Negli incontri e convegni tra addetti ai lavori, discutendo sul tema di come rendere economicamente sostenibili e redditizie le produzioni italiane, e dunque su come incrementare le risorse di budget, uno strumento che di tanto in tanto viene riesumato è quello dal cosiddetto Tax Credit Esterno. Assolutamente da non confondere con il tanto chiacchierato Tax Credit alla Produzione (recentemente revisionato e pronto a mettersi in moto coi nuovi decreti attuativi), il credito di imposta per investitori esterni è un contributo automatico, sotto forma di compensazione fiscale, erogato dal MiC a società esterne al settore cinematografico che decidono di partecipare economicamente alla realizzazione di un film italiano. Questo significa – per dirla semplicemente – che aziende commerciarli operanti in altri mercati rispetto all’audiovisivo, in primis banche o società assicurative, sono spinte a contribuire al budget di un film sapendo di poter contare sull’incentivo del credito di imposta. Il Tax Credit Esterno è, insomma, un modo per attrarre investitori privati nel settore cinematografico (che utilizzano il film come mezzo di autopromozione o come strategia di posizionamento, per esempio) e puntare a rendere il mercato cinematografico meno dipendente dai soliti aiuti statali.
In passato, il Tax Credit Esterno è stato usato con una certa regolarità, salvo poi scemare drasticamente. Lo si vede chiaramente nella tabella sotto, con il segmento giallo che praticamente è andato a scomparire dal 2020 in poi.
Se nel triennio 2011-12-13 le risorse del MiC per il Tax Credit Esterno erano mediamente di 15,4 milioni di euro all’anno, si è poi saliti a una media annua di 31,7 milioni nel triennio 2014- 15-16 per calare nettamente dal 2017 in poi (11,6 milioni nel periodo 2017-18-19), fino alle cifre irrisorie delle ultime annate (solo 3,8 milioni nel triennio 2021-22- 23). Quello che colpisce è che, se nel 2014 le cifre del Tax Credit Esterno non erano poi troppo distanti da quelle del Tax Credit alla Produzione (27 milioni contro 33 milioni), quasi 10 anni dopo quest’ultimo è esploso arrivando a 206,13 milioni (con un pazzesco +523%), mentre il credito di imposta per investitori esterni si è abissato a 0,12 milioni di euro (-100%): se il tax credit esterno è stato dimenticato, quello alla produzione – come noto – è stato invece abusato.
Ad oggi, il Tax Credit Esterno è oramai “la Cenerentola dei crediti di imposta per il cinema” con una percentuale di richieste sul totale delle richieste di credito di imposta (che include il tax credit alla produzione e quello alla distribuzione) che non raggiunge neanche l’1%. Percentuali talmente basse che il MiC stesso decise, nell’ottobre 2021, di chiudere la sessione relativa al 2020 e arrivò perfino a non assegnargli nessuna risorsa del Fondo Cinema per il 2022: una decisione che portò la società di produzione di Leonardo Pieraccioni, la Levante Film, a far causa (e vincere), tramite gli avvocati Bruno della Ragione e Gaetano Armao, alla DG Cinema e Audiovisivo in quanto il contributo di tax credit sull’investimento de il Monte dei Paschi di Siena per il film Il sesso degli angeli non era stato mai allocato.
COME FUNZIONA?
Come si legge sul sito del MiC, il credito di imposta per investitori esterni è applicabile a film italiani o in coproduzione ed è indirizzato a imprese esterne al settore cinematografico e audiovisivo, dunque con un codice ATECO diverso da J 59.1. Sono poi escluse dal Tax Credi Esterno: imprese con accordi di fornitura beni e servizi relativi all’opera; imprese appartenenti al medesimo gruppo dell’impresa di produzione; associazioni culturali e fondazioni senza scopo di lucro; emittenti Tv e piattaforme di streaming; imprese facenti parte di gruppo di imprese che includa una o più imprese cinematografiche o audiovisive.
L’aliquota standard è del 20% degli apporti in denaro versati a titolo di investimento di rischio. Questa aliquota può, però, essere elevata al: 30% per i contratti di associazione in partecipazione stipulati e registrati entro il 31 dicembre 2019; al 40% nel caso di apporti in denaro effettuati per la produzione di opere che abbiano ricevuto i contributi selettivi.
I requisiti per ottenere il contributo sono: fornire alla produzione importi a copertura del fabbisogno finanziario relativo al costo di produzione del film; che questi apporti debbano corrispondere ad almeno il 5% del costo eleggibile di produzione; che gli importi riconosciuti non superino il 70% dell’apporto stesso (nel caso di aliquota al 20%) o il 60% (nel caso di aliquote al 30% o 40%). In un’annata, le imprese possono usufruire del tax credit esterno con un limite di credito di 1 milione di euro a impresa, e di 2 milioni a gruppi di imprese.
