Maccanico: «Sciopero attori un problema anche per Cinecittà»

Lo ha dichiarato l'AD degli studios Nicola Maccanico a Variety, sottolineando che Cinecittà ha comunque un'ampia gamma di clienti oltre le grandi produzioni hollywoodiane

Pochi giorni fa, nella cornice del Festival di Venezia, l’AD Nicola Maccanico aveva presentato gli ottimi numeri di Cinecittà (ovvero un un utile netto di oltre 1,8 milioni, e un fatturato di 39 milioni, più che raddoppiato rispetto al 2021). Numeri che testimoniavano il pieno rilancio degli storici studios romani come rinnovato protagonista dell’industria audiovisiva globale. Ora però che questa industria sta subendo gli effetti negativi dello sciopero degli attori cha sta ormai entrando nella 20ª settimana di protesta, anche per Cinecittà lo scenario diventa più critico. Lo sottolinea lo stesso Maccanico in un’intervista a Variety dove l’amministratore delagato ha dichiarato: «Abbiamo avuto un ottimo primo semestre, grazie a produzioni come Queer di Luca Guadagnino con Daniel Craig, Those About to Die di Roland Emmerich e M di Joe Right, solo per citarne alcune. Tra l’altro, Emmerich sta ancora girando. Ma, naturalmente, stiamo iniziando a subire l’impatto dello sciopero della SAG-AFTRA. Il trend è dunque di crescita. Ma va detto: lo sciopero è un problema e tutti speriamo che si possa trovare una soluzione nelle prossime settimane. Se così non fosse, diventerebbe un problema per noi».

Ovviamente, Cinecittà è pronta a riaccogliere le produzioni hollywoodiani non appena lo sciopero sarà concluso: «stiamo interagendo con diverse produzioni pronte a partire. Non appena – come spero – la situazione si sbloccherà, mi aspetto di vedere molte produzioni [statunitensi] a Cinecittà, oltre a quelle che stanno girando attualmente. Naturalmente, più lo sciopero si trascina, più questo peserà sui budget di queste produzioni».

Ma fortunatamente le grandi produzioni hollywoodiane non sono gli unici clienti di Cinecittà: «un altro aspetto che mi fa piacere sottolineare è che, nel corso degli ultimi due anni, abbiamo lavorato con una vasta gamma di produzioni. Abbiamo quindi il vantaggio di avere un ampio spettro di clienti. Si è parlato molto – e a ragione – del nostro rapporto con Fremantle, che è il nostro cliente principale. Ma negli ultimi due anni, Fremantle ha occupato circa il 37% del nostro spazio. Lavoriamo quindi con molte altre società,  line producers e produzioni internazionali, oltre che con emittenti locali e internazionali. Questo ci dà anche una maggiore possibilità di reagire all’impatto dello sciopero statunitense».

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