Le opere prime e seconde in Schermi di qualità

Un impatto in genere positivo sulle opere prime e seconde, film che spesso faticano a essere distribuite: era questo il focus della ricerca di Schermi di qualità, presentata stamattina a Venezia alla Casa dello Spettacolo. La ricerca del professor Bruno Zambardino (Università La Sapienza, Rma), è stata introdotta dalla responsabile del progetto Cristina Loglio – che ha sottolineato come lo strumento «sia fortemente voluto dal Ministero, che Anec realizza su suo mandato, per sostenere i film di qualità italiani ed europei» e la sua versatilità in quanto oggetto di continui aggiornamenti e modifiche – e dal presidente del comitato di gestione Paolo Protti che ha annunciato: «Schermi di qualità è riconfermato anche per il 2014 e con un leggero incremento del fondo, di questi tempi non scontato. La richiesta, fatta al direttore generale Nicola Borrelli di ritornare a tre milioni complessivi, è stata accettata: un segnale che il progetto raccoglie la soddisfazione del Ministero dei Beni Culturali. Si conferma che il sostegno del cinema italiano deve passare dalle sale: anzi, ci vorrebbe maggior sostegno alle sale per difendere meglio il cinema italiano».

Bruno Zambardino ha sottolineato che alla nuova edizione del 2014 si sono iscritti 846 schermi (di cui 741 presenti in Cinetel), ovvero oltre il 26% del parco sale e una buona capillarità sul territorio (solo il Molise è assente) ed equilibrio tra piccoli comuni, città di medie dimensioni e metropoli; tra gli schermi, 267 sono monosale mentre oltre 300 sono in cinema da 2 a 4 sale. Nel 2013, su 804 schermi iscritti, solo 505 sono poi riusciti a centrare gli obiettivi richiesti per il premio.

Tra i film con maggior numero di spettatori nelle sale Schermi di qualità, spicca nel 2014 Il capitale umano con 442mila spettatori, seguito da Allacciate le cinture e Sotto una buona stella; 4 sono opere prime e seconde, a favore delle quali è stato inserito un nuovo meccanismo che fa guadagnare punti a chi le programma; un’altra modifica è per i film che escono nei mesi di “bassa stagione”.

La ricerca sulle opere prime e seconde, effettuata da giugno 2013 a luglio 2014, ha rilevato che su 28 film due titoli (La mafia uccide solo d’estate e Smetto quando voglio, diffusi in quasi 300 sale) hanno raccolto il 58% del totale degli incassi. Maggio e giugno sono i mesi con le uscite più frequenti (1/3 dei titoli). Il costo industriale complessivo di questi film sfiora i 60 milioni di euro, in cui lo Stato incide al 21% tra intervento diretto (fondi per opere prime e seconde) e indiretto (tax credit). Questi 28 film hanno incassato 6,8 milioni di euro, il 48% del box office complessivo negli schermi di qualità, che garantiscono oltre la metà degli incassi per la maggior parte dei titoli che vi transitano: il titolo con la peggior performance è La mossa del pinguino (16% nel campione delle sale), seguito da Niente può fermarci (25%); La mafia uccide solo d’estate, titolo crossover e con una lunga tenitura, arriva al 47%, pur avendo avuto solo il 40% delle copie negli Schermi di qualità. Ottime performance da Zoran, il mio nipote scemo (60%), Quando c’era Berlinguer (70%), Via Castellana Bandiera (74%) e Le meraviglie (77%).

Per Zambardino, dalla ricerca si evince che «il finanziamento pubblico alle produzioni difficili è imprescindibile per l’equilibrio del mercato, in termini di sperimentazione, ricerca di nuovi talenti e diffusione delle opere stesse); e le modifiche del regolamento di Schermi di qualità a favore di opere prime e seconde e stagionalità di uscite ha permesso a un certo numero di piccoli film di ritagliarsi uno spazio a livello di incassi e presenze, con discrete teniture». Per il futuro, ha concluso il ricercatore, sono auspicabili ulteriori correttivi come premi di profondità per i piccoli centri e premi di tenitura per le grandi città.

A commento della ricerca Maria Giuseppina Troccoli, dirigente della Direzione generale cinema, ha rimarcato che il progetto sta funzionando nel sostenere opere difficili e opere prime e seconde: «Ora stiamo cercando di aiutare direttamente le sale storiche e di convincere la Commissione Europea per il superamento del de minimis (200mila euro in tre anni, ndr), che permetterà a piccole medie e aziende di digitalizzare nuove sale: il limite attuale è troppo basso».

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