I FILM CHE LO HANNO SFRUTTATO
Considerando gli anni più recenti, dal 2021 al 2024, i film che hanno ottenuto i maggiori contributi di Tax Credit Esterno sono stati: Sono solo fantasmi di Christian e Brando De Sica (900mila euro), Il primo Natale di e con Ficarra e Picone (690mila euro), L’immortale di e con Marco D’Amore (668.897 euro), L’uomo del labirinto di Donato Carrisi (660mila euro), Diabolik dei Manetti bros. (600mila euro), Benedetta Follia di Carlo Verdone (555mila euro), Ma cosa ci dice il cervello? di Donato Carrisi (510mila euro), Odio l’estate con Aldo, Giovanni e Giacomo (450mila euro), Si vive una volta sola di Carlo Verdone (400mila euro).
LE SOCIETÀ CHE NE HANNO USUFRUITO DI PIÙ: BANCHE MA NON SOLO
Dando uno sguardo alla tabella sotto, è chiaro che sono gli Istituti bancari e assicurativi ad aver maggiormente sfruttato lo strumento del Tax Credit Esterno. I primi investitori esterni per importi di credito d’imposta ricevuto nel periodo di riferimento sono stati: Unicredit (quasi 1,3 milioni di euro per i film Benedetta follia, Domani è un altro giorno, Si vive una volta sola), Crédit Agricole Vita s.p.a. (1,2 milioni per Diabolik, La mia banda suona il pop, Ma cosa ci dice il cervello?), BPER Banca s.p.a. (1,1 milioni di euro per La befana vien di notte, Il caso Pantani, Pinocchio, Tutto il mio folle amore, Tutti per 1 per tutti), Imprebanca s.p.a. (996mila euro per L’immortale, Ma cosa ci dice il cervello, Benvenuti in casa Esposito, Chi ha incastrato Babbo Natale?, Il talento del calabrone), Mach1 s.r.l. (990mila euro per Il campione, L’agenzia dei bugiardi, L’uomo del labirinto, Sono solo fantasmi).
Detto questo, troviamo anche società di consulenza nel settore delle tecnologie informatiche (come Essequamvideri per Il talento del calabrone e I cassamortari),
aziende edili (come EdiliziAcrobatica, azienda ligure leader in Italia e in Europa nel settore dell’edilizia operativa in doppia fune di sicurezza per Il segreto di Mattarella)
o alimentari (come Morato Pane s.p.a., che offre prodotti di panetteria freschi, per Un’avventura).
POTENZIALITÀ (E QUALCHE DUBBIO)
Ma quali sono, ad oggi, le potenzialità del Tax Credit esterno? E in che modo può essere uno strumento strategico per le produzioni italiane? Ci ha risposto Giampaolo
Letta (Medusa Film): «È uno strumento importantissimo per incentivare gli investimenti privati su progetti audiovisivi: negli anni in cui è stato utilizzato ha portato evidenti benefici al settore. Nei primi anni in cui è entrato in vigore è stato impiegato moltissimo, consentendo di avvicinare al settore importanti investitori che, in assenza dell’incentivo fiscale, avrebbero prediletto altre forme di investimento. Solo negli ultimi anni, purtroppo, è stato sfruttato marginalmente».
Più scettica è invece Federica Lucisano (IIF e Lucisano Media Group): «Il tema del Tax Credit Esterno è da sempre molto “scivoloso”. Nasceva con l’idea (per me giustissima) di “avvicinare” investitori esterni al settore cinematografico creando per loro una sorta di “cuscinetto” che li proteggesse (almeno in parte) dal rischio di perdere soldi supportando le produzioni. Purtroppo, tranne pochi casi virtuosi, ne è stato fatto un utilizzo sbagliato, sostanzialmente facendo accordi che escludevano pressoché interamente il rischio dell’investitore ottenendo una sorta di “ripartizione” del beneficio fiscale tra produttore e investitore. Per questo è stato accantonato nel tempo dalla DG Cinema e Audiovisivo. Io sarei per non appoggiarlo anche perché assorbirebbe risorse che, invece, è meglio destinare alla produzione e distribuzione cinematografica nazionale».
COME RILANCIARE IL TAX CREDIT ESTERNO?
Al di là delle criticità evidenziate sopra, il Tax Credit Esterno può essere uno strumento utile per aiutare le produzioni a raggiungere una maggiore redditività soprattutto nello scenario attuale del settore audiovisivo, dove gli investimenti pay Tv/streaming non sono più garantiti, i budget dei film restano alti e la riforma tax credit ridefinisce diversi parametri. Ma come rilanciare il tax credit esterno? Letta suggerisce: «Bisogna riattivare lo strumento (formalmente ancora in vigore) prevedendo uno specifico stanziamento di risorse nel decreto di riparto annuale; innalzando le aliquote (30 % / 40% per renderlo economicamente interessante) e stabilendo rigidi controlli».
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