Il mondo del cinema torna a interrogarsi sulle finestre di sfruttamento. L’occasione è il convegno “Cinema Windows Across Europe”, organizzato a Roma dall’European Audiovisual Observatory, che si è svolto ieri alla presenza di Mario Turetta, direttore generale cinema del Mibact e presidente dell’Executive Council dell’EAO. Dal convegno è emerso un variegato scenario di window europee, differente (se non a volte opposto) da Paese a Paese. Si va, infatti, da Paesi come il Belgio, dove i film escono dopo 8 mesi su tvod e in home video, dopo un anno sulla pay Tv, dopo 24 mesi sui servizi lineari di base e solo dopo 36 mesi sulle piattaforme svod e sui free vod, alla Germania, dove le finestre sono di 6 mesi per l’home video e vod, 12 mesi per le piattaforme svod e 18 mesi per i canali free televisivi. «Il tema è la tempistica che intercorre tra uno sfruttamento e l’altro», spiega Maja Cappello, capo del Dipartimento per l’informazione legale del European Audiovisual Observatory. «Per questo preferisco utilizzare l’espressione cronologia dei media, usata in Francia, anziché parlare di finestre di sfruttamento cinematografico». Dal convegno è emersa la necessità di un’armonizzazione delle finestre a livello europeo. Tuttavia non sembra essere questo il principale ostacolo al funzionamento del sistema: «Ci sono almeno tre fattori che rappresentano un’obiezione alle windows», spiega Gilles Fointaine, a capo del dipartimento dell’informazione del mercato del European Audiovisual Observatory. «Il primo è la pirateria: se è vero che conviene accorciare le tempistiche per disincentivare la visione illegale dei film, resta la difficoltà di individuare la giusta finestra da restringere prima che scatti la pirateria su larga scala. Le altre due obiezioni sono la portabilità del cinema (pochi film beneficiano dell’essere passati nelle sale) e la stessa molteplicità di finestre: sebbene una window giovi alla successiva, è innegabile che il valore delle finestre scenda via via che ci si allontana dal primo livello». Quanto all’Italia, il sistema adottato si basa sulla volontà di perimetrare il campo di intervento sulle windows: «abbiamo lavorato per definire cos’è un film e distinguerlo dai prodotti non cinematografici, dopodiché abbiamo lavorato solo quelle finestre legate all’uscita nelle sale di quei titoli che richiedono un sostegno», ha spiegato Iole Maria Giannattasio, coordinatore del centro studi della Direzione Generale Cinema. «Il mercato è in continuo cambiamento e non vogliamo sovra-regolamentare il sistema delle finestre».
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