Di seguito l’intervista a Luigi Lonigro, direttore di 01 Distribution, pubblicata sullo Speciale Distribuzione in allegato a Box Office del 30 giugno-15 luglio (n. 12-13). Per leggere tutto lo Speciale Distribuzione, puoi scaricare i pdf o la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o ancora abbonarti direttamente alla versione cartacea della rivista.
Quali sono i vostri titoli più forti in uscita al cinema nel prossimo semestre?
«Come sempre è complicato indicarne solo alcuni, ma ci proviamo. L’8 settembre arriverà nelle sale il nuovo film di Gianni Amelio Il signore delle formiche con Luigi Lo Cascio ed Elio Germano. Torniamo così a presidiare la ripartenza del segmento di qualità/cittadino con un titolo dalle forti potenzialità commerciali. A settembre sarà la volta di Dante di Pupi Avati, il coronamento di un sogno per il regista con un film che sorprenderà per intensità ed emozione.A metà ottobre sarà il turno dell’atteso Il colibrì, la trasposizione cinematografica del best seller letterario Premio Strega di Sandro Veronesi ad opera di Francesca Archibugi con Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak e Nanni Moretti.
Dopo lo strepitoso successo francese, a dicembre arriverà nei cinema italiani il terzo capitolo della saga campione d’incassi Non sposate le mie figlie 3 – Riunione di famiglia. Questa volta a casa Verneuil, per il quarantesimo anniversario di nozze dei genitori, le quattro figlie inviteranno i parenti dei quattro mariti e ne vedremo davvero delle belle. A novembre uscirà L’ombra di Caravaggio di Michele Placido, con uno strepitoso Riccardo Scamarcio nei panni dell’irrequieto e torbido pittore rinascimentale, mentre nello stesso mese distribuiremo Diabolik 2 dei Manetti Bros. Infine, chiuderemo l’anno con due grandi film internazionali: The Fabelmans di Steven Spielberg e The son di Florian Zeller (The Father) con Hugh Jackman e Anthony Hopkins. Ancora da definire le date di altri due titoli molto attesi come Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio e Robert De Niro e The Palace del maestro Roman Polanski».
Quali sono le urgenze che il mercato è chiamato ad affrontare il prima possibile?
«Il mercato theatrical deve tornare ad essere vivo ed autosufficiente; pertanto deve recuperare gli spettatori perduti in questi anni di pandemia attraverso prodotti di alto livello sia qualitativo che commerciale e deve essere supportato da una cronologia degli sfruttamenti chiara e definita, che protegga le sale cinematografiche. Per rispondere a questa domanda bisognerebbe avere certezze sui motivi che hanno, per il momento, allontanato il grande pubblico dalle sale cinematografiche. Alcuni di questi sono facilmente individuabili nella paura a frequentare luoghi chiusi, nella disabitudine ad abbandonare i divani domestici, nell’offerta di prodotto altalenante con grandi picchi ma anche con tante cadute, nella crisi economica che attanaglia le famiglie italiane e che obbliga a tagliare le spese non ritenute di primaria importanza (ed il cinema purtroppo lo è diventata), nella presenza di tanti competitor molto agguerriti (sport, piattaforme, fiction). Alcune di queste criticità le può risolvere l’industria al suo interno con un po’ di buona volontà, altre possono essere risolte solo a livello politico. Su quanto di competenza dell’industria si sta già lavorando alacremente e prestissimo verrà presentato un progetto di comunicazione di grandissima importanza».
Come riconquistare il rapporto con il pubblico cinematografico?
«Per riconquistare il pubblico penso che la qualità del prodotto debba rivestire il ruolo dell’attore protagonista. Sicuramente bisognerà selezionare sempre con maggior attenzione il prodotto internazionale da mandare nelle sale cinematografiche e i produttori italiani dovranno con decisione alzare l’asticella della qualità dei titoli nazionali con prioritario sfruttamento cinematografico. Poi, come già detto, servirà un ef cace progetto di comunicazione con una grande festa del cinema organizzata in grande stile. Non sono fra quelli che credono che in questi due anni tutto sia cambiato, credo che invece dobbiamo intervenire su quegli elementi che, in questo periodo di assenza o debolezza del sistema sala, hanno creato confusione nello spettatore facendo perdere appeal e credibilità alla fruizione di un film pagando un biglietto di ingresso».
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