agire subito, non è più possibile aspettare, l’esercizio deve poter contare su azioni rapide. Ne va della sua salvezza».

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